Il Kickbike
Il kickbike è un’evoluzione del monopattino che monta una ruota anteriore della dimensione di 28 pollici, ovvero come quella di una bici da corsa. Tale caratteristica, insieme ad altri accorgimenti meccanici, dona al classico monopattino un nuovo design, moderno e decisamente accattivante, un nuovo assetto e una migliore aereodinamicità e di conseguenza la possibilità di raggiungere una maggiore velocità e rilanciare quindi l’attrezzo in chiave competitiva e sportiva.
Non più soltanto uno svago per bambini ma un mezzo che può essere impiegato in svariati modi, come ad esempio per spostarsi in nome di una mobilità diversa e sostenibile in termini di inquinamento atmosferico, come strumento per mantenersi in forma e praticare un allenamento ottimale a tutti i livelli di intensità e come vera e propria pratica sportiva competitiva. Il kickbike è diventato infatti disciplina sportiva regolamentata e inglobata dall’I.K.S.A. (International Kicksled Scooter Association) con diverse gare a staffetta, sprint, resistenza, sui 200 metri fino ai 1000 metri, ma anche dai 10 ai 50 chilometri e ancora sulla lunga distanza, dai 60 ai 250 chilometri; inoltre vi sono competizioni di cross, down hill (gare in discesa) e anche i tour di massa.
Origini e diffusione
Il kickbike (anche chiamato ufficialmente, ma con meno fortuna, footbike) è nato nei primi anni ’90 ad opera del finlandese Hannu Vierikko. È però grazie alle intuizioni di un giovane di nome Alpo Kuusisto che la diffusione di questa pratica è diventata capillare, a seguito di un’importante opera di comunicazione, diffusione e promozione della disciplina. Durante l’estate del 2000 Kuusisto ha intrapreso un lungo viaggio attraverso le strade d’Europa con il kickbike, visitando l’Olanda, la Germania, la Repubblica Ceca e l’Italia, tutti i paesi in cui già si praticava la disciplina, portando gli appassionati gli uni a conoscenza degl’altri, e condividendo esperienze e progetti. In Olanda ha incontrato Thijza Brower che ha curato, qualche tempo dopo, la struttura organizzativa e pubblicitaria per il suo paese. In Italia Alpo Kuusisto ha incontrato Federico Torti dell’AVIS Ivrea, che negli ultimi anni ha lavorato intensamente con Elidio Viglio per la promozione del monopattino in Italia. Entusiasta di aver finalmente scoperto che anche in altri paesi si praticava il monopattino, l’AVIS Ivrea si è impegnato a costituire un gruppo per organizzare per l’anno successivo un calendario europeo. È dunque dall’Europa, grazie all’International Kicksled and Scooter Association, che questa disciplina ha iniziato la sua massiccia diffusione in ogni parte del mondo. In Italia, una delle realtà più intraprendenti si trova in Piemonte nella zona del Canavese, precisamente ad Ivrea, dove il Gruppo Sportivo Avis Ivrea, nel 2010, ha organizzato la prima edizione italiana del Campionato Mondiale di Kickbike.
Prestazioni sportive con kickbike:
Velocità massima raggiunta su terreno pianeggiante senza taglia aria | 39 km/h |
Velocità massima raggiunta in discesa senza taglia aria | 81 km/h |
1000 m.(1km) record | 1min. 0.5 sec. |
10000 m. (10 km) record | 20 min. 6 sec. (media di 33 km/h) |
Maratona (42km) record | 1h 20min 3sec (media di 31 km/h) |
Usare il kickbike vuol dire svolgere un’azione che va ad interessare in primis l’apparato cardiovascolare, specialmente se praticato all’aria aperta. Poi a stimolare diversi distretti muscolari con un effetto trofizzante generale delle gambe (polpacci, semitendinosi, bicipiti femorali, glutei) molto simili a quelli usati nella corsa, mentre la gamba di appoggio, quella con cui ci si sostiene sul mezzo, coinvolge muscoli simili a quelli usati nel ciclismo (polpacci, quadricipiti). Le gambe si alternano ogni 3-6 “pedate” o “kicking” a seconda della pendenza del tratto stradale che si sta percorrendo. Sollevare la gamba in avanti durante l’attività per caricare e aumentare la spinta, permette di sviluppare gli addominali inferiori e, poiché è possibile impostare liberamente la posizione di guida, i glutei, le braccia e le spalle sono continuamente sollecitate.
Aspetti tecnici
In generale i modelli di kickbike più diffusi si caratterizzano per avere le ruote di dimensioni diverse tra loro; normalmente quella posteriore può variare dai 16 ai 24 pollici ma in alcuni esemplari può arrivare anche a 26 e 28 pollici quindi della stessa grandezza di quella anteriore (che varia dai 26 pollici per le competizioni “off-road” ai 28 pollici per i modelli tipo da strada). I materiali con i quali vengono costruiti variano in relazione all’utilizzo, al tipo di impiego e di gara; vi sono telai in acciaio, alluminio e anche in carbonio, più o meno come avviene per le biciclette.
Il kicking
È il gesto tecnico che consiste nel dare delle “pedate” a terra per spingere il monopattino; per farlo è necessaria la quasi massima rotazione dell’anca e la flessione del ginocchio e della caviglia. La gamba che spinge e quella d’appoggio che sostiene la spinta svolgono azioni differenti, ma se il loro lavoro viene scambiato ogni 3-6 passi a seconda della pendenza, entrambe le gambe godono dei benefici di entrambi i tipi di flessione e rotazione per dare un movimento sequenziale e altamente fluido.
La gamba di appoggio
Mentre l’altra spinge, la gamba di appoggio svolge un lavoro importante di stabilizzazione che non è assolutamente da sottovalutare. Essa, infatti, corre il rischio di essere la prima ad affaticarsi se non si scambiano le gambe con frequenza. All’inizio del ciclo, la gamba è mantenuta praticamente diritta con il piede leggermente flesso e con il tallone sollevato dalla pedana. Tutto il peso grava su questa gamba che sopporta anche le forze verticali e laterali generate dall’azione di spinta e dai conseguenti movimenti del corpo. Il lavoro muscolare (contrazione statica-isometrica) è per la maggior parte svolto dai quadricipiti, anche se vengono sollecitati anche altri gruppi muscolari (tibiali, polpacci e addominali). La gamba di appoggio torna ad essere diritta alla fine del ciclo di spinta.
Ottimizzazione della spinta
Per rendere l’azione di spinta più efficiente occorre ridurre il continuo movimento verticale di compensazione della distanza tra la pedana e il terreno (da qui la tendenza di molti atleti a ridurre l’altezza della pedana applicando delle staffe tra la forcella e la ruota posteriore); inoltre bisogna minimizzare il più possibile il movimento oscillatorio del corpo, in avanti e indietro, cercando di stabilizzare la posizione con le spalle e le braccia.
Come in tutti gli sport anche nel kickbike si consiglia di rispettare alcune norme per cominciare bene e senza rischi:
• indossare sempre il casco protettivo
• individuare una gamba preferita di spinta
• esercitarsi ad alternare la gamba di spinta
• fare in modo che il “monopattino” scorra e scivoli bene
• fare attenzione agli ostacoli della strada come marciapiedi e dossi
• imparare a effettuare le manovre per cambiare direzione
• imparare a salire e scendere dal mezzo con agilità
• libertà nell’abbigliamento purché sia comodo
VIDEO DIMOSTRATIVO:
Fonte: benessere.com