Ast, Confindustria: ”Tornare subito al lavoro, danni incalcolabili con questa protesta”
Confindustria Umbria si propone “come luogo di confronto e di incontro naturale per il mondo del lavoro e quello produttivo, e pertanto non è accettabile il ricorso da parte di taluni alla violenza che nulla ha a che vedere con le relazioni sindacali anche se difficili e complesse. La sede di Terni resta comunque aperta per i confronti tra le parti sociali e non saranno pochi violenti ad impedirlo”. Il riferimento è alle tensioni di lunedì scorso per il caso Ilserv che hanno portato al ferimento di 4 agenti delle forze dell’ordine.
Neri scrive: “E’ urgente interrogarsi seriamente sulle gravissime conseguenze che il protrarsi di posizioni radicali stanno per comportare sul tessuto sociale e produttivo ternano e umbro”. Secondo Neri “per effetto dello sciopero ad oltranza e della chiusura delle portinerie dello stabilimento siderurgico sono decine le imprese, associate e non, che si vedono impossibilitate a lavorare”. Queste imprese occupano direttamente oltre 1.200 lavoratori che sono impiegati stabilmente all’interno dell’Ast. Al momento alcune di queste imprese, con notevoli sforzi, riescono a pagare gli stipendi di ottobre ma probabilmente nessuna di esse riuscirà a pagare gli stipendi del mese successivo. Per dimensione e per settore di attività, peraltro, molte di queste aziende non possono utilizzare la cassa integrazione ordinaria e straordinaria né la mobilità”.
“Per giunta – prosegue la nota di Neri – le organizzazioni sindacali hanno ufficialmente comunicato a Confindustria Umbria ‘la propria indisponibilità alla sottoscrizione di nuovi accordi, e/o ampliamenti di cassa integrazione guadagni per tutti i dipendenti che svolgono attività all’interno del sito TKAst di Terni. Tale decisione riguarda sia i lavoratori della TKAst e sue controllate sia i lavoratori delle aziende terze che operano in appalto all’interno del sito'”.
Questa situazione, sempre secondo Stefano Neri, “determina altresì difficoltà spesso insormontabili per i versamenti dei contributi previdenziali da pagarsi il prossimo 16 novembre con la conseguenza di non poter conseguire il Durc, documento essenziale per riscuotere dal committente i corrispettivi per i lavori già eseguiti. Non solo, automezzi e attrezzature di imprese locali – si legge ancora nella nota – sono da settimane ‘sequestrati’ all’interno dell’acciaieria con l’impossibilità di essere utilizzati altrove per eseguire qualsiasi lavoro diverso. Sono oltre 500 i lavoratori indiretti dell’indotto, prevalentemente del settore metalmeccanico, che lavorano in officine esterne allo stabilimento siderurgico attualmente ferme. Tutto ciò procura inevitabili danni a catena sia attraverso il mancato pagamento dei fornitori, generando un pericoloso effetto domino”.
La nota del vicepresidente di Confindustria Umbria prosegue: “E’ chiaro che si sta determinando una drammatica situazione a fronte della quale Confindustria Umbria ritiene di lanciare un forte appello a tutti i soggetti diretti protagonisti in questo difficile momento. La volontà di tutti è che l’acciaieria prosegua e valorizzi il suo storico ruolo centrale nell’economia non solo di Terni ma anche regionale e nazionale. Questo è possibile solo se l’Ast tornerà a produrre valore in breve tempo”.
Neri dice anche: “Cogliamo passi in avanti positivi da parte dell’Ast che debbono essere presi a base per trattative degne di questo nome e per la definizione di strategie lungimiranti. Occorre considerare che dato il breve ciclo di produzione dell’acciaieria, la perdita di clientela per l’Ast sta assumendo dimensioni importanti con il concreto rischio che l’Azienda possa essere anche chiamata a pagare pesanti penali per mancate forniture. Non recando il maggior danno possibile all’acciaieria si creano le condizioni per il suo rilancio”.
Aggiunge Neri: “Del resto, Confindustria Umbria, con un’azione discreta e continua ha già contribuito in misura determinate, pur con qualche eccezione, a riaprire il dialogo tra l’Ast e le aziende dell’indotto che sembrava interrotto da una repentina richiesta di sconti orizzontali. Con questo atteggiamento negoziale si è verificata l’intenzione di prolungare e rafforzare le possibilità di collaborazione tra Ast ed aziende del territorio”.
Per Stefano Neri “è giunto il momento di ripensare le attuali forme di protesta e soprattutto l’atteggiamento di non dialogo nelle relazioni industriali. Confindustria Umbria di fronte all’attuale situazione di pericolo ha avviato nei giorni scorsi la definizione di un programma di rilancio dell’industria del comprensorio ternano, non coltivando alcuno spunto polemico e raccogliendo la manifestazione di volontà delle Istituzioni di porre in essere qualsiasi strumento attivabile per favorire la soluzione dei problemi. Confindustria Umbria invita i rappresentati dei lavoratori e le Istituzioni a confrontarsi rapidamente sui programmi di rilancio del territorio nei quali rientrerà con un ruolo primario l’attività dell’acciaieria. Vi è un’evidente sproporzione tra l’enormità del danno che si sta generando e questioni inerenti trattamenti economici o organizzazione di turni. E’ un appello al buonsenso, al rispetto reciproco, pur nella diversità dei ruoli, e alla dignità di una città e di un territorio che il protrarsi dell’attuale situazione inevitabilmente sta danneggiando”.
NEVI Il consigliere regionale di Forza Italia, Raffaele Nevi, su Facebook ha commentato: “Ha ragione il Presidente di Confindustria Neri! Lo sciopero alle acciaierie si sta trasformando in un danno per l’azienda e quindi per i lavoratori! Occhio a non fare il gioco di chi vuole lo sfascio! Speriamo che domani il Gov riesca chiudere accordo…”.