I due inceneritori di Maratta bruceranno 130 mila tonnellate di rifiuti all’anno. È quanto ipotizza il Comitato No Inceneritori Terni sulla base della bozza del decreto attuativo dello Sblocca Italia di cui riporta una parte.
Il comunicato del Comitato No Inceneritori Terni:
“Siamo venuti in possesso della nuova bozza del decreto attuativo dell’articolo 35 del decreto Sblocca Italia e purtroppo apprendiamo della previsione di realizzazione di 6 nuovi inceneritori, 4 al centro e 2 al sud, per quanto riguarda il centro, uno dei 4 sarà da realizzare in Umbria e dovrà avere una capacità di 130.000 tonnellate all’anno. Tutto confermato per l’Umbria quindi rispetto all’agosto scorso, così sembrerebbe. Solleviamo come qualche mese lo stesso dubbio: davvero qualcuno pensa che sia realizzabile un nuovo inceneritore, delle dimensioni circa quelle di Aria, in uno qualunque dei comuni umbri, e che date le dimensioni e i volumi prodotti tutto porterebbe a pensare a Perugia?
Il quantitativo previsto delle 130mila tonnellate semmai si approssima alla somma delle capacità di combustione dei due impianti già esistenti ed in funzione nel nostro comune. Con ogni probabilità saranno proprio questi gli impianti che dovranno farsi carico di questa quota stabilità nel decreto, basterà un aggiornamento delle tipologie di combustibili nelle rispettive autorizzazioni, che ad oggi sono ancora ferme e vedono un impianto (Ternibiomassa) operare in deroga e l’altro (Aria) ancora in attesa di una risposta proprio legata a una richiesta di cambio di combustibile.
La Presidente regionale Marini e l’assessore Paparelli avevano dichiarato che “nemmeno un kilo di rifiuto verrà bruciato”, vorremmo capire cosa invece si è detto durante la riunione tecnica del settembre scorso presso il Ministero dell’Ambiente. Non vorremmo che tutto ciò passasse senza che l’amministrazione abbia davvero mosso un dito, per non infastidire Renzi e il suo percorso di accentramento delle decisioni, bypassando totalmente le necessità e le problematiche di chi vive determinate realtà. Il loro progetto è molto chiaro, le comunità locali non dovranno più avere voce in capitolo sullo sviluppo del loro territorio, ce lo dovranno avere solo le società di servizi che dovranno fagocitare quei pochi beni rimasti pubblici, senza minimamente considerare la qualità della vita. Dobbiamo impegnarci a fermare questo processo il prima possibile”.
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