Fabro, la centrale a biomasse non si farà, revocata autorizzazione, esulta comitato
Il comitato esulta: “Questa battaglia l’abbiamo vinta! Abbiamo dimostrato che quando i cittadini si uniscono e fanno sentire la loro voce non c’è affare né accordo politico che tenga. Che sia di monito alle Amministrazioni e alla Regione stessa per il futuro: la volontà popolare va rispettata. Abbiamo dimostrato che, in politica, come nella vita, avere il coraggio di prendere posizione anche pubblicamente dà i suoi frutti. Non battersi, non far sentire a chiare note la propria voce, invece, può aprire la strada ad ogni genere di attacco al territorio e alla salute pubblica. Tale atteggiamento è pertanto da considerarsi parte integrante del problema, e non mera neutralità rispetto al problema”.
“Ovviamente – aggiunge il comitato – non sappiamo ancora quali azioni l’azienda a cui era stata concessa l’autorizzazione potrebbe intraprendere (ha 60 giorni di tempo per presentare eventuale ricorso al TAR), e neanche se ripresenterà una nuova richiesta. Per questo riteniamo che sia fondamentale approvare atti normativi comunali simili a quello votato all’unanimità dalla giunta del Comune di Arrone (TR). Atto che prevede che una centrale a biomasse non possa essere costruita a meno di 5 km dalla prima casa, per ovvie ragioni connesse alla protezione della salute dei cittadini”.
Il Comitato fa sapere di aver “presentato l’atto ai comuni circostanti di Fabro, Ficulle, Monteleone e Montegabbione gìà da qualche settimana. Ci auguriamo che venga quanto prima presentato in Consiglio Comunale nei rispettivi Comuni, così da essere adottato nel più breve tempo possibile e rendere il nostro bellissimo territorio più forte rispetto ad eventuali speculazioni. Speculazioni che prolificano nel mercato drogato dagli incentivi statali erogati per certi impianti come quelli a biomasse sotto i 200Kw, impianti che comportano rischi potenziali per la salute, le aziende ricettive già presenti sul territorio, l’ambiente, e tutto ciò a fronte di nessun beneficio, se non quello per l’imprenditore stesso”.
Aggiunge ancora il comitato: “L’articolo 12 del regolamento regionale n°7 del 2011 (di riferimento per gli impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile) dichiara, contravvenendo così alla Legge dello Stato (articolo 6 comma 2 del decreto legislativo nazionale n°28 del 2011) che ‘le norme di cui al presente regolamento prevalgono sugli strumenti urbanistici ed ogni altra disposizione dei Comuni e delle Provincie’. Questa norma regionale arrogante, che toglie il fiato ai Comuni e alle Province, non può e non deve essere applicata, perché su di essa prevale la norma dello Stato! Lex Superior derogat inferiori e non il contrario! Quindi l’atto normativo adottato dal comune di Arrone è perfettamente legittimo e va rispettato, anche dalla Regione. E qualunque Comune lo adottasse, avrebbe la legge dello Stato dalla sua parte. Se ne ricordino gli amministratori e i Sindaci dei Comuni dell’Umbria”.
Il comitato ripercorre quindi la breve storia (a lieto fine) della centrale: “Ricordiamo che l’autorizzazione all’impianto di Fabro era stata concessa il 20 febbraio 2015 con benestare del Sindaco, Ufficio tecnico del Comune di Fabro, ma anche Arpa, Provincia, Asl Terni, sebbene non fosse presente la verifica di assoggettabilità alla VIA, come previsto dalla Legge dello Stato 116/2014 in vigore al momento del rilascio di tale autorizzazione. Riteniamo tali responsabilità gravissime”.
“Ribadiamo – prosegue il comitato – la nostra totale contrarietà alle politiche (a nostro avviso deprecabili) della Regione Umbria nei confronti delle fonti energetiche cosiddette rinnovabili (FER), alla mancanza di rispetto della volontà popolare e alla totale mancanza di regole e controllo, da parte della Regione stessa, contro le speculazioni che dietro le FER spesso si celano. Regole che dovrebbero essere invece messe in atto con forza, al fine di proteggere la sistematica distruzione del territorio umbro e assalto alla salute pubblica che sta avvenendo sotto i nostri occhi in questo preciso momento. Il Comitato No Centrale a Biomasse a Fabro continuerà a battersi e a fare rete con gli altri Comitati umbri per far fronte a questo gravissimo problema, e ad altri simili di cui siamo a conoscenza, in modo che la Regione torni quanto prima sui suoi passi”.
“Ricordiamo – aggiunge – che il cosiddetto ‘Pacchetto Clima Energia 20-20-20’, citato anche recentemente dall’Assessore all’Ambiente della Regione Umbria Silvano Rometti a seguito di una riunione con i Sindaci della Provincia di Terni, prevede (entro il 2020) il raggiungimento del 20% di energia a Fonte Rinnovabile, di portare al 20% il Risparmio Energetico e ridurre del 20% i Gas Serra. Bene, per quanto riguarda il primo punto del Pacchetto (le rinnovabili), in Umbria siamo già al 40% (quindi il doppio dell’obbiettivo previsto per il 2020) mentre per gli altri due punti (Risparmio Energetico e riduzione Gas Serra) siamo praticamente a zero. Ciò nonostante, la Regione e l’Assessore Rometti sembrano non accorgersi dello sbilanciamento tra i vari punti del Pacchetto Clima Energia e sembrano voler insistere testardamente nella direzione dell’implementazione di impianti a fonti ‘rinnovabili’ – sopratutto centrali a biomasse – sebbene l’obbiettivo sia già stato ampiamente raggiunto e sebbene questo comporti anche di andare contro il volere della popolazione, atto che consideriamo gravissimo”.
Infine i ringraziamenti del comitato: “Un grazie a tutti i nostri sostenitori, agli altri Comitati che ci sostengono, alle Amministrazioni di altri Comuni che si sono fatte sentire. Ora è il momento di fare altri passi concreti per scongiurare simili situazioni che potrebbero ancora ripresentarsi in futuro. Senza regole precise decise prima che certi eventi si verifichino, non saremo mai del tutto tranquilli. Continuate a sostenere il comitato a far sentire la vostra voce!”.