Ast, Bellanova: ”Governo disponibile a convocare le parti”. Rossi: ”Non può fare l’arbitro”
Come nulla fosse, senza mai prendere atto dei totali fallimenti, gli esponenti del Governo continuano a manifestare la propria disponibilità. Questa mattina è stata la volta di Bellanova che alle agenzie di stampa ha detto: “Nella vertenza Acciai Speciali Terni sono disponibile anche domani mattina a convocare le parti. Appena capiamo che ci sono le condizioni il Governo è pronto ma siamo ancora nella parte della gestione sindacale. L’azienda avendo avviato la procedura con 537 licenziamenti, deve sedersi a un tavolo con il sindacato, ma al momento non è avvenuto. Trascorso il termine di 40 giorni, nei successivi 35 giorni, il Governo può convocare le parti”.
Il sottosegretario, manco a dirlo, ha aggiunto che “il ministero sta continuando a lavorare, ma un incontro formale al momento non è stato ancora previsto”. Bellanova ha infine pure ricordato l’infruttuosa telefonata di ieri tra il ministro Federica Guidi e la direzione Thyssenkrupp: “Il Governo ha fatto un intervento sulla proprietà che ha risposto che il piano è quello dell’amministratrice delegata Morselli”. Fine delle odierne comunicazioni da parte del Governo.
ROSSI A reputare insufficiente questo atteggiamento è ormai anche il senatore del Partito Democratico, Gianluca Rossi, che in una nota scrive: “La vicenda Ast non è circoscrivibile all’interno del perimetro delle crisi aziendali: per questa ragione il Governo non può ritagliarsi il ruolo terzo o tecnico di mero arbitraggio tra sindacati e azienda”. Insomma, anche il Pd locale, di cui Rossi è uno dei principali esponenti, sostiene che il Governo non possa più fare l’arbitro. Ieri l’attivo del Partito Democratico di Terni ha tra l’altro avanzato la proposta di mettere in campo i contratti di solidarietà.
Per Rossi “la partita che si gioca su Ast richiede che le forze in campo siano subordinate a quello che è l’interesse primario di un Paese, ossia un asse portante del Pil nazionale, dell’occupazione umbra e non solo, della qualità del nostro export nel mondo, di un ingranaggio fondamentale del sistema industriale europeo; tutti elementi che non possono essere oggetto di negoziazione. Per queste ragioni il posto che compete al Pd e al Governo è quello di stare dalla parte dei lavoratori e di chi li rappresenta”. Il senatore chiede quindi di “dare seguito alle parole scritte nella nota di Palazzo Chigi di giovedì scorso, richiamando l’azienda ad abbandonare posizioni che talvolta appaiono volte ad innescare tensioni anziché a risolverle e riprendendo un’iniziativa per riattivare il confronto con l’obiettivo di raggiungere un punto più avanzato rispetto all’accordo proposto l’8 ottobre scorso”.
CECCONI Particolarmente duro, non solo nei confronti del Governo ma anche del Pd ternano, è il consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Marco Celestino Cecconi, che scrive in un comunicato: “Due conclavi del PD nello stesso giorno fra Terni e Roma e, poi, le esternazioni del sottosegretario Teresa Bellanova, sono più che sufficienti, purtroppo, per legittimare le più pessimistiche previsioni in ordine all’orizzonte strategico (che non c’è) e all’autorevolezza (idem) con cui le istituzioni locali e nazionali (entrambe governate dallo stesso partito) stanno affrontando la questione dell’Ast”.
“Da Roma – aggiunge Cecconi riferendosi alle parole del premier – Matteo Renzi ci ha fatto sapere che il ruolo di Palazzo Chigi sarebbe nulla più che quello dell’ ‘arbitro’, in una partita ‘tra quelli che vogliono licenziare e quelli che si oppongono ai licenziamenti’ che comunque ‘non potrà mai diventare un derby fra Italia e Germania’. Se è questo il massimo che sei arrivato a capire, caro Renzi, è la prova provata che il tuo governo non è e non sarà mai capace di guardare oltre il proprio ombelico e i bonus-bebè per i pannolini…: perché questa non è, se non te l’avessero ancora spiegato, la partita di qualcun altro. Questa è (dovrebbe essere!) la tua partita. Qui si tratta di scendere in campo indossando una maglia ben precisa, derby o non-derby. Qui si tratta di difendere un interesse nazionale che non sai o non vuoi ponderare, ovvero si tratta di mettere fine a quello che – in un commento illuminato pubblicato martedì dal quotidiano economico Italia Oggi, dall’eloquente titolo ‘Un sos dalla siderurgia’ – viene giustamente definito come ‘lo sfascio perpetrato da vari soggetti ai danni della nostra industria primaria, innanzitutto quella siderurgica, ridotta al lumicino da un sistema-Paese che non comprende che senza acciaio nazionale non può esistere un settore manifatturiero forte e, quindi, non può esistere nessuna speranza che riprenda la nostra capacità di produrre nuovamente ricchezza e benessere per i cittadini’. Altro che arbitro; altro che licenziamenti sì licenziamenti no; altro che intervento a richiesta delle parti; altro che pannolini…!”.
“Del resto – prosegue Cecconi – la miopia del governo nazionale fa il paio con quella delle istituzioni cittadine (dalle quali, anzi, è probabilmente alimentata nella medesima assenza di visione), se è vero come è vero che il massimo che il sindaco Di Girolamo e lo stato maggiore del PD locale sono riusciti in queste ore ad inventarsi è ‘il ricorso ai contratti di solidarietà’ (sic!), per ‘diminuire il carico del costo del personale sull’azienda’ (e dai…!), come se – appunto – il vero problema delle Acciaierie fossero gli esuberi negli organici… Sul piano delle soluzioni, nel medesimo editoriale di Italia Oggi si rammentano le politiche protezionistiche di Obama proprio a favore della siderurgia statunitense. E, su quella falsariga, si chiede al governo italiano di ‘intervenire anche con atti straordinari'”.
Conclude il consigliere Cecconi: “Il punto è proprio questo. Per dichiarare le Acciaierie ternane sito di interesse nazionale gli strumenti ci sono. E non c’è bisogno di chiamare in causa nessun disastro ambientale come per Taranto. Ci vuole la capacità di capire una buona volta che quella delle Acciaierie ternane non è la crisi di una fabbrica qualunque. Ci vuole consapevolezza della strategicità della siderurgia made in Italy. Ci vuole coraggio e inventiva. Ci vuole, certo, anche orgoglio nazionale sui tavoli internazionali. Solo su questo – lo vogliamo dire con chiarezza al sindaco Di Girolamo che gioca a fare l’ ‘incompreso’ e invoca l’unità – siamo disposti a batterci insieme. Ma il problema è che al momento, in casa PD, tutte queste cose mancano completamente sia a Terni che a Roma”.