Canile nel carcere di Sabbione: finanziato e mai realizzato. Ministero ritira i 445 mila euro stanziati

Non passa giorno senza che da Palazzo Spada non giunga una protesta o una recriminazione per i tagli finanziari imposti dal Governo Monti: lamenti non del tutto infondati. A maggior ragione desta stupore e rabbia la vicenda raccontata stamattina dal Messaggero: in questo caso il Governo aveva stanziato risorse, un bel gruzzolo di soldi (per finanziare un progetto utile da molti punti di vista) che l’amministrazione non ha mai utilizzato, finendo per perdere quel finanziamento.

L’occasione mancata riguarda un progetto concernente il carcere di Sabbione denominato “La casa di fido”: all’interno della casa circondariale, sarebbe dovuto sorgere  un canile che avrebbe ospitato una cinquantina di cani. Una volta a pieno regime la struttura avrebbe assolto due importanti funzioni: una di carattere sociale (i detenuti sarebbero stati chiamati ad accudire gli animali: la responsabilità di prendersene cura, avrebbe giovato alla rieducazione e al reinserimento nella società) e una pubblica (con un nuovo canile, si sarebbe alleggerita la situazione della struttura di Colleluna, da diverso tempo in difficoltà visto il sovraffollamento degli amici a quattro zampe). Infine, come autosostentamento della struttura, sarebbe entrata in funzione anche la pensione stagionale dei cani che, oltre a garantire introiti economici, avrebbe rappresentato un importante presidio contro l’abbandono dei cani, soprattutto nei periodi estivi.

Un progetto unico nel suo genere a livello nazionale, realizzato in collaborazione tra il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, associazioni di volontariato, Comune, azienda sanitaria locale, e presentato nel 2007. Vista la sua unicità, il ministero di Giustizia, aveva stanziato per la sua realizzazione la bellezza di 445 mila euro. Peccato che, nel corso di questi anni, Palazzo Spada non si è mai mosso, i lavori non sono partiti, il progetto è rimasto chiuso in qualche cassetto di un ufficio comunale e alla fine il Ministero ha ritirato il denaro messo a disposizione per destinarlo all’edilizia penitenziaria italiana. “Avevamo definito un percorso all’avanguardia che andava oltre quello che si può immaginare – riferisce al Messaggero l’ex direttore del carcere, Francesco Dell’Aira – in un’ambiente particolare come quello del carcere. L’impegno messo per realizzare un bellissimo progetto avrebbe meritato una conclusione più dignitosa”.

Persa un’occasione d’oro: risorse che potevano finire a Terni finiranno altrove; i detenuti non avranno una struttura fortemente rieducativa; una soluzione all’affollamento del canile di Colleluna svanisce nel nulla; una pensione che avrebbe potuto evitare qualche abbandono estivo non vedrà la luce. Peccato.

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