Strage di cani in Ucraina: cosa c’è di vero e cosa è senza riscontro. I ”forni crematori mobili” esistono davvero

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Dopo aver segnalato un articolo sulla mattanza di cani in Ucraina in cui si mettevano in luce alcune incongruenze e si affermava che si trattasse di una bufala (www.ternioggi.itstrage-di-cani-in-ucraina-una-bufala), Terni Oggi ha deciso di verificare, per quanto possibile, quali elementi fossero, almeno in parte, verificabili.

Per quanto in alcune parti sia profondamente confusionario e nebuloso, l’articolo della blogger Wilma Maria Criscuoli ha il pregio di ragionare in modo anticonformista su questa triste notizia e analizzare alcuni elementi diffusi dai media che a prima vista possono sembrare davvero stravaganti e inventati per suscitare ancora più indignazione. Ad un’analisi un po’ più approfondita abbiamo però trovato dei riscontri sulla maggior parte dei macabri dettagli.

Tanto per cominciare ci sono ben pochi dubbi sul fatto che in Ucraina sia avvenuta (e probabilmente sia ancora in atto, forse con minore intensità) una strage di cani. In rete si trovano immagini e video eloquenti che mostrano i poveri animali morti per avvelenamento. In alcuni casi ci sono video di cani agonizzanti, in preda a convulsioni e con schiuma alla bocca. Non serve un veterinario esperto per intuire che tali manifestazioni possano essere gli effetti del veleno. In tali video sono inquadrati edifici e persone: si tratta quindi di immagini contestualizzate da cui si può capire il luogo dell’avvenimento. Ci sono poi tante testimonianze e denunce.

Qualche dubbio sorge invece su video che mostrerebbero fosse comuni in Ucraina: quasi tutti sono composti da immagini di pessima qualità che lasciano pensare possa trattarsi di documenti vecchi, ripresi con telecamere di diversi anni fa. L’assenza di audio e la mancanza di punti di riferimento (ma in questo caso sarebbe normale visto che tali fosse devono per forza essere realizzate in campagna e in luoghi isolati) non permette di farsi un’idea sul luogo e sul periodo dei fatti. Basta ricordare la bufala delle fosse comuni in Libia, il cui video ingannò i media di tutto il mondo, per capire quanto sia difficile distinguere da questo tipo di immagini il vero dal falso.

Anche nel documentario di Andrea Cisternino, un foto-video-reporter che vive in Ucraina, si fa qualche sporadico uso di tali generiche immagini. Il suo reportage mostra però con chiarezza molti animali morti, perlopiù per avvelenamento. Cadaveri in zone periferiche ma anche in prossimità di un mercato cittadino. Quello che non convince pienamente del suo bel reportage è però la parte relativa ai cosidetti “dog hunter”, cioè cacciatori di cani reclutati da Stato ed enti locali che se ne andrebbero in giro armati di fucile a sparare ai randagi. L’intervista ad uno di questi presunti “cacciatori” mostra un uomo che, dal balcone della sua abitazione, tenta senza successo di uccidere un uccello. Il doppiaggio sembra fuori sincrono rispetto alle parole dell’uomo. Non conoscendo la lingua ucraina è difficile affermare se la traduzione sia fedele ma un dubbio rimane: chi mostrerebbe la propria faccia mentre confessa atrocità? Perché non ci sono video ne altre prove sull’attività di tali “cacciatori”? Tra i tanti poveri amici a quattro zampe uccisi mostrati nel documentario, solo ad uno sarebbe stato sparato (ma dalle immagini è difficile dire se si tratta di un foro da arma da fuoco o da oggetto contundente; se fosse stato un fucile gli effetti sulla povera bestiola probabilmente sarebbero però stati più eclatanti).

Il video di Cisternino:

EURO 2012 – ‘LA VERGOGNA’ di Andrea Cisternino from Andrea Cisternino on Vimeo.

Insomma la questione dei “dog hunter” rimane forse la più controversa. Esistono davvero? O si tratta di un elemento di pura fantasia, inventato (non da Cisternino ovviamente) solo per introdurre il cattivo della situazione e rendere ancora più sensazionale una storia di per se già orribile? In rete si parla anche di un “dog hunter” condannato: ad un 19enne di Kiev, Alexey Vedula, sarebbe stati inflitti 4 anni di reclusione per aver torturato ed ucciso circa 100 cani. Si tratta però di un sadico squilibrato mentale che nulla ha a che fare con la vergognosa operazione di pulizia di randagi operata dal Governo. (qui un articolo su Vedula: http://socialfootballtv.wordpress.com/2012/06/12/condannato-il-dog-hunter-alexey-vedula/)

Mentre per questi “cacciatori” non è stato possibile trovare prove concrete della loro esistenza, ci sono però riscontri su un altro dettaglio che, a prima vista, poteva sembrare una bufala: i “forni crematori mobili” invece esistono davvero. Si fa fatica a credere che qualcuno si sia messo a produrre un simile strumento fin quando non si apre il sito internet del produttore: http://www.flashr.com.ua/ru/main.html Traducendo i testi è chiaro che tale forno crematorio mobile è stato concepito per bruciare i cadaveri animali per “combattere l’influenza aviaria, l’antrace, la rabbia e altre malattie che dall’animale possono essere trasmesse all’uomo”. Questo è un video di presentazione di tale forno:

Non ci sono prove sull’utilizzazione di tali forni, ma a questo punto è lecito ritenere veritiera la denuncia delle associazioni animaliste secondo le quali il fenomeno della strage dei randagi è sottostimato poiché i cadaveri vengono fatti sparire attraverso l’incenerimento. Impossibile invece dimostrare che i cani siano stati bruciati vivi, come si legge da alcune parti. Quest’ulteriore atrocità sembra anche poco applicabile: guardando le immagini di questi forni crematori mobili si capisce che l’apertura non è di grandi dimensioni e che un animale vivo, che opponesse anche un minimo di resistenza, risulterebbe difficile da gettare all’interno.

In conclusione si può affermare che purtroppo non si tratta di una bufala: in Ucraina è stata sterminata una grande quantità di cani randagi e la vergogna dovrebbe essere ancora in atto stando alle ultime testimonianze reperibili in rete. Sembra che il Governo e gli enti locali abbiano fatto largo uso di veleno ed abbiano bruciato parte dei cadaveri. Torture, sevizie, “dog hunter” ed altri elementi trovano invece pochi riscontri (le notizie concrete si fermano a squallidi e isolati personaggi locali che agiscono per perverso piacere personale ma che non sono organizzati o reclutati) e non sembrano nemmeno utili alla causa dell’Ucraina che è quella di eliminare il più ampio numero di randagi nel più breve tempo possibile e con il minor impiego di risorse economiche. Il metodo più efficace per compiere questo scempio è certamente il veleno.

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