Il pasticcio della discarica Ast che costa un milione di euro all’anno al Comune di Terni

Nelle ultime settimane è al centro dell’attenzione per la vicenda delle infiltrazioni nella galleria Tescino ma il percolato della discarica Ast di vocabolo Valle porta con se un altro problema di vecchia data che ogni anno costa ai cittadini ternani circa un milione di euro (a vantaggio di imprese private). Il Comune di Terni ha infatti in carico la gestione del percolato di una propria ex discarica Rsu che si trova all’interno della discarica Ast. Lo ha confermato questa mattina, nel corso del question time, l’assessore Luigi Bencivenga rispondendo ad un’interrogazione del consigliere del Prc Mauro Nannini. Su questa costosa vicenda, dalle delibere approvate nel corso degli anni emergono aspetti che meritano di essere approfonditi e che sembrano indicare un assurdo spreco di risorse pubbliche.

LA STORIA Per capire come mai il Comune si ritrovi da anni a sostenere tali pesantissimi costi e se palazzo Spada avesse a portata di mano una soluzione più efficiente ed economica, è necessario ripercorrere alcune tappe di questa storia che inizia nel 1978 quando, all’interno della discarica di rifiuti pericolosi di Ast, il Comune di Terni attivò una propria discarica per lo smaltimento di rifiuti solidi urbani (Rsu) ottenendo da Ast un comodato d’uso gratuito. La discarica di Rsu è stata gestita in proprio da palazzo Spada e, a partire dal 1996, attraverso Asm, poi a partire dal 1997 non è stata più utilizzata. Nel 2003 la stessa Asm completò il progetto di chiusura della discarica di Rsu e nel 2005 riconsegnò la gestione al Comune che a sua volta avrebbe dovuto riconsegnarla all’Ast chiedendo di canalizzare quel percolato in un loro impianto di depurazione. E’ qui che si verifica il problema: Tk-Ast non si è mai ufficialmente ripresa quella discarica che si trova all’interno della sua area (cioè all’interno della sua discarica di rifiuti pericolosi).

SCARICO ABUSIVO Inizialmente il Comune di Terni, in attesa di un atto formale dell’Ast, canalizzò il percolato della discarica Rsu direttamente nelle fognature: una soluzione adottata fino al 2008, cioè fino a quando non è intervenuta l’autorità competente che, a seguito di indagini, ha costretto palazzo Spada a rimuovere quello scarico giudicato “abusivo”. Da quel momento sono iniziati i dolori per le casse comunali: è iniziato lo smaltimento del percolato tramite autobotti di operatori privati che trasportano i liquidi alla discarica di Orvieto. Un servizio dai costi annuali esorbitanti stimati inizialmente in mezzo milione di euro. Questa mattina l’assessore Bencivenga ha invece parlato di circa un milione di euro.

“USARE DEPURATORE DI AST” Nel frattempo, nel 2010, pur non avendo mai accettato di riprendersela in carico, Ast ha effettuato il sormonto dell’ex discarica Rsu del Comune (cioè ha depositato terra sopra alla discarica Rsu per poi stoccarvi i propri rifiuti) rendendo impossibile identificare i confini dell’ex discarica e aumentando le difficoltà di gestione del percolato. Alla luce di tutto questo, palazzo Spada a fine 2010 riteneva che a farsi carico degli obblighi di gestione sarebbe dovuta essere Ast che avrebbe quindi dovuto canalizzare il percolato dell’ex discarica Rsu all’interno del proprio impianto Dorr Oliver.

“IMPOSSIBILE USARE DEPURATORE AST” Questa mattina l’assessore Bencivenga ha smentito esista questa possibilità: “Non sarebbe possibile trasferire il percolato dell’ex discarica Rsu nella vasca del Dorr Oliver perché questa non consente l’analisi chimica dei nitrati prevista per legge sul percolato. Sulle scorie (che vengono trattate dal Dorr Oliver ndr) viene infatti eseguito un altro tipo di analisi chimica”. In sostanza la soluzione che il Comune proponeva da anni “non otterrebbe l’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale)”.

LA SOLUZIONE L’assessore ha quindi annunciato di aver individuato la soluzione: “Abbiamo gli elementi per far partire una gara di appalto per un nuovo impianto di trattamento che abbatterà i costi di gestione del percolato. Nel giro di pochi mesi ci sarà a disposizione questo impianto che depura il percolato dai nitrati (rendendolo quindi semplice acqua) e che permetterà di versarlo direttamente nelle fogne”.

SOLUZIONE IGNORATA Eppure già a gennaio 2008, prima ancora che l’autorità competente obbligasse il Comune a rimuovere lo scarico abusivo nelle fogne, un dirigente di palazzo Spada, dopo un sopralluogo in cui aveva constatato una grave situazione di deterioramento dell’ex discarica Rsu, aveva sottoscritto la necessità di un intervento urgente e aveva indicato la soluzione oggi annunciata da Bencivenga: installare un impianto di depurazione così da poter lecitamente immettere il percolato trattato direttamente nelle fogne. Soluzione che avrebbe richiesto costi stimati per 100 mila euro. Quel documento è rimasto lettera morta. Il 23 marzo 2008 è arrivata la diffida ad interrompere il versamento abusivo del percolato nelle fogne e così l’urgenza è diventata quella di individuare un privato che si occupasse quotidianamente di prelevare e trasportare altrove il percolato.

MILIONI DI EURO A PRIVATI Per il 28 e 29 marzo 2008 il compito è stato temporaneamente affidato (con “trattativa privata a somma urgenza”) alla ditta ternana Iosa Carlo srl. Nel frattempo palazzo Spada ha avviato una rapida “indagine di mercato esplorativa tra sette ditte specializzate per appaltare al miglior offerente il servizio di trasporto e smaltimento del percolato” a seguito della quale, l’offerta più vantaggiosa è risultata proprio quella di Iosa Carlo srl che ha ottenuto l’incarico a partire dal 30 marzo 2008 “e fino all’entrata in funzione del costruendo impianto di depurazione”. Apparentemente non ci sono altri documenti relativi alla vicenda: Iosa (o eventuali altri privati) avrebbe continuato a fornire il servizio per 6 anni comportando per il Comune di Terni una spesa stimabile tra i 3 e i 6 milioni di euro.

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