Imu e Tasi, Terni è la terza città più tassata d’Italia

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palazzo spadaImu e Tasi pesanti come macigni a Terni. Secondo uno studio di Confartigianato, che elaborando dati di ITWorking ha tracciato una mappa delle aliquote, il Comune ternano si piazza in terza posizione: solo Trieste e Lucca tassano maggiormente gli imprenditori.

Confartigianato, che ha pubblicato lo studio in vista della scadenza dei pagamenti del 16 giugno, scrive: “Le tasse sugli immobili produttivi dividono l’Italia degli imprenditori. Il fisco colpisce capannoni, laboratori, strumenti di lavoro con una ‘giungla’ di aliquote diverse. Le più penalizzate sono le aziende dell’Umbria che, tra Imu e Tasi, subiscono un’aliquota del 10,34 per mille. Il trattamento migliore va invece alle imprese della Val d’Aosta che pagano un’aliquota dell’8,16 per mille”.

Dall’elaborazione emerge che in Italia “l’aliquota media di Imu e Tasi è del 9,97 per mille, ma con scostamenti molto significativi nelle diverse zone del Paese. E, quel che è più grave, tra il 2012 e il 2014, la tassazione sugli strumenti di lavoro delle imprese è aumentata del 18,4%, mentre nello stesso biennio le tasse sulle abitazioni principali sono diminuite del 10%. In media, in due anni ciascun imprenditore ha subito un aumento di 138 euro della pressione fiscale sugli immobili produttivi”.

Per quanto riguarda i Comuni, “gli imprenditori più tartassati sono quelli di Trieste, con un’aliquota del 10,99 per mille, seguiti da quelli di Lucca (10,57 per mille) e di Terni (10,54 per mille). Al capo opposto della classifica, il fisco è più clemente con i loro colleghi di Aosta, che su laboratori e capannoni pagano l’aliquota più bassa: 8,16 per mille. Li seguono a breve distanza gli imprenditori dell’Ogliastra (8,19 per mille) e di Oristano (8,25 per mille)”.

Il segretario di Confartigianato, Cesare Fumagalli, commenta: “Su laboratori, macchinari, capannoni si concentra un prelievo fiscale sempre più forte, aggravato dalle complicazioni derivanti dalla giungla di aliquote diverse. E’ assurdo tassare gli immobili produttivi delle imprese come se fossero seconde case o beni di lusso. Come si può essere competitivi con una zavorra tanto pesante sulle spalle? Che fine ha fatto l’annunciata riforma della tassazione immobiliare all’insegna della semplificazione e della riduzione delle aliquote?”.

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