Ast in vendita: Marini scrive a Monti, Cgil e Fiom chiedono ripresa del confronto
Nella missiva, Marini ricorda che la multinazionale tedesca nei mesi scorsi aveva manifestato l’intenzione di uscire dal settore dell’acciaio, costituendo allo scopo uno specifico veicolo societario (Inoxum) in cui sono confluite tutte le società del gruppo attive nel settore Stainless, compresa l’Ast di Terni.
“Nella fase attuale – scrive la presidente umbra al premier – si stanno concretizzando manifestazioni di interesse che coinvolgono anche il sito industriale ternano, un insediamento le cui produzioni rappresentano una importante specificità della siderurgia nazionale. In questo quadro ritengo necessaria la convocazione del tavolo istituzionale di Palazzo Chigi, perché il futuro dello stabilimento di Terni e delle migliaia di occupati richiede una opportuna iniziativa di diplomazia economica, congiunta al monitoraggio costante dell’evoluzione delle trattative”.
Sulla stessa linea Cgil e Fiom di Terni: “La ripresa del confronto a Palazzo Chigi sui temi degli acciai speciali è indispensabile per determinare iniziative il cui scopo è quello di garantire la permanenza delle attività industriali dell’Ast che solo per l’Umbria contano il 25% del prodotto lordo”. I sindacati chiedono al Governo “una iniziativa politica per sostenere il sito industriale, considerato a livello internazionale un punto di eccellenza per gli investimenti fatti e per l’importanza che ha nel sistema produttivo italiano, dove l’inossidabile, i fucinati e il titanio costituiscono prodotti di base fondamentale nel made in Italy”. Secondo Cgil e Fiom l’operazione di scorporo del settore dell’inox da parte della multinazionale tedesca “non ha risolto i problemi finanziari, anzi ha accentuato le difficoltà inerenti la disponibilità di denaro corrente necessario a garantire la gestione quotidiana, al punto che la vendita degli impianti è stata presentata come unica e possibile soluzione per garantire la sopravvivenza e la gestione delle attività industriali”. Chiedono quindi che “si attivino politiche energetiche in grado di sostenere il fabbisogno impiantistico, che si completino le infrastrutture per facilitare la comunicazione verso i porti più importanti del Tirreno e dell’Adriatico” e infine “che l’Italia si faccia promotrice nei confronti della commissione europea interessata, di iniziative tese a garantire controlli sull’Inox importato e soprattutto norme tese a contenere ed utilizzare il rottame prodotto in Europa”.