Omicidio a Terni, ternano uccide rumeno con cui aveva relazione e sotterra il corpo: arrestato

Circa due mesi fa a Terni era scomparso un rumeno di 38 anni, Victor Marian Iordache. Dopo la denuncia presentata dalla sorella, la polizia aveva avviato le indagini concentrando subito l’attenzione su una persona, Andrea Arcangeli, un ternano di 45 anni, commesso in un negozio di generi alimentari, che aveva con lui una storia sentimentale. La strada investigativa che si è rivelata esatta. Ieri infatti, nel primo pomeriggio, il principale sospettato “è crollato” ed ha confessato di essere l’omicida portando i poliziotti nel luogo in cui aveva sotterrato la vittima. Il corpo, in avanzato stato di decomposizione, è stato trovato in un bosco nella zona di Stroncone. Il 38enne è stato ucciso con un colpo di pistola, nel garage del ternano.

LA DENUNCIA Il 28 aprile 2014 la sorella di un cittadino rumeno di 38 anni Victor Marian Iordache, alcolista e già noto alla polizia, si è presentata in questura per denunciare la scomparsa del fratello, avvenuta una settimana prima. Ha detto che a febbraio era stato allontanato dal Territorio Nazionale con un provvedimento di espulsione dell’Ufficio Immigrazione e che sapeva che l’ultima persona che lo aveva visto era un suo amico italiano, di cui ha riferito il numero di telefono. Qualche giorno dopo, anche il fratello dello scomparso veniva in questura ad integrare la denuncia, confermando che anche le ricerche dei parenti in rimasti in Romania e della comunità rumena presente in Italia avevano dato esito negativo.

LE PRIME INDAGINI Nonostante il cellulare dello scomparso fosse staccato, attraverso le indagini tecniche, la polizia ha accertato che l’ultimo contatto in entrata sul suo cellulare era avvenuto nella giornata del 21 aprile 2014 alle ore 19.59 e la durata della conversazione era di 1.020 secondi; all’altro capo del telefono era l’amico italiano, Andrea Arcangeli di 45 anni e residente a Terni, che è stato subito sentito dalla polizia.

L’uomo ha risposto minimizzando la scomparsa, dicendo di aver sentito proprio dal fratello dell’amico di un eventuale viaggio in Germania, affermazione però non confermata da fratello che ha anzi riferito agli agenti di una relazione sentimentale omosessuale di vecchia data tra i due. Gli inquirenti hanno raccolto numerose testimonianze, dalle quali è emersa anche una relazione del 38enne rumeno con una sua connazionale sposata.

LA RELAZIONE SENTIMENTALE Dalle indagini è emerso che lo scomparso e l’amico italiano si erano conosciuti a Terni nel 1999, quando il rumeno era ancora clandestino e conviveva con una connazionale che lavorava in un locale notturno e l’altro era già sposato con due bambini piccoli. La relazione si era interrotta nel novembre del 2000, quando il rumeno era stato espulso dall’Italia con un altro nome. Si è accertato che mentre era in Romania, l’amico italiano gli inviava denaro ed era anche andato a trovarlo per trascorrere una settimana di vacanza con lui in montagna. L’italiano all’epoca sottoscrisse anche una dichiarazione di ospitalità per farlo rientrare a Terni per turismo, ma la comparazione delle impronte gli causò un’altra espulsione. Per un po’ i due si persero di vista, e in quegli anni il rumeno si sposò con una connazionale al suo Paese, presumibilmente solo per acquisire il cognome della moglie per di poter tornare in Italia.

Nell’agosto 2012, si incontrano di nuovo a Terni e riprendono a frequentarsi assiduamente. Il ternano abbandona le proprie amicizie e trascura la famiglia, mentre il rumeno continua a nascondere la relazione anche ai famigliari. I due si ubriacano spesso, litigano, l’italiano viene visto da vari testimoni fare scenate di gelosia e litigare con chiunque offendesse il suo amico.

LE INDAGINI Il 14 giugno 2014, gli agenti della Squadra mobile e dell’UPGeSP interrogano di nuovo sia l’italiano che i suoi famigliari. La moglie ammette parzialmente la relazione del marito, mentre la figlia riferisce dell’ossessione del padre per quell’uomo, ma lui dichiara di averlo visto per l’ultima volta in città, in strada, la sera del 21 aprile 2014. Alcuni testimoni però, dichiarano di averli visti andar via insieme, proprio quella sera tra le 19.30 e le 19.40, e non alle ore 20.00/20.30 come dichiarato dall’uomo, probabilmente per avvicinare l’orario a quello, comunicato agli agenti, del suo rientro a casa, cioè alle 21.00. Dai tabulati telefonici, però, spunta un sms della moglie delle ore 21.36 che gli chiede come mai non sia ancora rientrato a casa. Sempre dai tabulati telefonici, gli investigatori notano che l’uomo è stato l’unico a non cercare di contattare lo scomparso al telefono, se non in una sola occasione, il 26.4.2014.

LA CONFESSIONE Questa mattina, gli agenti hanno di nuovo interrogato l’uomo, che inizialmente ha ribadito la sua versione dei fatti, cadendo sempre più spesso in contraddizione. Alla fine, sopraffatto, ha finito per confessare. Ha detto di aver ucciso l’amico la sera stessa del 21 aprile, nel suo garage, sparandogli un colpo alla testa con la sua pistola, regolarmente detenuta e di aver gettato nel fiume Nera il suo telefono cellulare. All’alba della mattina successiva, ha caricato il corpo in macchina e lo ha abbandonato, coperto da un copridivano, in un bosco nella zona di Stroncone (TR). Nei giorni seguenti è tornato nel bosco per coprire meglio il cadavere con pietre, sacchi di terriccio, cemento e calce.

E’ stato proprio Arcangeli ad indicare il luogo al Pubblico Ministero Elisabetta Massini e agli agenti. Il cadavere, occultato come descritto dall’omicida, presentava un foro di proiettile nel cranio, di ingresso all’altezza della tempia destra e di uscita sul lato sinistro.

IL VIDEO DELL’OPERAZIONE

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