Operaio morto nel 2008 lavorando all’Ast: rinvio a giudizio per il collega e assoluzione per il datore
Il 13 aprile del 2008 Aloe insieme ad altri 20 operai era al lavoro nel reparto di lavorazione a freddo dell’acciaieria: ironia della sorte, stavano realizzando alcune opere per la sicurezza, più precisamente un tunnel di emergenza. Intorno alle 9 di mattina Umberto si trovava vicino al braccio meccanico di un escavatore. All’improvviso l’operatore del mezzo ha chiuso il braccio meccanico, colpendo Aloe. Umberto è stato immediatamente soccorso, trasportato al pronto soccorso e operato, ma le ferite riportate alla testa, al torace e ad una gamba erano troppo gravi: è morto dopo 6 ore.
A distanza di 5 anni, l’operaio rumeno che guidò l’escavatrice è stato rinviato a giudizio dal gup di Terni Pierluigi Panariello, per il datore di lavoro ha invece stabilito il non luogo a procedere “perché il fatto non sussiste” nei confronti del datore di lavoro dell’operaio. Gli avvocati Carlo Viola e Claudia Rulli Bonaca, difensori dell’amministratore unico della ditta interessata, esprimono soddifazione per la decisione del giudice, dalla quale emerge “l’assoluta inconsistenza del quadro accusatorio posto a carico” dell’imprenditore. “E’ una vicenda su cui dover riflettere – aggiungono gli avvocati – poiché la problematica degli infortuni sul lavoro è di strettissima attualità e la rigida interpretazione delle normative vigenti in materia potrebbe dare anche adito a conseguenze inique e devastanti. Come in questo caso. Destinato a risolversi in un nonnulla”.