La commissione d’inchiesta su criminalità organizzata e tossicodipendenze del Consiglio regionale si è riunita questa mattina a palazzo Cesaroni per l’audizione di operatori delle Asl, guardia di finanza e agenzia dei Monopoli sul problema della ludopatia, il gioco d’azzardo patologico: dall’incontro è emerso che il giro d’affari complessivo del settore, in Umbria, supera i 500 milioni di euro, con circa 5.500 apparecchiature elettroniche da gioco installate nei locali pubblici.
I dipartimenti sanitari che si occupano di dipendenze hanno registrato negli ultimi anni un incremento notevole dei giocatori compulsivi che si sono rivolti alle strutture, in molti casi in conseguenza a situazioni di dissesto economico delle famiglie legato al gioco. Il presidente della Commissione, Paolo Brutti, ha aperto i lavori sottolineando che “questa nuova dipendenza si sta diffondendo anche in Umbria e, da diversi studi, risulta alla base di comportamenti compulsivi e problematici a livello sociale ed economico. È necessario – ha detto – porre molta attenzione sui collegamenti tra il gioco patologico, l’usura e le eventuali attività criminali che puntano a sfruttarlo per operazioni di riciclaggio. Ci sono due proposte di legge regionale la cui discussione è stata unificata, sulle quali stiamo valutando quali sono gli ambiti in cui la Regione può intervenire. I mezzi di contrasto alla diffusione della ludopatia – ha detto Brutti al termine dei lavori – risultano evidentemente inadeguati: quelli dei dipartimenti sanitari, che dispongono di un numero esiguo di operatori, e quelli dei Monopoli, che non possono intervenire in modo efficace per l’elevato numero di sale gioco ed esercizi presenti”.
“Il gioco d’azzardo – ha affermato Claudia Covino, del dipartimento dipendenze della Asl 1 – è una nuova dipendenza per la quale abbiamo ricevuto molte richieste di aiuto. I servizi di sostegno per il gioco d’azzardo non sono diffusi su tutto il territorio e quindi riceviamo richieste da varie zone. Anche i privati ora iniziano ad occuparsi del recupero dei soggetti affetti da ludopatia. Al momento c’è l’indicazione di seguire questo filone sociale ma senza alcuno stanziamento aggiuntivo, ed abbiamo già un organico troppo ridotto. Dobbiamo dunque privilegiare le richieste provenienti dalla regione a danno di quelle che arrivano da fuori”.
Cinzia Borgonovo del dipartimento dipendenze Asl 1 ha affermato: “Abbiamo iniziato nel 2004 a pensare di iniziare a seguire questo problema. I medici di base sono delle sentinelle sociali che ci inviano segnalazioni su casi di ludopatia. Negli ultimi due anni c’è stato un grande aumento di richieste di aiuto e consulenze. Il carico medio è di 40 persone per ogni referente e ne arrivano di continuo. L’attenzione dei media al gioco e alle ipotetiche vincite crea un meccanismo che avvicina una massa di persone al rischio gioco compulsivo. Sono molto spesso i familiari a chiedere il nostro intervento. Il giocatore molto difficilmente viene da noi consapevole del problema e, anzi, lo nega fino all’ultimo”.
“Nel 2012 e 2013 – ha sottolineato Antonella Lucantoni (Asl 1) – i numeri sono triplicati, con tantissime situazioni di difficoltà che riguardano sia disoccupati che sperano nella vincita, sia professionisti che hanno un buon reddito. Sono molto aumentate le donne che fanno richiesta di aiuto e che ora si espongono chiedendo interventi. Quando è l’uomo a giocare la famiglia si divide, perché le mogli tentano di salvare i figli prima che crolli tutto. Quando invece è la donna che gioca, il marito può diventare anche violento ma è più restio ad avviare la separazione. Ai giocatori vengono concessi prestiti altissimi da banche, finanziarie e usurai, pur in assenza di garanzia. Abbiamo avuto testimonianze di offerte di offerte di prestiti da parte di gestori di bar e sale gioco. Ci sono persone che commettono reati per poter giocare, sottraendo soldi alle imprese o ai datori di lavoro, sperando poi di saldare il debito con le vincite. La situazione si sta aggravando, ci sono anche ragazzini che vanno a giocare nei bar invece di andare a scuola, spendendo anche i soldi destinati alla merenda. Anche i ‘gratta e vinci’ sono moto attrattivi per i giovani, così come alcuni meccanismi ora introdotti dal Lotto, con le ‘quasi vincite’ che incentivano ulteriormente il gioco innescando meccanismi molto negativi”.
Per Mara Giglioni (Usl Umbria 2 – Terni) “il ricorso ai servizi sociali è aumentato anche in relazione all’affissione obbligatoria dei cartelli che li segnalano nei luoghi di gioco. Sarebbe un efficiente dissuasore indicare le reali probabilità di vincita dei vari giochi, che renderebbe i clienti più consapevoli delle possibilità di vincere. Dal 2011 – ha spiegato – ci occupiamo in modo strutturato del gioco patologico passando dai 12 utenti iniziali ai 40 di quest’anno. L’età media è tra i 46 e i 49 anni. Si tratta soprattutto di occupati e pensionati. In genere la dipendenza è da slot machine e in parte da ‘gratta e vinci’. La facilità di ottenere prestiti e l’uso della carta di credito aiutano ad entrare nel gioco compulsivo. Sono nate società che rilevano i debiti e fanno intermediazione finanziaria con tassi di interesse molto alti”.
Secondo Luciano Bondi (Asl 1) “l’aumento esponenziale di richieste di intervento è legato al decreto Balduzzi, che ha inserito questa dipendenza tra quelle di cui ufficialmente noi dobbiamo occuparci. Da parte degli esercizi in cui c’è attività di gioco si sta registrando una grande richiesta di materiale informativo sui rischi del gioco compulsivo. Solo a Perugia sono arrivate quasi 250 richieste in questo senso”.
“Va tenuta in considerazione – ha aggiunto Sonia Biscontini (Usl 2 – Foligno) – l’enorme questione dei giochi online, con persone che guadagnano facendo da intermediari per le puntate. Anche i giochi di ruolo possono causare dipendenza: noi abbiamo avuto una paziente che ha giocato dieci giorni di seguito ed è stata sottoposta a trattamento sanitario obbligatorio. Gli utenti tendono a rivolgersi a servizi di altri territori perché nella propria città sarebbero riconosciuti; noi abbiamo sempre puntato molto sull’anonimato”.
“In Italia – ha spiegato Donato Lecci, dell’agenzia locale Monopoli di Stato – esiste il Monopolio statale sui giochi, riconosciuto anche dalla Corte europea, che mira a salvaguardare l’ordine pubblico e contrastare il gioco illegale. Il gioco legale è dettagliatamente regolamentato, anche quello online, per il quale è prevista una auto-limitazione preventiva degli importi che possono uscire dal suo conto. Questo crea un limite alle perdite di gioco. Le macchine da gioco come i videopoker esistevano già nel 2003, poi sono stai sostituiti da altri apparecchi con caratteristiche differenti, che garantiscono un controllo migliore e minori possibilità di interventi illeciti. È previsto un nuovo decreto che imponga dei ‘lettori di schede’ da applicare alle macchine da gioco, con possibilità di verifica dell’età del giocatore e dell’erogazione delle vincite. Fino al 2002 le macchine da gioco non erano regolamentate e alimentavano già un cospicuo giro di affari. Nel 2011 la commissione nazionale antimafia stimava che nel 2006 la raccolta delle apparecchiature da gioco in Italia ammontava a 43 miliardi di euro, mentre la raccolta ufficiale ferma a 15 miliardi. Nel 2012 la raccolta lecita è stimata in 50 miliardi di euro. In Umbria sono state installate 5.463 macchinette da gioco. Le Vlt (video lottery terminal), che possono essere collocate solo in apposite sale da gioco e non dentro normali esercizi commerciali, sono 92, 60 a Perugia e 32 a Terni. Il 74 per cento della raccolta va in premi, il 12 per cento in tassazione e il restante va a esercenti, proprietari e concessionari. L’agenzia – ha spiegato ancora – si occupa non di incrementare gli introiti dei Monopoli, ma di combattere ed eliminare le illegalità. Il gioco ai minori è un illecito molto grave che viene punito con sanzioni pesanti. Il giro d’affari del settore giochi e scommesse in Umbria è in linea con la media nazionale”.
Leandra Diarena (Libera), ha quindi annunciato “un progetto sulla ludopatia mirato agli studenti. Quasi tutte le scuole di Perugia sono coinvolte nel programma, ma anche Gubbio, Foligno e Spoleto si stanno attivando. Vorremo predisporre un manifesto sui motivi per non giocare e preparare uno spot tv per le televisioni locali e uno spot radiofonico per le radio locali. Abbiamo iniziato un monitoraggio sui bar ‘no slot’ per fare una cartina, città per città, degli esercizi commerciali ‘no slot'”.
“Abbiamo riscontrato – ha spiegato il comandante provinciale della guardia di finanza di Perugia, il col. Vincenzo Tuzi, sempre secondo quanto riferisce il comunicato della Regione – situazioni limite di giocatori che abusano delle proprie capacità economiche. Le forze di polizia, insieme ai Monopoli, svolgono attività di contrasto delle attività illegali di gioco. In Umbria e a Perugia non esistono situazioni di allarme e non risulta un interessamento della criminalità organizzata per il gioco illegale. Nel 2013 abbiamo svolto 88 controlli riscontrando solo sei irregolarità. Ministero dell’interno e polizia, nell’ambito del comitato per l’ordine e la sicurezza, curano i controlli contro le attività illegali. Gli illeciti più diffusi, a parte le violazioni formali e amministrative, riguardano le macchine, con apparecchi che non rispettano i requisiti di legge, con limitazioni del numero delle vincite o riduzione della tassazione spettante allo Stato. Le ipotesi di utilizzo delle apparecchiature elettriche da gioco per il riciclaggio di denaro sporco è un pericolo che però si presta meno di altre pratiche più remunerative. Contro la ludopatia serve una azione sinergica tra tutti gli appartanti dello Stato, sia per la repressione degli illeciti che per l’attività di cura svolta dalle Asl”.