Nei primi due mesi dell’anno sono “spariti”, in Umbria, oltre 200 esercizi commerciali, in media quasi tre al giorno, con un vistoso crollo delle aperture di nuove attività (50, per un saldo negativo di 154 unità). A conclusione del primo trimestre, si stima che la perdita arrivi a oltre 350, secondo i dati forniti dall’Osservatorio della Confesercenti regionale. Secondo l’organizzazione economica, “se continua così, nel 2013 sarà un’ecatombe, con un totale di chiusure di 1.500 imprese del solo settore commercio”. Le stime di Confesercenti Umbria parlano di una perdita di oltre 3.500 posti di lavoro in un anno.
“Secondo le nostre proiezioni, nel primo trimestre le nuove aperture nel settore del commercio al dettaglio – prosegue la Confesercenti – saranno in tutto 65: si tratta di un risultato del 50% inferiore alle 120 circa che hanno aperto nei primi tre mesi del 2012, e rappresenta il dato peggiore degli ultimi 20 anni”.
L’emorragia di imprese del commercio sta causando una nuova emergenza: quella degli affitti. Secondo una ricerca condotta da Anama-Confesercenti, in Italia i negozi sfitti per ‘assenza di imprese’ sono ormai 500mila per una perdita annua di 25 miliardi di euro in canoni non percepiti. Secondo la Confesercenti, “per arginare la deriva, è necessario agire su due livelli: da un lato occorrono politiche nazionali volte alla diminuzione degli aggravi fiscali per cittadini e imprese. Dall’altro, è necessario intervenire sui problemi particolari del settore”.
Per quanto riguarda l’emergenza negozi sfitti, secondo la Confesercenti Umbria è necessario mettere mano al fenomeno “inventando un sistema” che coniughi le necessità di messa a reddito degli immobili commerciali con il bisogno delle imprese di utilizzare le strutture per creare impresa, e quindi occupazione e crescita economica. “La nostra proposta – è detto nel comunicato – è quella di istituire un tavolo tecnico, con le associazioni di imprese e delle proprietà immobiliari, per studiare un ‘canone revisionabile’, che sia remunerativo per il proprietario del negozio e sostenibile per il conduttore, con un impianto giuridico concordato”.
La Confesercenti Umbria rilancia infine l’iniziativa Liberaladomenica: una proposta di legge di iniziativa popolare “per riportare nell’alveo delle competenze regionali le normative su aperture e chiusure delle attività commerciali, e porre così un freno all’eccesso di liberalizzazioni. Il numero di firme necessario per il successo dell’iniziativa è di 50.000: sono più di 40mila quelle già raccolte in tutta Italia”.