Ieri si è svolto il workshop di Confindustria Terni in cui si è parlato di rilancio economico locale e sviluppo industriale. Da questo prende spunto Andrea Liberati, recentemente risultato il più votato dei candidati ternani alle primarie per le regionali del Movimento 5 Stelle, per tornare a denunciare i favori fiscali e “l’asservimento” nei confronti delle multinazionali dell’idroelettrico più volte. Liberati pone 8 domande su altrettanti scottanti questioni.
Il comunicato di Andrea Liberati:
“Il convegno odierno di Confindustria di Terni è stato occasione di confronto e di asserita nuova collaborazione collettiva, ma ha rappresentato anche un momento utile ad assestare un colpo a chi chiede una revisione sostanziale dei rapporti con le multinazionali per le condotte irrispettose assunte nel tempo, favorite da una politica spesso inadatta, perché clientelare e servile: è anche il caso dell’idroelettrico. La capacità di delineare scenari innovativi, la difesa d’ufficio che il presidente Stefano Neri deve ai soci Confindustria, esercitando particolare prudenza per i potenziali conflitti di interesse sulla questione energia, non fa velo sulla questione di fondo: per dischiudere davvero il futuro alla città occorre anche civilmente fornirle quegli strumenti di conoscenza finora mancati o nascosti, liberandola dalla condizione di minorità culturale in cui vive.
Pertanto ci si attenderebbe maggiore consapevolezza sui non pochi nodi irrisolti:
1. per quale motivo l’Umbria applica canoni così bassi alle multinazionali dell’idroelettrico? E’ stata mai calcolata la somma regalata in 15 anni da Regione ed EELL a Endesa prima e a E.On poi, con tale privilegiato trattamento? Ebbene, si parla grosso modo di € 40/50.000 al giorno, € 2.000/ora circa: vogliamo intervenire subito o avanti ad libitum in questo modo?
2. Si è consci del fatto che la rendita idroelettrica, secondo uno studio Bocconi centrato su quanto accade in Piemonte, sia pari al 75% annuo, con utili dunque stellari? Il dumping fiscale regionale può oltretutto ingenerare rischi economico-industriali, tanto che alcuni sindacati hanno rilevato come il ‘nucleo idroelettrico’ locale sia oggetto di interesse da parte di fondi di investimento altamente speculativi, fondi la cui mission finanziaria è assai diversa dal core business delle società del settore energia.
3. Perché l’Abruzzo obbliga a un supercanone di € 50 per ogni Kw di potenza (effettiva) i concessionari idroelettrici non andati a gara pubblica (tra cui il nostro ‘nucleo’: siamo già sotto infrazione europea), mentre noi ci fermiamo ad appena € 15 (calcolati sulla ben più bassa potenza nominale), metà di Lazio, Lombardia, Veneto, meno della metà di Molise e Basilicata?
4. Quanto ai canoni fin qui versati, circa € 50 milioni in 15 anni, perché la Regione, che incassa questi denari, non comunica se e come siano stati puntualmente investiti su Terni?
5. Quanti politici e in quale ruolo sono alle dipendenze di multinazionali come questa?
6. Endesa ed E.On hanno effettuato sponsorship territoriali extraconvenzione? Hanno mai provveduto a regalie di qualsiasi genere anche a partiti e associazioni?
7. Perché, si licet parva componere magnis, la Provincia di Bolzano strappa ben 376 milioni di euro di compensazioni ambientali (2010-2014) dalle società della zona, mentre Terni non riesce nemmeno a riscrivere la convenzione (pur misera nelle erogazioni e nelle disposizioni, vedi punto 8) a beneficio del lago di Piediluco e delle aree contigue del Velino e del Nera?
8. Si ha contezza degli enormi danni cagionati agli edifici di Piediluco –oltre all’ecosistema- per via della quotidiana variazione di livello del lago, visto l’intensivo sfruttamento energetico? Chi paga i danni al riguardo, se l’ultima convenzione Provincia-E.On, spensieratamente sottoscritta da un certo Feliciano, all’art. 2 ha stabilito: “Le parti dichiarano che con il perfezionamento del presente atto e con la sua puntuale esecuzione non hanno più nulla a pretendere reciprocamente l’una verso l’altra in relazione alla gestione del bacino idrico”.
Non si tratta dunque di polemiche, ma di temi da troppi anni negletti: lo stesso filo culturale, lo stesso asservimento ai grandi interessi delle multinazionali lega i problemi di Prisciano a quelli di voc. Valle a quelli di parte del comparto chimico alla città intera, fino a Marmore e Piediluco, fino a rendere legibus soluti gli interessati. Senza un approccio culturale nuovo, Terni è condannata a vivere in un illimitato quanto asfittico presente: confido che Stefano Neri se ne renda conto”.