Ast, sindacati hanno incontrato Ad Pucci: al centro discussione livelli produttivi e cessione
Nell’incontro il management dell’Ast ha rassicurato sulla fase di transizione, garantendo almeno per i prossimi sei mesi il mantenimento dei livelli di produzione, sia per la parte a caldo che per quella a freddo (fino a 120 mila tonnellate di acciaio mensili nel primo caso).
I vertici hanno fatto quindi sapere che, in ottemperanza alle disposizioni della Commissione europea antitrust, l’arco temporale in cui il sito ternano può essere venduto decorre dal 7 novembre scorso per una durata massima di sei mesi e nella fase attuale viene riconosciuta all’Ast l’autonomia operativa per proseguire la missione industriale. In questa fase transitoria tutte le operazioni saranno poste sotto la supervisione degli enti di controllo della Commissione antitrust europea.
In merito alle trattative con i possibili acquirenti dell’acciaieria – che vengono seguite direttamente dallo stesso ad – Pucci non ha fornito dettagli in merito, spiegando che le manifestazioni d’interesse e i dialoghi sono all’ordine del giorno, ma aggiungendo che non c’è al momento nulla di concreto. La trattativa – ha riferito l’amministratore delegato ai sindacalisti – viene comunque seguita dal Governo, che si sta interessando alla questione.
In una nota diffusa al termine dell’incontro le segreterie provinciali spiegano di aver ribadito “l’irrinunciabilità del Tubificio come parte integrante del sito di Terni in una prossima ed eventuale vendita e l’urgente e non rinviabile incontro con il Governo italiano a garanzia delle condizioni di vendita e delle prospettive future del sito di Terni”. I sindacati ritengono inoltre “irrinunciabile, per la corretta gestione del periodo transitorio, che qualsiasi operazione di gestione sia frutto di analisi, confronto e accordi basati su progetti coerenti, chiari e condivisi” e che sia “fondamentale che il metodo sopra citato sia esteso e applicato nella gestione delle problematiche del sistema appalti e ditte terze”. Infine Fiom, Fim, Fismic e Ugl hanno dato mandato alle segreterie nazionali di categoria e confederali “di verificare la percorribilità del ricorso rispetto alle decisioni assunte dalla Commissione antitrust della Comunità europea”.