Ast, la lezione dimenticata del Magnetico: oggi come ieri è sempre ”vittoria”

5

ast terni acciaierieLa storia insegna che la storia non insegna nulla. Era il 19 febbraio 2004 quando l’allora sindaco Paolo Raffaelli disse: “Abbiamo vinto 2-0 in casa”. Si riferiva alla vertenza del reparto Magnetico dell’Ast. A vincere davvero fu Raffaelli che alle elezioni del 13 giugno dello stesso anno fu riconfermato sindaco con un plebiscitario 69,14%. A dicembre fu invece chiaro che la città non aveva vinto un bel niente: Thyssenkrupp ritrattò, il reparto dello stabilimento sarebbe stato chiuso. Nel 2005 arrivò il risultato finale del match che Raffaelli aveva proclamato di aver vinto prima ancora di essere uscito dagli spogliatoi: Terni perse 600 a zero. Seicento, come i posti di lavoro spariti, evaporati dalla Conca per effetto della chiusura del magnetico.

decennio RaffaelliQuattro anni dopo Paolo “Pirro” Raffaelli ritrovò l’ottimismo pre-elettorale. Nel 2009, in un volume di bilancio dei suoi due mandati, scrisse: “…quel primo mandato scadeva a metà tra le due grandi vertenze Thyssenkrupp, quella del 2003-2004 a sostegno del reparto magnetico, e quella del 2004-2005 che aveva, come posta in gioco, la difesa – con la siderurgia nel suo insieme – del sistema industriale ternano. Vincemmo quella battaglia grazie al furibondo impegno e alla straordinaria coesione e generosità della città di Terni tutta intera”.

Di quel volume titolato “Rendiconto di un decennio di lavoro in comune” che, ca va sans dire, fu realizzato con i soldi dei contribuenti ternani, si potrebbe parlare a lungo (a sfogliarlo ci si rende conto che la fantascienza non è appannaggio della letteratura narrativa). Qui è però rilevante sottolineare le inquietanti analogie tra le parole dell’ex sindaco Raffaelli, preludio e poi timbro sulla chiusura del Magnetico, con quelle dell’attuale sindaco Di Girolamo e degli altri rappresentanti istituzionali. Perché anche oggi, di fronte alla perdita diretta di oltre 290 posti di lavoro, alle grandi incertezze sul futuro dello stabilimento, alla precarietà dei lavoratori delle ditte esterne, anche oggi si parla di “vittoria” e il premier Renzi arriva a farne oggetto di propaganda. Di Girolamo, Marini e Riommi, hanno addirittura titolato così una loro nota congiunta: “Una grande vittoria per Terni, l’Umbria e il Paese”.

Di Girolamo GarzugliaAd accompagnare le parole di giubilo, da ieri ci sono anche le immagini che ritraggono il sindaco in atteggiamenti di soddisfazione, di sollievo per lo scampato pericolo. Consegnando i premi in occasione dell’accensione della stella di Miranda, Di Girolamo si è mostrato sollevato, ha distribuito buffetti, ampi sorrisi, pizzicotti come a dire: “hai visto che alla fine ce l’abbiamo fatta?”.

Difficile comprendere le ragioni di tanto ottimismo considerando che Ast resta tuttora nelle mani di una multinazionale che sta uscendo dal mercato dell’inox, che considera gli stabilimenti di viale Brin una zavorra e che conserva l’obbiettivo di disfarsene non appena ne avrà la possibilità. Thyssenkrupp, è evidente, non è interessata al futuro industriale delle acciaierie di Terni, sta solo facendo il possibile per renderle appetibili sul mercato. E il modo più rapido per farlo è raddrizzare i conti sfoltendo, tagliando, riducendo, fino anche, se necessario, a smantellare l’area a caldo. Il Governo, in tutto questo, ha assunto i panni dell’arbitro ma ha spesso dato la sensazione di avere nel guardaroba, già pronta e stirata, la tunica di Ponzio Pilato.

Chi o cosa imporrà allora a Thyssenkrupp di rispettare quell’accordo privo di clausole sottoscritto al Mise? Chi o cosa impedirà alla multinazionale di ritrattare, come nel 2005, e rimangiarsi le piccole concessioni faticosamente ottenute dai sindacati? Chi o cosa obbligherà Tk a tutelare davvero i lavoratori delle ditte esterne (che in questi giorni manifestano una giustificata preoccupazione)? Chi o cosa, tra due anni, impedirà a Tk di ritenere le condizioni di mercato incompatibili con il mantenimento di due forni? Si può, in queste condizioni, parlare di “vittoria”?

Certo, i sindacati possono ben dire, come hanno ripetuto più volte, che dal loro punto di vista “questo è il migliore accordo possibile”. Nelle condizioni in cui si sono ritrovati, sindacalisti e rsu hanno anzi fatto e ottenuto più di quanto fosse possibile pronosticare. Non solo hanno dovuto fare i conti con un’amministratrice delegata con la fama di tagliatrice di teste, ma anche con un Governo che faceva il tifo per una rapida conclusione delle decapitazioni e con dei rappresentanti delle istituzioni locali affetti da mutismo selettivo: capaci di elogiare il Governo in tutte le occasioni, totalmente incapaci di fare pressioni sullo stesso Esecutivo al fine di ottenere provvedimenti ad hoc. In particolare, del Governo si ricordano solo appelli ad interrompere gli scioperi e delle istituzioni locali si trova traccia di due sole proposte: un accenno (ma davvero fugace) sul possibile ricorso ai contratti di solidarietà e poi la boutade del sindaco sul boicottaggio dei prodotti Thyssenkrupp.

In questo scenario, sindacati e rsu, sospinti dai sacrifici dei lavoratori, sono riusciti a strappare più concessioni di quelle che fosse lecito attendersi. Loro, pur non avendo vinto (in quella situazione non ne avevano alcuna possibilità), hanno comunque portato a casa un punto. Gli altri, rappresentanti del Governo e delle istituzioni locali, per il ruolo malamente ricoperto, hanno invece riportato un’altra “vittoria”. Una vittoria a modo loro, ovviamente. Una vittoria oggi celebrata anche da un editoriale del Corriere dell’Umbria titolato: “La vittoria di Terni”.

Ieri il (meritatamente) premiato Diego Bianchi, in arte Zoro, ricevendo la Stella d’oro proprio dalle mani del sindaco, ha detto: “E’ giusto pensare in positivo, il nostro presidente del Consiglio Renzi ce lo dice sempre che dobbiamo pensare ottimisticamente e che è brutto raccontare il Paese come un insieme di sfighe. Ovviamente nessuno ci tiene a stare in un Paese pieno di sfighe però forse raccontarle può aiutare, non dico a risolvere, ma ad avvicinarsi alla soluzione”. E allora sarà bene ricordarsi anche delle “sfighe” degli anni passati spacciate per “vittorie”. Perché, a quanto pare, sono “sfighe” che a Terni non passano mai di moda. Sfighe di Pirro.

CONDIVIDI