Araba Fenice, domenica ultimo atto: in programma il concerto in onore di Wackenroder ”Il primo dei romantici”
Pochi conoscono W.H. Wackenroder, nato a Berlino nel 1773 e ivi scomparso già nel 1798. Era figlio di una famiglia ricca o almeno, ebbe quell’agiatezza sicura che hanno le famiglie dei grandi funzionari. Suo padre, grande uomo di cultura, era consigliere segreto di guerra e Primo Borgomastro della giustizia a Berlino. Wackenroder lo si può considerare come il primo degli scrittori, che dette alimento alla grande mareggiata del movimento romantico sia nella letteratura che, soprattutto, nella musica. Un movimento che ebbe anche altri ispiratori, come Novalis, Schlegel, lo stesso Tieck, Heine, Eta Hoffmann e ancor prima Goethe. Ma in Wackenroder, scomparso così giovane, si racchiude e si trova quel senso di “dono” ricevuto dall’alto; un vero miracolo che gli uomini devono apprezzare e che risponde alla parola di arte e musica. La sua breve opera è considerata come il primo documento di estetica romantica, nella contemplazione di un ideale che sovrasta la ragione, offrendosi come un misterioso dono divino.
Pittura e Musica furono per Wackenroder le arti romantiche per eccellenza, con riconosciuta superiorità della Musica, linguaggio privilegiato dell’assoluta interiorità con la quale “sentiamo il sentimento”. “Appena risuonarono la musica e il canto – scrive nella favola orientale del Santo Ignudo – la rombante ruota sparì di mano al santo ignudo. Erano quelle le prime note musicali che cadevano nel deserto, e subito lo sconosciuto desiderio fu quietato, l’incanto disciolto, il genio, che si era smarrito, fu liberato dal suo involucro terrestre. La forma umana del santo era scomparsa, un’immagine spirituale bella come un angelo, intessuta di vapore leggero, s’innalzava librandosi in movimenti di danza dalla terra verso il cielo”.
Wackenroder muore a soli venticinque anni. Ha attraversato la cultura europea alla velocità di una meteora. In rapporto edonistico, ha guardato con i propri occhi la bellezza, concedendosi così alla morte. Perché se la morte si maschera di bellezza, chi ama la musica non teme di guardarla negli occhi.