Ospedale di Terni, arriva dialisi epatica: trattamento per avvelenamento da farmaci e funghi
Il direttore della struttura complessa di Epatologia e Gastroenterologia, Mariano Quartini, spiega che “questa metodica può essere considerata come un fegato artificiale e trova indicazione nel trattamento dell’insufficienza epatica acuta, dovuta per esempio a farmaci o avvelenamento da funghi, in caso di peggioramento acuto di una cirrosi ma anche come intervento ‘ponte’ in attesa di trapianto di fegato. E’ inoltre applicabile anche in caso di insufficienze epatiche dopo intervento chirurgico complicato o per supportare il recupero del paziente al fine di completare il percorso diagnostico come nel caso che si è trattato nei giorni scorsi”.
Il direttore generale dell’azienda ospedaliera, Andrea Casciari, commenta: “Con questa ulteriore implementazione tecnologica l’azienda ospedaliera di Terni si conferma come centro di alta specialità e, grazie alla collaborazione tra le due strutture, si pone come punto di riferimento interregionale per il trattamento delle gravi insufficienze epatiche, pur non avendo un centro di trapianti di fegato nella regione”.
L’intervento, eseguito su un paziente di 75 anni residente nel Lazio, è stato realizzato in collaborazione con la struttura complessa di nefrologia e dialisi, presso cui è stato effettuato il ricovero e il trattamento, previa apposizione di cateterismo venoso centrale per emodialisi. “Nel dettaglio si tratta di una metodica di depurazione extracorporea – spiega Gianrenato Nori della struttura complessa di Nefrologia e Dialisi – che è in grado di rimuovere dal sangue sostanze tossiche sia libere nel plasma sia legate all’albumina. In particolare vengono rimosse efficacemente ammonio, acidi biliari e bilirubina. A questo consegue un miglioramento delle condizioni cliniche e dei parametri di laboratorio della funzione epatica. Nel caso trattato il paziente, senza patologie epatiche pregresse, aveva sviluppato una progressiva alterazione degli indici epatici di funzionalità epatica, in particolare della bilirubinemia fino a raggiungere valori ai limiti della compatibilità con la vita. Dopo tre sedute consecutive di questa ‘dialisi del fegato’, della durata di 8 ore ciascuna, il valore è diminuito, consentendo di poter eseguire l’intervento di asportazione di un linfonodo che ha permesso di formulare la diagnosi definitiva di linfoma”.