Ast, Burelli a Il Sole 24 Ore: “Secondo forno? Resterà aperto solo se profittevole”

Parole che gelano. Il futuro della Ast ThyssenKrupp torna nuovamente in discussione. Il nuovo amministratore delegato Massimiliano Burelli ha parlato a Il Sole 24 Ore e il quadro che ha dipinto per lo stabilimento ternano non è per niente roseo. La bomba più grossa è quella relativa alla produzione. Secondo Burelli infatti il milione di tonnellate concordato con il sindacato, non è un dogma, così come il mantenimento di due forni.

“La soglia dovrebbe essere raggiunta a fine anno – dice Burelli – ma il volume non è un driver determinante. Mi interessa la profittabilità. Gli impegni ci sono, perché sono scritti, ma dall’altra parte c’è il mercato con cui dobbiamo fare i conti”. Chiaro e tondo. Come anche è chiaro sul destino del secondo forno: “E’ attivo – dice – e rimarrà acceso fino a quando ci saranno le condizioni economiche che lo permetteranno. Nessuno, comunque, ha interesse a spegnerlo se genera volumi profittevoli”. Burelli sottolinea poi come sono stati portati a termine gli investimenti concordati: “Circa 1,8 milioni per i bruciatori addizionali nel primo forno allo scopo di aumentare la performance. Se ci saranno i presupposti valuteremo investimenti anche nel secondo impianto Proseguiamo nel solco delle scelte di 2 anni fa con un maggior peso per gli acciai a maggiore valore aggiunto”.

Poi Burelli torna sul processo di ristrutturazione attuato da chi l’ha preceduto, vale a dire Lucia Morselli: “Si è conclusa, ora si apre una nuova fase. Ma questo non significa che non siano in previsione scelte di riorganizzazione o di ristrutturazione leggera, ma nel futuro, a differenza del passato, la parte industriale sarà centrale”. Mercato al centro dunque: “Ci sposteremo verso gli end user e i clienti che pagano di più”, dice Burelli, che poi spiega, anche alla luce delle difficoltà sul fronte del titanio come in futuro “ci saranno altre attività di accorpamento e riorganizzazione, perchè nulla si può escludere, dipende dal mercato”

E mentre si discute su eventuali ingressi cinesi nello stabilimento, ecco che proprio da lì potrebbe aprirsi un fronte di concorrenza. Il mercato dei piani inox è attualmente protetto con dazi sull’import da Cina e Taiwan, ma un’eventuale concessione dello status di economia di mercato (Mes) alla Cina potrebbe peggiorare la situazione. “Le conseguenze per il manifatturiero sarebbero devastanti sul fronte occupazionale – spiega Burelli- ci sarebbero meno possibilità di difendersi dal dumping (la procedura di vendita sul mercato estero ad un prezzo inferiore rispetto a quello in cui si vende nel mercato di origine ndr) orientale”.

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