Legambiente e le classifiche fuori dalla realtà: Terni tra le città meno inquinate d’Italia. M5S: ”Paradossale”
In questa XX edizione del dossier di Legambiente, le città sono state suddivise tra grandi, medie e piccole. Terni figura nella 16esima posizione delle città medie, dietro a Perugia (quarta) ma davanti a Rimini, Sassari, Ravenna e molte altre. Globalmente Terni, con i propri numeri, è al 27esimo posto sulle 104 città italiane considerate dallo studio. Viene spontaneo chiedersi come sia possibile: o la maggior parte delle città italiane si trova in condizioni ecologiche davvero disastrose oppure Terni vanta le industrie e il parco auto più tecnologicamente avanzati del mondo in grado di garantire quasi zero emissioni. C’è infine una terza spiegazione: i dati utilizzati nel rapporto sono parziali. Proprio quest’ultima ipotesi sembra più verosimile.
Prima di tutto, i dati sono forniti dagli enti locali stessi. In secondo luogo non sono presi in considerazione livelli di benzene, idrocarburi policicli aromatici e metalli. Dubbi anche sulla misurazione di pm10: secondo il rapporto di Legambiente, a Terni nel 2012 si è registrata una media di 32 µg/mc di pm10, nel 2013 una media di 31,7 µg/mc. Viene quindi riscontrata una lievissima flessione del livello di polveri sottili che però contrasta con il fatto che proprio nell’ultimo anno sono entrate in funzione due nuove centraline (in centro e Borgo Rivo), più precise rispetto a quelle obsolete in attività fino ad ottobre 2012, che hanno registrato valori di pm10 più elevati. Non è quindi chiaro quali dati siano stati utilizzati nel rapporto di Legambiente.
M5S. Molto critico con il rapporto di Legambiente è il Movimento 5 Stelle di Terni secondo cui è stata “analizzata la qualità ambientale di una città industriale con gli strumenti analitici delle aree urbane. Ecco come la città di Terni si è riuscita a posizionare al sedicesimo posto nazionale per la classifica ‘Ecosistema Urbano 2013’ di Legambiente. Valori – continua il M5S – per onor di cronaca forniti dalle stesse amministrazioni e non sviluppati da un soggetto terzo di natura imparziale come richiederebbe un serio approccio scientifico. Tutto ciò in controtendenza rispetto al lavoro del rapporto ‘Mal’aria industriale 2012’ sempre svolto da Legambiente, gelosamente tenuto nascosto e mai citato dall’amministrazione Di Girolamo, che ci vede invece primi per emissioni di cromo (968,00 kg), secondi per mercurio (182,00 kg), terzi per cadmio (33,1 kg), quinti per policlorurbifenili (1,40 kg), sesti per monossido di carbonio (3.250 t)”.
“A dir poco paradossale – aggiunge il Movimento 5 Stelle – pretendere di diagnosticare una malattia grave con lo stesso approccio analitico di un raffreddore. Come ignorare la presenza di un Sito contaminato di interesse Nazionale all’interno della città, dal lanificio Gruber all’ex stabilimento elettrochimico di Papigno? Gli unici indicatori di valutazione presi a riferimento sono le pm10 (senza prendere in considerazione le polveri più sottili come le pm 2,5), il biossido d’azoto e l’ozono. In una città industriale come Terni è impossibile invece ignorare altri valori come ad esempio i metalli pesanti, il biossido di zolfo, gli idrocarburi policiclici aromatici, i policlorurbifenili, la superficie delle aree contaminate e l’inquinamento dei corsi d’acqua. A mitigare le valutazioni è anche la inaccettabile assenza dei monitoraggi industriali e quelli riguardanti l’inceneritore, oltre alle evidenti criticità nella metodologia generale di monitoraggio messa in campo dall’Arpa Umbria. I dati analizzati quindi risentono pesantemente anche delle mancanze attuali”.
Per il M5S è “tutto da comprendere è il giudizio sull’indicatore della partecipazione e della pianificazione ambientale che ci vede al 17° posto. Quali sono i parametri di scelta? Quali le informazioni comunicate a riguardo dal comune di Terni? I nostri amministratori dovrebbero comprendere che la partecipazione è un processo a monte della fase decisionale, se è messo a valle esso è semplicemente comunicazione delle scelte già prese. Curioso è anche il valore della raccolta differenziata che, a quanto confermato anche in questi giorni dai vertici ASM, si attesta al 45,3% mentre nel rapporto rimane ferma al 40,3%. Ovviamente sempre una cifra totalmente insufficiente per una realtà come la nostra”.
In conclusione il Movimento 5 Stelle ritiene che “le statistiche senza un approccio scientifico e uno sguardo obiettivo sulla realtà siano nel migliore dei casi strumenti inutili, nel peggiore dei casi gravemente dannosi se messi nella mani di chi è soffocato dal senso di colpa per una cattiva amministrazione nel campo dell’ambiente e della salute”.