La strada del riordino delle province per salvare l’ente di Terni è sempre più in salita. Le difficoltà si erano palesate fin dall’inizio tra contrastanti interpretazioni del decreto del Governo Monti e numerosi sindaci che avevano espresso il proprio parere negativo per un passaggio dalla provincia di Perugia a quella di Terni. Ora che i tempi stringono, le istituzioni locali e i rappresentanti politici si trovano di fronte ad una montagna da scalare.
Ieri il Cal (Consiglio Autonomie Locali) ha comunicato le tappe del percorso: il 3 ottobre lo stesso Cal sarà chiamato a presentare ufficialmente la propria proposta di riordino. La parola passerà poi ai Comuni interessati dal cambio di provincia (sono 22: Bevagna, Campello sul Clitunno, Cascia, Castel Ritaldi, Cerreto di Spoleto, Foligno, Giano dell’Umbria, Gualdo Cattaneo, Montefalco, Monteleone di Spoleto, Nocera Umbra, Norcia, Poggiodomo, Preci, Sant’Anatolia di Narco, Scheggino, Sellano, Spello, Spoleto, Trevi, Vallo di Nera, e Valtopina). I consigli comunali interessati avranno quindi 19 giorni per pronunciare il proprio “sì” al passaggio dalla provincia di Perugia a quella di Terni. Il 24 ottobre la regione dell’Umbria dovrà infine comunicare al Governo la proposta di riassetto istituzionale.
Se le date delle tappe sono state fissate, il percorso risulta pieno di incertezze: nonostante nel corso dei lavori di ieri siano state registrate tiepide aperture da parte dei rappresentanti di Foligno e Spoleto, l’intoppo è sempre dietro l’angolo. Cosa accadrà se parte dei consigli comunali (o anche uno solo di essi) bocceranno il passaggio? Si andrà avanti ignorando i pareri contrari e aprendo delle faide istituzionali? Di certo sarebbe impensabile procedere ad un riordino senza il benestare di realtà come Foligno e Spoleto.