Ancescao: ”Chiesta da 2 anni convenzione per strutture comunali, penalizzati da Giunta incapace”
Spiega Lamperini che “fino ad oggi ogni singolo centro sociale veniva contattato dall’amministrazione comunale per la firma di una convenzione: per eliminare questa parcellizzazione, due anni fa chiedemmo all’amministrazione comunale di sottoscrivere una convenzione unica per tutti i centri sociali che fanno capo all’Ancescao poiché ritenevamo importante che tutti i centri avessero lo stesso trattamento. Inoltre capivamo che per il Comune c’erano dei problemi di disponibilità economica quindi proponevamo una convenzione che prevedeva il pagamento dell’affitto ad un costo politico, dietro il corrispettivo di alcuni servizi effettuati a favore degli anziani in modo tale da sopperire alle mancanze dei servizi sociali (ad esempio, accompagnamento a visite mediche, adempimenti di pratiche burocratiche, misurazioni di pressione arteriosa e glicemia, acquisto di medicine ecc) e che prevedeva l’accollo del pagamento delle utenze da parte di tutti i centri (mentre oggi per alcuni centri a pagare le utenze è l’amministrazione comunale). Con l’amministrazione ci siamo scambiati delle bozze di convenzione, ci sono state dichiarazioni di apertura ma dopo due anni non siamo riusciti ad avere questa benedetta convenzione”.
Per Lamperini dietro questa lentezza e questi ritardi si manifesta “l’incapacità di chi gestisce la politica in questa città di dare risposte adeguate rispetto ai problemi. Il potere politico locale non capisce l’importanza che ricopre chi si mette a disposizione e fa volontariato e promozione sociale. C’è quindi un’incapacità manifesta. Inoltre c’è la volontà di penalizzare un’associazione che non è schierata e non è prona all’amministrazione comunale e che è anzi in grado di esprimere una visione diversa della città. Sono questi i motivi per cui ad oggi non c’è ancora una convenzione. Non credo però che dovrebbero essere questi i meccanismi che regolano la vita di una comunità. Ma forse non si rendono conto che Terni sta morendo. Sarebbe però il caso che cominciassero a ragionare su come, insieme, si possa costruire una risposta e non su come perpetuare il dominio sulla città”.
Il giudizio del vicepresidente di Ancescao è decisamente critico: “La politica sociale dell’amministrazione comunale non ha né capo né coda. Insegue priorità momentanee senza alcuna programmazione che tenga conto delle necessità dei cittadini ternani. Quattro anni fa, poco dopo l’insediamento dell’attuale Giunta, si parlò di un piano regolatore sociale. Praticamente una chimera, in realtà si perdeva tempo. Da lì è nata una non condivisione rispetto alle politiche sociali. Per questo in un’occasione dissi al sindaco che secondo me c’era un’incapacità generale degli uomini della sua Giunta di rispondere ai bisogni della città di Terni”.
Lamperini è anche presidente del centro sociale Il Rivo dove “ogni giorno si ritrovano 25/30 anziani che hanno l’opportunità di leggere i giornali, guardare la tv, socializzare, giocare a carte, avere una vita in comune, sentirsi utili svolgendo azioni di volontariato. Inoltre un’infermiera settimanalmente effettua la misurazione della pressione e della glicemia. Spesso vengono accompagnati alle visite mediche e vengono aiutati in ciò che gli occorre. Otto anni fa presso Il Rivo abbiamo anche dato vita al primo centro per alzheimer di Terni e portato avanti molte attività rivolte al sociale”.
Nonostante l’intensa attività del centro sociale, l’amministrazione comunale non ha intenzione di farsi carico della manutenzione straordinaria della struttura che ospita Il Rivo. “L’attuale sede del Rivo necessita di lavori di consolidamento per i quali occorrono 47 mila euro. Si tratta di interventi strutturali, manutenzione straordinaria che è a carico del proprietario dell’immobile, cioè del Comune. Da circa 3 anni però in via del Tordo sono stati realizzati dei nuovi locali inizialmente destinati al centro sociale Il Rivo. Recentemente ci è stato chiesto di rinunciare a quei locali poiché erano appetibili per un centro diurno per disabili. Venendo incontro a questa richiesta abbiamo acconsentito di restare nei nostri attuali locali a patto però che il Comune avesse portato a termine i lavori di consolidamento. Ora ci viene detto che non ci sono i soldi per effettuare questi lavori”.