Ast, istituzioni umbre: ”Da Outokumpu inaccettabili silenzi su piani industriali, situazione dannosa”
“E’ vero che le regole attuali dell’Unione europea non sono adeguate perché hanno in parte compromesso la validità del piano di Outokumpu – affermano i cinque rappresentanti delle istituzioni in un comunicato della Regione – ma è inaccettabile che in questa fase, con tempi indefiniti, non si possano avere elementi di conoscenza soprattutto riguardo ai piani industriali presentati dai soggetti che hanno presentato offerte di acquisto. Allo stesso tempo, non possiamo permettere che il sito di Terni, primo impianto in Italia per capacità installata e tra i più importanti in Europa per la produzione di acciai speciali, un sito strategico per l’industria siderurgica e per l’economia dell’Umbria e di tutto il Paese, rischi di perdere la sua strategicità”.
“Non è ammissibile – aggiungono – che prosegua un processo di indebolimento progressivo delle Acciaierie di Terni e delle sue capacità produttive, del suo valore industriale. Condividiamo le preoccupazioni espresse oggi anche da tutte le organizzazioni sindacali e dei lavoratori, così come apprezziamo che il Governo si sia assunta la responsabilità di gestire ai massimi livelli questa vicenda. Condividiamo, pertanto, anche la precisa richiesta del presidente del Consiglio dei ministri contenuta nella lettera inviata al presidente della Commissione europea Barroso e al commissario alla Concorrenza Almunia, con la quale si invita la Commissione a definire una proroga della procedura di cessione dell’Ast di Terni in tempi stretti e, soprattutto, in funzione del miglioramento delle offerte di acquisto per ciò che riguarda in primo luogo il piano industriale dell’acquirente e la necessità che dia garanzie per il futuro del sito integrato di Terni”.
“E’ stato ricordato che non sono solo sei mesi che l’Ast vive in questa incertezza – proseguono i rappresentanti delle istituzioni umbre – ma oltre un anno e mezzo, da quando ThyssenKrupp decise la cessione dell’Ast. Questa situazione sta danneggiando la capacità industriale e produttiva del sito umbro e c’é il rischio che il ruolo di Ast ne esca impoverito rispetto al suo ruolo internazionale e venga relegato nell’esclusivo mercato italiano”.
“Più che guardare all’aspetto economico delle offerte degli acquirenti – sottolineano Marini, Riommi, Polli, Di Girolamo e Piermatti – siamo interessati ad avere informazioni e garanzie rispetto al loro profilo industriale. Le Istituzioni inoltre si riservano comunque la possibilità che la procedura di cessione, come prevedono i Trattati dell’Unione, venga gestita direttamente dalla Commissione europea. Il rischio da evitare, infatti, è che il sito integrato di Terni, assolutamente sano economicamente, non sia più parte di un gruppo industriale di livello internazionale e adeguato alle sue capacità e venga ridimensionato nelle sue funzioni e capacità di mercato. Riteniamo – concludono – che questo sia non solo un interesse prioritario per l’Umbria, ma anche per l’Italia e l’economia di tutto il Paese”.
Per il capogruppo regionale del Pdl, Raffaele Nevi “dalla riunione al ministero dell’Industria su Ast, e dalle dichiarazioni del sindaco di Terni, sembra emergere un quadro chiaro e di inaudita gravità che non può passare come se nulla fosse. Penso che oltre alla giusta azione del Governo, che spero tuttavia non si limiti all’invio di una lettera alle istituzioni europee – scrive Nevi in una nota – occorra che la città di Terni si mobiliti come successe nel 2005 per il magnetico. Questo, per far capire a chi in Europa pensa di spogliare il patrimonio industriale italiano, che con le cose serie non si scherza. Non si può tollerare che questa vicenda finisca nel porto delle nebbie senza date certe circa la fine di una procedura che, inspiegabilmente, si è interrotta a seguito della dichiarazione della Outokumpu di non accettare le proposte fatte dai due gruppi industriali che hanno manifestato interesse”.
“Il commissario Almunia, da ortodosso interprete delle leggi comunitarie, non può trasformarsi in interprete delle esigenze economiche della multinazionale finlandese. Penso che l’Italia – conclude Nevi – ma prima ancora Terni e l’Umbria non possano tollerare una cosa simile”.