Ex-fabbrica d’armi a rischio chiusura, la senatrice Fioroni: ”Lavoratori in pensione non sostituiti”

Continua a mietere vittime il decreto del Governo denominato “Spending Review”. Ora, a rischio chiusura è lo stabilimento militare del Pmal (Polo militare di armamento leggero), la cosidetta ex-fabbrica d’armi di viale Brin, che a causa dei tagli avanzati da Roma e la continua carenza di personale, rischia seriamente di essere dismessa. Attualmente nella fabbrica si effettua la manutenziane delle armi dell’Esercito italiano, un lavoro che necessita precisione ed un’ottima conoscenza della materia però, a causa di un turn over bloccato, risulta in continua diminuzione il personale all’interno della fabbrica, con il rischio di veder chiudere lo storico stabilimento.

A paventare per questa possibile chiusura è la senatrice del Pd, Anna Rita Fioroni, che ha portato la vicenda direttamente nell’aula del Senato. Allo stato attuale, nella fabbrica lavorano circa 360 dipendenti che, secondo la senatrice, entro il 2015 scenderanno a 280. La Fioroni, dalla pagine del Giornale dell’Umbria, tende a precisare come sia importante evitare la dismissione dello stabilimento, eccellenza sotto vari punti di vista in campo militare: “Un ruolo importantissimo, un’eccellenza che non si può perdere. L’organico previsto per la struttura è pari a 450 unità, suddiviso in varie qualifiche come la produzione di strumenti verificatori, verifica e sostituzione di componenti o come, sul piano amministrativo, l’attuazione di bandi di gara internazionali per l’acquisto di attrezzature, parti di ricambio e materiali per esigenza della difesa. Tali realtà sono messe in crisi dalla mancata alimentazione di personale causato dalle attuali dotazioni del personale civile della difesa e dalla mancata sostituzione di quello che lascia il servizio per raggiunti limiti d’eta. Nei prossimi cinque anni cesserà dal servizio, per raggiunti limiti d’età, un numero di dipendenti determinanti nel garantire la continuità dei processi produttivi”.

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