La Giunta comunale di Terni ha deliberato la procedura di evidenza pubblica per la gestione dei servizi museali: è la premessa ad un bando quinquennale da tre milioni di euro. In attesa che il nuovo bando sia pronto, il vecchio e tanto discusso appalto (da 3,7 milioni di euro) viene nel frattempo prorogato (per un periodo massimo di 6 mesi). Nella delibera della Giunta vengono anche espresse valutazioni positive nei confronti della gestione che è in scadenza.
Diverse forze politiche avevano chiesto di attendere l’esito delle elezioni e lasciare alla nuova Amministrazione il compito di decidere come gestire i servizi museali. Tra queste il Movimento 5 Stelle che oggi, in un comunicato, protesta con forza. La candidata a sindaco del M5S, Angelica Trenta, giudica “sconcertante la scelta del Comune”.
Il Movimento Cinque Stelle ternano scrive nel comunicato di apprendere “con sgomento, da una delibera del approvata in sordina dalla Giunta comunale l’8 aprile, che il Comune di Terni si appresta a pubblicare il nuovo bando con cui l’assessorato alla cultura vorrebbe nuovamente affidare la gestione dell’intero polo museale e teatrale di Terni ad un unico soggetto, per una spesa che si aggira attorno ai 3 milioni di euro. A poco più di un mese dalle elezioni, si tratta di un atto che conferma l’interesse dalla giunta Di Girolamo a ‘blindare’ le scelte della futura amministrazione”.
Prosegue M5S: “La scelta di accorpare tutti i servizi museali e teatrali è già discutibile in sé, dal momento in cui preclude ogni forma di competizione, di pluralismo (e di fatto) di meritocrazia, perché induce alla formazione di grandi ‘cordate’ che si spartiscono i vari settori eliminando ogni possibile competitore; va inoltre ricordato che l’attuale gestione è stata particolarmente discussa per le modalità quantomeno singolari con cui l’attuale bando è stato vinto dalla cordata Act formata da una serie di soggetti tra cui figurano il colosso Civita, Indisciplinarte (già organizzatrice del festival Es.terni) e una serie di cooperative”.
I pentastellati ripercorrono poi la recente storia: “Il primo bando per la gestione dei servizi museali aveva visto due soli concorrenti: Act, appunto, e un’altra cordata. Quando era venuto il momento di verificare che i documenti dei due concorrenti fossero in regola, ad essere sorteggiato era stato proprio il soggetto rivale di Act che, dal controllo, era risultato non essere in possesso dei requisiti necessari per partecipare al bando. Act aveva quindi vinto il bando essendo l’unico concorrente rimasto. Davvero una vittoria sudata!”.
“Negli ultimi cinque anni si sono poi succedute polemiche su polemiche – scrivono ancora i pentastellati – anche per le modalità, con cui Act ha gestito il Polo museale e teatrale e per gli scarsi risultati portati (il Caos, di fatto, non è ancora diventato il cuore pulsante della cultura in città, e rimane estraneo a gran parte della cittadinanza). Alla vigilia della scadenza del bando, quindi, si sono profilate, anche nella discussione politica, molte alternative alla gestione unica del Polo: tra queste la gestione diretta da parte del Comune di Terni (come avviene per la Biblioteca struttura che funziona senza dubbio molto meglio del Caos e assolve pienamente al suo compito) oppure uno ‘spacchettamento’ che affidi, attraverso singoli bandi, relativi alle sole attività operative necessarie alla gestione dei servizi delle varie strutture (Caos, teatro Secci, anfiteatro romano, Carsulae, Museo archeologico, Fat) identificando in una fondazione mista lo strumento ideale per il rilancio del polo museale”. Quest’ultima è stata la proposta avanzata dal Movimento Cinque Stelle e inserita nel proprio programma.
La candidata a sindaco di Terni, Angelica Trenta, commenta così: “Non può che risultare sconcertante la scelta del Comune di dare il via in fretta e furia all’iter per un nuovo bando, perfettamente analogo a quello famigerato di cinque anni fa. Prorogare il bando di sei mesi e parallelamente dare il via allo studio del nuovo, approvando una relazione tecnica priva di dati, di analisi critica ed esclusivamente autoreferenziale, getta un’ombra di dubbio sulla correttezza e l’opportunità di tali atti e cosa ancor più grave sembra voler condannare la città ad un nuovo quinquennio di fallimenti, di disimpegno strategico, di abbandono a terzi del patrimonio culturale, storico e turistico della città”.