Italia Nostra: ”La megatruffa dell’idroelettrico, sottratti a Terni 70 milioni di euro”

Una montagna di soldi che sarebbero spettati a Terni e che invece sono rimasti nelle tasche delle multinazionali o sono finiti nelle casse della Regione. Il presidente di Italia Nostra Terni, Andrea Liberati, oggi mostra i documenti di quella che definisce “una megatruffa legalizzata”. Documenti ottenuti dalla Provincia di Terni, ma non dalla Regione che si è rifiutata di fornirli.

Dalle carte, spiega Liberati, emerge un trattamento particolarmente vantaggioso per le multinazionali che pagano i canoni di concessione su un terzo della potenza installata, ad un tariffa dimezzata rispetto a quella applicata da altre regioni. Così, in 10 anni, invece di corrispondere almeno 70 milioni di euro, ne hanno sborsati soltanto 35. Dulcis in fundo, i 35 milioni sono stati trattenuti dalla Regione: Terni non ne ha ricavato nulla. Ora Italia Nostra ha chiamato in causa la Corte dei conti.

Il comunicato di Andrea Liberati, presidente di Italia Nostra Terni:

“Vi piacerebbe guidare un’auto, corrispondendo alle casse regionali un terzo del bollo? Anziché per 75kw, paghereste per appena 25. Ma immaginate poi che la tassa su ogni kw fosse pure irrisoria, anche meno della metà di quanto imposto da altre regioni: alla fine paghereste un quinto del dovuto.

Ai boss dell’idroelettrico in Umbria è consentito questo: la Regione già permette loro di versare alle casse dell’ente un’inezia per ogni kw degli impianti, oltretutto calcolata su potenze di molto inferiori rispetto a quelle effettive.

Terni –che dalla Regione già non riceve un cent dei canoni- subisce così una megatruffa legalizzata. E, se le prime norme risalgono agli anni ’30, dal 1998 materia e risorse son passate alle Regioni: da allora c’è chi è rimasto al palo, come l’Umbria (che, da allegato, nemmeno risponde alle nostre domande; dati comunque ottenuti dalla Provincia) e chi –quasi tutte le altre Regioni- è intervenuto subito, alzando impetuosamente i canoni e –fatto più recente- cancellando o aggirando l’imbroglio della potenza concessa, ben inferiore a quella effettiva.

L’Istituto di economia e politica dell’energia e dell’ambiente IEFE-Università Bocconi, in studi rinvenibili on line parla di rendite nette pari a c.a il 75% (!) per i gestori dell’idroelettrico. Avete capito bene: settantacinque per cento.

Quanto trattiene la Regione Umbria rispetto a superintroiti di questo genere? Quote marginali, a causa di canoni bassi, € 15,51/Kw contro i 30 medi delle altre Regioni. E perché i canoni sono così bassi? La risposta va probabilmente individuata ancora una volta in quella via collocata a metà tra asservimento culturale e miseri interessi.

Così facciamo straguadagnare multinazionali come Endesa ed E.On (e senza nemmeno cedere energia a TK-AST!), avendo regalato loro la differenza, pari a c.a € 35.000.000 in 10 anni, cifre che invece sarebbero entrate nelle casse pubbliche se solo la Regione Umbria avesse imposto gli stessi canoni che, e.g., la Basilicata ha applicato sin dal 2004.

La Regione Umbria trattiene poi tutto. Territorialità, federalismo fiscale, sussidiarietà vanno a farsi friggere: quanto è virtualmente perso allora in 10 anni da Terni e Comuni della Valnerina? 3,5 mln/annui (al canone attuale dell’Umbria) + altri 3,5 mln/annui (al canone medio di altre regioni): un totale di almeno € 70.000.000 c.a! Chi non ci crede, chieda alla Provincia, prego.

Così, mentre si spremono come limoni gli italiani, mentre si ripete ‘Non ci sono soldi’ neanche per una mattonella, tuttora si consente a soggetti stranieri di accumulare cifre ingentissime per poi spostarle magari all’estero: favoritismi plateali.

Ma, come dimostreremo con puntuali documenti, in realtà le somme lasciate alle multinazionali sono ancora più alte: risorse enormi sottratte a noi, scelte ingiustificabili su cui la Corte dei Conti sarà per la prima volta doverosamente chiamata a indagare”.

Stampa