Martedì il Consiglio comunale di Terni ha approvato il progetto di restauro del Teatro Verdi. Si tratta probabilmente del più importante provvedimento intrapreso dall’attuale Amministrazione comunale, partorito dopo anni di indecisioni. Il problema è che il progetto sembra non piacere a nessuno: sul Comune è infatti iniziata una fittissima pioggia di contestazioni da parte di associazioni e partiti che criticano sia il merito (il progetto in se) che il metodo (le modalità con cui si è giunti ad approvarlo).
Il progetto. Il progetto per il restauro, l’adeguamento funzionale e impiantistico del Teatro comunale “Giuseppe Verdi”, primo stralcio-componente strutturale, è stato approvato dal Consiglio con 20 voti a favore, 7 contrari e 5 astenuti ed è stato dichiarato immediatamente eseguibile. L’importo complessivo del progetto approvato nella delibera della Giunta è di 8 milioni di euro, per il primo stralcio ne occorrono 3.
L’illustrazione del progetto da parte dell’assessore ai lavori pubblici Silvano Ricci è stata supportata – a livello tecnico – dagli interventi dell’ingegner Salvatoni, dell’architetto Pennati, del gruppo di lavoro incaricato della redazione del progetto. I tecnici, anche attraverso la proiezione di slide con foto, disegni e tabelle, hanno illustrato lo stato attuale del teatro e le ipotesi progettuali per il suo recupero.
Ricci. “Nessuno in passato aveva svolto un’indagine dettagliata sullo stato dell’immobile – ha detto l’assessore Silvano Ricci – noi invece abbiamo effettuato uno screening completo dello stabile per capire quale fosse il livello di sicurezza, perché si tratta di un luogo pubblico frequentato costantemente da cittadini verso i quali abbiamo responsabilità precise come amministratori della cosa pubblica”.
“Responsabilità – ha aggiunto l’assessore – che abbiamo dimostrato facendoci carico di un intervento che in passato è sempre stato rinviato. Per di più lo abbiamo fatto in un periodo particolarmente difficile a livello economico per gli enti locali, impegnandoci direttamente e reperendo risorse importanti”.
“I primi interventi, dopo il restauro e la messa in sicurezza del pronao, – hanno spiegato Ricci e i progettisti – riguarderanno la torre scenica che sarà messa in sicurezza soprattutto per quel che riguarda la parete di fondo, che attualmente è la parte più a rischio. La stessa torre scenica sarà ampliata con la realizzazione di nuovi volumi da utilizzare per servizi tecnologici e per ambienti a servizio degli spettacoli. Sarà anche realizzata, nel sotterraneo, la vasca per la raccolta dell’acqua da utilizzare nell’antincendio. Essendo già stato sistemato il pronao, dopo la torre scenica restano aperte le ipotesi progettuali per la sala, anche se la scelta per il teatro all’italiana si scontrerebbe con vincoli di spazi e di capienza che non potrebbe andare oltre i 600 posti”.
Di Girolamo. Anche il sindaco Leopoldo Di Girolamo ha sottolineato l’importanza delle decisioni riguardanti il futuro del teatro, “elemento centrale nelle politiche culturali della città, a loro volta strategiche per lo sviluppo di Terni. L’obiettivo – ha detto Di Girolamo – è quello di provare a restituire alla città uno spazio polifunzionale, non solo per lo svolgimento delle attività teatrali, ma anche per la lirica, la musica, il balletto. Il nuovo teatro dovrà essere sostanzialmente un luogo di aggregazione e di produzione culturale e non è da escludere anche un utilizzo parziale della sala come cinema, in occasione di rassegne, festival ed eventi particolari. L’intervento in programma mira innanzitutto a recuperare la fruibilità piena del teatro, perché i teatri non sono musei da guardare, ma prima di tutto luoghi di produzione e fruizione della cultura”.
Il sindaco ha poi parlato dei vincoli all’interno dei quali si è dovuta muovere l’amministrazione per il recupero del teatro. Vincoli in primo luogo di carattere finanziario, considerata l’attuale situazione di bilancio degli enti locali. “Anche in questa situazione abbiamo comunque fatto la nostra parte e continueremo a farla”. Poi ha elencato i vincoli di carattere normativo per quel che riguarda la sicurezza della struttura, anche a livello statico, oltre che per l’accessibilità. Infine è passato ad illustrare i vincoli volumetrici, considerata la scelta di lasciare il teatro storico della città nel luogo dove esso si trova, “perché è naturale che sia così e ogni ipotesi di spostamento appare poco credibile”. Infine il sindaco si è soffermato sull’esigenza di garantire un elevato numero di posti, con buona qualità e comfort per gli spettatori e soprattutto sull’opportunità di puntare, per il nuovo teatro, oltre che sulla messa in sicurezza, “sulla valorizzazione della capacità scenotecnica”, “elemento competitivo e di valore per ogni teatro” con la possibilità di garantire allestimenti importanti.
“Sulla parte architettonica – ha concluso – il dibattito resta aperto, ma con i vincoli che conosciamo e che sono stati illustrati”. Per quel che riguarda i fondi, il sindaco ha ricordato che il Comune ha fatto la sua parte e che un aiuto importante arriva dalla Regione e, in prospettiva, potrebbe arrivare anche dal successo della candidatura di Perugia-Assisi a capitali europeedella cultura, oltre che dal Governo. “Restiamo naturalmente aperti al contributo della Fondazione Carit e di qualsiasi altro soggetto, anche dei privati”.
TernIdeale. Tranciante il giudizio di TernIdeale, associazione che ha posto il restauro del teatro Verdi al centro della propria attività occupandosene che diverse iniziative: “Un progetto sbagliato inutile, fuori mercato, disegnato al di fuori della città per la quale è stato pensato, sottratto all’apprezzamento e alla condivisione dei ternani e addirittura approvato da una minoranza degli eletti in Comune. Il restauro del Teatro Verdi è stato concepito male e fatto partire peggio. Una scelta così importante per il presente e il futuro culturale della comunità locale avrebbe imposto una larga condivisione come minimo tra i consiglieri comunali che rappresentano tutti i ternani nella massima istituzione cittadina. E invece i soli 20 voti a favore non rappresentano neanche la metà dell’assise consiliare. Si tratta di una circostanza grave, ancor più del non aver preso in considerazione le istanze avanzate da 13 associazioni (TernIdeale, Italia Nostra, Fai, Soroptmist, Istess, Terni Racconta, I Semi del Sapere, Lions Club San Valentino, Il Cammino di San Francesco, Garden Club, La Bottega delle Idee, Fidapa, Centro Studi Storici) e dai 1904 ternani sottoscrittori della petizione promossa dalla stessa associazione TernIdeale, con la quale si chiedevano semplicemente partecipazione e possibilità di portare contributi propositivi”.
“Continuiamo a nutrire la speranza e la determinazione che nella nostra città possa comunque essere ripristinato non il cinema-teatro del Dopoguerra, bensì un elegante teatro all’italiana tecnologicamente all’avanguardia in grado di onorare la storia di Terni e di parlare all’Europa. Un teatro – è la conclusione di TernIdeale – che sia al centro di un rinnovamento culturale diffuso ed esteso di cui la città ha così tanto bisogno”.
M5S. Il Movimento 5 Stelle critica molto duramente il metodo adottato dall’Amministrazione comunale: “L’approvazione in Consiglio Comunale della delibera di Giunta con cui si dà il via ai lavori di ristrutturazione del teatro Verdi è l’esempio più lampante, simbolico, brutale della considerazione che la Giunta Di Girolamo ha per i suoi cittadini e del futuro di questa città e dei suoi spazi culturali. Ovvero, nulla. Quattordici associazioni (tra cui Bottega delle Idee, Semi del sapere, Italia Nostra, Fai, Lions e Istess) e più di 1900 cittadini hanno firmato una petizione con cui si chiedeva al Comune di fermare in tempo lo scellerato percorso avviato e aprire un’autentica partecipazione pubblica su un tema che sta a cuore a tutti: una partecipazione annunciata più volte dal sindaco e dall’assessore ai lavori pubblici Silvano Ricci e mai attuata”.
“L’attuale progetto, vale la pena di ricordarlo, – aggiunge il M5S – è frutto di un percorso portato avanti in solitaria da Silvano Ricci, senza il coinvolgimento non solo dei cittadini, degli architetti e degli ingegneri ternani, delle associazioni e degli addetti ai lavori (artisti che nel teatro dovranno lavorarci) ma nemmeno dello stesso assessorato alla Cultura del Comune. L’assessore Ricci (spalleggiato da Di Girolamo e dalla maggioranza in Consiglio comunale) ha deciso, contro il parere di associazioni, cittadinanza e addetti ai lavori, di procedere non ad una progettazione ampia e condivisa del teatro, ma ad una messa in sicurezza fatta in fretta e furia, con la scusa che non ci sono i soldi per una riqualificazione degna di questo nome”.
Per il Movimento 5 Stelle “il punto è che i soldi in realtà il Comune non ce l’ha nemmeno per riaprire il teatro così come è adesso, eppure continua a sprecarne: prima con un’indagine affidata al Politecnico di Milano, poi affidando la progettazione ad uno studio esterno. Alle tante richieste di bandire un concorso di idee, Ricci ha risposto con un bando blindato, in cui non si chiedevano idee per il nuovo Verdi, ma un progetto operativo per realizzare la sua. Di fatto oggi la situazione è questa: il Comune ha una disponibilità di 2 milioni e 900mila euro. Il progetto elaborato dallo studio vincitore del bando, prevede – per il restauro complessivo – 12 milioni di euro. Con la delibera approvata ieri dal Consiglio Comunale, il Comune spenderà quindi quasi 3 milioni di euro per iniziare dei lavori che non può concludere. Il Teatro Verdi, oltre ad essere un esempio dell’indifferenza dell’attuale giunta nei confronti delle istanze dei cittadini, è destinato a diventare l’ennesimo cantiere eterno”.
“Come nel caso degli inceneritori – conclude M5S – il parere di migliaia di cittadini e di esperti deve restare fuori dalle stanze del potere e dalle decisioni di chi amministra la città”.
Todini. Critiche arrivano anche da Franco Todini della Lista civica Il Cammello: “Il progetto approvato, se realizzato, condizionerà irreversibilmente qualunque decisione in merito alla ricostruzione di un teatro all’italiana, senza una verifica della fattibilità e una valutazione dei costi e dei benefici delle varie opzioni possibili. La petizione di alcune associazioni, che propone di impegnare le sole somme certe attualmente a disposizione dell’amministrazione, per il rifacimento della sola torre scenica, è più che legittima e ragionevole perché non comprometterebbe la scelta definitiva da effettuare mediante uno studio di fattibilità basato sulla verifica dei differenti modelli di gestione possibili. L’intransigenza dimostrata con l’approvazione del progetto, senza neppure tener conto di questi semplici suggerimenti, mi spinge a contestare la decisione assunta e, se gli elettori lo vorranno, a mettere tra i primi punti del mio programma attuativo, se eletto sindaco, l’obiettivo di realizzare entro cinque anni dal mio mandato un teatro all’altezza delle aspettative dei ternani e che sia motore di sviluppo basato sull’industria culturale. Non solo un teatro grande ma un Grande Teatro per la Terni di domani”.
Udc. Nel corso del dibattito consiliare critiche all’operato dell’Amministrazione sono arrivate anche da Enrico Melasecche (Udc): “Assurdo che si sia arrivati alla gara per la progettazione strutturale, senza prima pensare al progetto architettonico”. Secondo Melasecche con la strada intrapresa si rischia di tornare al vecchio cinema-teatro con una struttura che “non è né carne, né pesce e che rischia di essere un’offesa alla storia della città”. Melasecche, infine ha fatto notare che per l’intervento attuale il Comune si sarebbe dovuto avvalere delle risorse interne per la progettazione.
FI. Secondo Dario Guardalben (Forza Italia) in questa vicenda “ci sono aspetti che non possono essere tollerati. Appare come un’operazione con una prevalente natura elettoralistica: come dimostrano la fretta e i tempi imposti. E’ evidente che questo primo intervento finirà senza rendere il teatro alla città e vincolerà chi amministrerà dopo”.