Il futuro del polo universitario ternano, il ruolo dell’Ast e lo sviluppo economico della città, l’ambiente e l’inquinamento dell’aria nella Conca, il conflitto di interessi e la legalità. Su questi temi gli studenti di Scienze politiche di Terni hanno posto domande ai candidati ternani al Parlamento: Giuseppe Mascio (Rivoluzione civile), Enrico Melasecche (Udc), Gianluca Rossi (Pd), Raffaele Nevi (Pdl), Stefano Lucidi e Federico Pasculli (Movimento 5 Stelle). Ne è uscito un lungo e interessante dibattito, pacato e tranquillo per oltre due ore e che si è acceso nel finale. Negli ultimissimi interventi è infatti scoccata qualche scintilla tra uno studente (e militante del M5S), che ha posto una domanda sul voto di scambio, e Rossi candidato del Pd.
A moderare il dibattito la professoressa Cecilia Cristofori che in apertura ha ricordato l’impegno profuso dagli studenti di Scienze politiche per scongiurare la chiusura della sede ternana. Ogni candidato ha poi avuto 5 minuti per presentare la propria offerta elettorale. C’è quindi stato spazio alle domande degli studenti e a 3 minuti per ciascun esponente politico per la risposta.
Domanda: considerato che l’Ast è da anni in crisi, con gravi ripercussioni sulla città, non sarebbe arrivato il momento di diversificare l’economia ternana? Magari affiancando all’Ast e al settore siderurgico altre attività in grado di valorizzare le risorse e le potenzialità del nostro territorio?
Mascio: Sì, sarebbe opportuno ma non si può prescindere da ciò che c’è oggi. Sostituire l’Ast, che fattura 2,5 miliardi di euro, è impensabile. Si dovrebbe puntare anche su altro come il Museo delle armi, la Cascata ed altro ancora ma dobbiamo anche fare in modo che quello che è successo con il polo chimico, che è morto, non si ripeta con il polo siderurgico.
Melasecche: La fortuna della città è stata l’acciaieria. Il limite della città è stata l’acciaieria. Limite culturale, come capacità di guardare oltre. In alcuni momenti storici la città ha puntato anche su altro, come gli studi cinematografici di Papigno e il Centro Multimediale. Dobbiamo capire le ragioni per cui milioni di euro investiti sono finiti nel fallimento più totale. Sono state fatte scelte sbagliate.
Rossi: Domanda pertinente che potrebbe essere estesa a tutto il Paese. L’Italia in Europa è il secondo Paese manifatturiero, dietro alla Germania. Non si può prescindere dal sistema manifatturiero. Per Terni non è possibile rinunciare all’apparato industriale. Le acciaierie non sono in crisi, rimane un polo di assoluta eccellenza e noi dobbiamo lavorare perché quel polo mantenga quelle caratteristiche senza le quali non solo Terni e l’Umbria, ma anche l’Italia, soffrirebbe.
Nevi: La nostra acciaieria non è in crisi, è una delle più grandi del mondo. Non è strategica solo per Terni e per l’Umbria, ma anche per l’Italia e per l’Europa. Altro che Taranto, l’Ilva a confronto è una schifezza. L’Ast, grazie agli investimenti tedeschi, in questi anni è stata innovata in un modo incredibile sia dal punto di vista delle emissioni ambientali sia dal punto di vista di processo e di produzione. Ast è patrimonio dell’Italia e dell’Europa e chi dice di sostituirla afferma cose fuori dal mondo.
Lucidi: Sì, serve una nuova prospettiva per lo sviluppo, pensando alle generazioni future. Dobbiamo cercare di capire quale potrebbe essere lo scenario di questa città tra 20 o 30 anni. E’ assurdo che una città importante a livello industriale come Terni, con Ast e polo chimico, non abbia due realtà fondamentali come una facoltà di Chimica e una di Ingegneria. Ci portiamo dietro degli errori che vengono da 50 anni. Ora non possiamo più delegare le decisioni alla classe politica che ci ha governato fino ad oggi, dobbiamo riprenderci in mano la democrazia.
Domanda: ultimamente è stato registrato un grave innalzamento delle polveri sottili. Cosa intendete fare per tutelare la salute dei cittadini e quali politiche vorreste adottare?
Pasculli: Il problema delle polveri sottili a Terni è congenito. Nella passata campagna elettorale era stato promesso si sarebbe puntato sulla raccolta differenziata invece è stato riacceso l’inceneritore Terni Ena. Riacceso nonostante i continui sforamenti di livelli di Pm10. E’ necessaria una ‘strategia rifiuti zero’ come quella adottata dal Comune di Capannori. Si generano posti di lavoro e non si inquina.
Nevi: Cerchiamo di non fare confusione, non si tratta di un inceneritore ma di un termovalorizzatore e non c’entra niente con i rifiuti. Il piano regionale che prevedeva di bruciare la parte secca dei rifiuti è stato sostanzialmente abbandonato. Bisogna capire dove alla fine buttiamo questi rifiuti, il discorso è: o discarica o termovalorizzatore. Il problema non si risolve con la differenziata. La questione dei rifiuti non c’entra niente con il discorso dell’ambiente che riguarda invece l’orografia della città che è molto particolare. C’è un problema derivante dalla presenza di uno dei più grandi impianti siderurgici d’Europa dentro il centro città. E’ stato richiesto all’azienda di fare sforzi, in parte fatti, ma non è ancora finito il lavoro, per diminuire l’impatto ambientale di questo impianto. Il tema non si esaurisce qui: c’è il traffico, il risparmio energetico, le caldaie. Il Parlamento dovrà occuparsi in modo serio di questi temi.
Rossi: Il tema della salute e ambientale nella Conca rappresenta un punto molto delicato. Non sottovaluterei nessuno dei fattori che concorrono all’innalzamento delle polveri sottili. Il traffico rappresenta un elemento molto critico, un problema determinate. In questa città il rapporto tra cittadini e veicoli è ai vertici della classifica nazionale e chiama in causa responsabilità della classe dirigente. No ad un approccio ideologico perché l’apporto di polveri sottili dell’inceneritore è enormemente inferiore a quello del traffico. L’impatto dell’apparato produttivo è estremamente importante anche a causa dell’orografia del territorio.
Melasecche: Io cito il precedente sindaco di Terni, Raffaelli, e l’attuale sindaco: “Dove sono i problemi? Basta leggere la classifica del Sole24Ore che vede Terni tra i primissimi posti in Italia per qualità ambientale”. E’ chiaro che se l’approccio della politica locale è questo, c’è come minimo da sorridere se non da dire qualcosa di offensivo. La verità è che quella classifica è una bufala perché è l’insieme di una serie di parametri tra cui la qualità dell’aria che per quindici anni è stata misurata con strumenti antiquati. L’inceneritore, è vero, inquina meno del traffico, ma il delta di inquinamento in più è bene non averlo. Solo che l’azienda è stata autorizzata al revamping ed ora dire di non volerlo è una bufala, è demagogia.
Mascio: Questo è uno degli aspetti più importanti. Finalmente l’Arpa è intervenuta in maniera sistematica: avremo nei punti nevralgici della città dei display con le emissioni da parte di Ast e dall’inceneritore. C’è anche da sottolineare che dei 3 inceneritore in essere fino a qualche anno fa, due non ci sono più. La politica deve poi fare un riflessione se l’inceneritore stia dentro ad un ciclo dei rifiuti o sia solo una macchina per fare soldi.
Domanda: nel 2011 l’Università di Perugia ha deciso di chiudere la sede di Terni di Scienze politiche nel totale silenzio delle istituzioni che non hanno fatto niente per opporsi a questa scelta. A fronte di 4 mila firme a nostro sostegno, siete d’accordo nel riaprire il dibattito come proponiamo da tempo? Cosa pensate di fare in merito?
Pasculli: Nonostante siano stati investiti 30 milioni di euro, a Terni non c’è eccellenza e non ci sono corsi unici. L’offerta formativa deve basarsi su settori in cui la ricerca abbia ricadute sull’economia locale.
Nevi: La scelta mi sembra ormai fatta. C’è stato un deficit delle forze politiche, non solo su Scienze politiche ma sulla questione del dipartimento che Terni non ha ottenuto. Inizialmente c’è stato un proliferare di facoltà che servivano più ai professori che non agli studenti. Ora è cambiata la normativa e sono in discussione tutte le facoltà a Terni, non solo Scienze politiche. Credo che con il nuovo rettore si potrà comunque riaprire il discorso.
Rossi: Il dibattito cittadino sul destino del polo universitario ternano non è mancato. Il polo a Terni ha rappresentato un’opportunità. La questione dovrà essere riaperta in termini assolutamente nuovi, si deve uscire da una logica un po’ sterile o nel dare per scontato un esito negativo o quella di una difesa ad oltranza. E’ necessario riarticolare la presenza universitaria a Terni.
Melasecche: Sono stati fatti degli errori. Fin dall’inizio si sarebbe dovuto puntare su meno corsi di laurea e potenziarli. Con Perugia abbiamo perso la guerra 18 a zero: non abbiamo avuto nessun dipartimento. Nel riaprire la questione sono d’accordo e disponibile ma sono pessimista.
Mascio: Va considerato il contesto generale. Dovendo scegliere tra Perugia e Terni dove mettere i soldi, lo dico da ternano, per me vanno messi a Perugia che ha l’università da 7 secoli. Occorrono scelte diverse a livello nazionale, servono più risorse per ricerca e università.
Domanda: dato il recente ingresso in questa sede della facoltà di Economia, la nostra proposta è quella di dar vita ad un nuovo polo innovativo di scienze economiche e sociali con il contemporaneo rafforzamento del legame tra università e mondo delle imprese. Secondo voi questa potrebbe essere una soluzione?
Rossi: A me sembra una proposta intelligente che può essere perseguita poiché va incontro anche ad una esigenza di razionalizzazione inevitabile e da anche una risposta coerente alle caratteristiche della città. L’idea di un polo di scienze economiche e sociali è una di quella proposte che può esser posta sul tavolo del confronto che va riaperto.
Nevi: Questa è la sfida posta fin dall’inizio: costruire a Terni una università che sia collegata al mondo delle imprese e che possa essere un’offerta in più rispetto all’offerta dell’Università di Perugia. Incontro tra università e imprese: un conto e dirlo e un conto è farlo: c’è purtroppo di mezzo l’Oceano Pacifico. Sono due mondi che spesso non si parlano, anzi spesso le imprese tendono a costruire centri di ricerca o puntare su consulenze con altri università d’Italia. Non c’è però dubbio che se l’università a Terni avrà un senso e avrà un futuro sarà secondo me per questo motivo e su questo dobbiamo puntare. Ora dobbiamo passare dalle parole ai fatti e i fatti competono a chi ha la responsabilità: Regione, Provincia e Comune devono indurre l’Università a puntare su Terni.
Lucidi: Sì, ma dobbiamo immaginare insieme il futuro dell’università ternana. La vostra richiesta di salvare la sede ternana di Scienze politiche nasce da una fame culturale che noi vogliamo soddisfare. E’ importante creare nuove classi dirigenti in grado di miscelare nuove forme di pensiero che sono quelle dell’economia, quelle dell’ingegneria, quelle dell’ecologia, per non arrivare a disastri creati dalla classe dirigente attuale come quello dell’Ilva di Taranto.
Melasecche: Bella proposta ma devo dire la verità: temo che il sistema attuale impedirà a Terni di andare avanti con il polo universitario se non andando a dimagrire. Io condivido l’idea e la proposta. Di certo per non far demagogia e non gettare fumo negli occhi dobbiamo partire da uno studio serio: i giovani laureati in questo corso di scienze economiche e sociali dove andranno a lavorare? C’è uno sbocco professionale?
Mascio: Sì alla proposta ma il problema sono le risorse. Credo che la responsabilità sia del Governo nazionale che deve decidere quanto questo Paese vuole investire in cultura, scuola, innovazione.
Domanda: oltre al conflitto di interesse nazionale c’è anche un conflitto di interesse locale. Cosa avete intenzione di fare riguardo la commistione tra interessi politici e interessi economici a livello locale, riguardo al voto di scambio e riguardo alla lottizzazione che è ormai una forma di controllo della politica? (Si tratta della domanda che scatenerà poi qualche scintilla tra Rossi e lo studente stesso e che può essere visto nel video sotto spostando il cursore a 2:22:45 e poi a 2:25:35).
Melasecche: La mia azione quotidiana in Consiglio comunale è sempre stata su questa linea. Ho chiesto ad esempio da tempo in Consiglio la presentazione dei redditi e del patrimonio di ogni assessore, del sindaco, di ogni presidente di società partecipate e di ogni membro di consiglio di amministrazione. E’ fondamentale ma non nella logica che serpeggia per cui chi ha un appartamento è ricco e quindi va massacrato perché ancora a Terni c’è chi ragiona con questa logica. Sono d’accordo per qualsiasi criterio per la trasparenza della politica. Credo che a Terni e in Umbria il voto di scambio effettivo ci sia.
Rossi: Io non so a chi si riferisce per quanto riguarda il conflitto di interessi locale. Penso che non esistano conflitti di interesse locali e nazionali. Ovviamente laddove questo c’è va normato e perseguito e su questo siamo assolutamente d’accordo. Sarei un po’ più cauto ad usare il termine voto di scambio [lo studente a questo punto ribatte “Sta davanti agli occhi di tutti”]. Se sta davanti ai suoi occhi si rivolga alla Procura della Repubblica. [Dopo aver risposto ad un’altra domanda Rossi torna e battibeccare con lo studente] Che pensi che io me metto a discute con te sul voto di scambio? Vai alla Procura della Repubblica e denuncia chi esercita il voto di scambio. [studente: “Lei è un dipendente dei cittadini”] No io non sono un dipendente di nessuno, io sono un cittadino come te, non dipendo da nessuno. Non hai capito, io sono un cittadino come te. L’arroganza dell’ignoranza.
Nevi: In questo Paese di conflitti di interesse ce ne sono moltissimi, qualcuno l’ha usato strumentalmente contro qualcun altro e invece scopriamo che ce ne sono molti e anche molto vicini a noi. La soluzione di questo problema compete alla politica che si deve riformare e compete alla giustizia. Si dovrebbe aprire una discussione sul malfunzionamento della giustizia.
Lucidi: La questione del voto di scambio il Movimento l’ha risolta in modo molto semplice: abbiamo fatto votazione online nelle quali io non so chi mi ha votato. Infine è chiaro quello che è successo questa mattina: io ad un ragazzo che denuncia voti di scambio non gli dico ‘vai in Procura’ ma essendo io un politico dico ‘viene da me e portami le prove, ci vado io in Procura, ci andiamo insieme, eventualmente’.
Mascio: Il nostro capolista è Ingroia la cui prima legge sarebbe quella sul conflitto di interessi. Il tema del conflitto di interessi è un tema rilevantissimo e continua ad essere complicato risolverlo. Non dobbiamo neanche scatenare una caccia alle streghe e la risposta di Gianluca Rossi è ineccepibile: ‘se hai un problema vai alla Procura’ perché questo è uno stato di diritto.
VIDEO REALIZZATO DAL M5S: