All’ospedale di Terni un convegno interregionale sulle patologie della prostata
“Si stima che potrebbe essere colpito da cancro alla prostata un soggetto su undici nella fascia di età compresa fra i 40 e i 70 anni – spiega Luzio Luzzi, direttore della struttura complessa di Urologia – cioè circa 14 milioni di italiani. Oggi sono disponibili molti tipi di trattamento per il tumore della prostata, ciascuno dei quali presenta benefici ed effetti collaterali specifici. Solo un’attenta analisi delle caratteristiche del paziente (età, aspettativa di vita, ecc..) e della malattia (basso, intermedio o alto rischio) permette allo specialista urologo di consigliare la strategia più adatta e personalizzata e di concordare la terapia anche in base alle preferenze di chi si deve sottoporre alle cure”.
La scelta della terapia dipende dallo stadio del tumore, nonché dall’età e dalle condizioni generali del paziente. Sopra gli 80 anni si potrebbe scegliere di non intervenire, in considerazione della lenta evoluzione della malattia a quella età. Negli stadi iniziali della neoplasia e quando le condizioni generali e l’età del paziente lo permettono, si può effettuare la rimozione chirurgica della prostata (la prostatectomia radicale), eseguibile anche per via laparoscopica o robotica; ma questa terapia che, permette un’ottima prognosi con un tasso di sopravvivenza a 10 anni intorno al 90%, a volte può causare complicanze. Per fortuna, lo sviluppo delle tecniche chirurgiche permette, soprattutto nelle neoplasie localizzate, di eseguire una chirurgia “nerve-sparing”, con riduzione del rischio di disfunzione erettile, rischio che viene ulteriormente ridotto, insieme a quello di incontinenza urinari, dall’impiego di terapia riabilitativa nell’immediato post-operatorio.
Anche la radioterapia risulta essere un trattamento efficace sia negli stadi iniziali che localmente avanzati. Infine, nei pazienti in cui non sussistano le condizioni per una terapia chirurgica o radioterapica, o la malattia sia ormai sistemica, vi è la possibilità di eseguire un trattamento ormonale antiandrogenico con farmaci che agiscono sia centralmente che perifericamente ritardando la progressione della malattia. L’argomento è molto più complesso di quanto a prima vista non possa apparire. Infatti, tutte le scelte terapeutiche comportano degli effetti collaterali (tra cui la disfunzione erettile e l’incontinenza urinaria), con relative implicazioni personali e sociali, che richiedono di essere valutati attentamente caso per caso e sui quali si confronteranno i professionisti che parteciperanno al convegno.