PD Terni, liste elettorali, fuori il ternano Rossi dentro l’ex Premier Renzi, la base non ci sta
Elezioni nuove, storie vecchie, con il Partito democratico che continua, come da tradizione, a passare agli onori della cronaca per i dissidi interni.
E dopo la travagliata pubblicazione delle liste elettorali, avvenuta venerdì sera, in Umbria ci sono state esclusioni eccellenti, vedere il riconfermato, almeno a livello locale, senatore Gianluca Rossi, e presenti altrettanto eccellenti, come l’ex premier e capolista Matteo Renzi.
E poi Simonetta Mignozzetti, già dirigente della Prefettura di Terni che insieme al sorpaccitato Renzi ed a il sindaco di San Gemini Leonardo Grimani è al terzo posto del listino proporzionale dell’Umbria per il Senato, mentre per la Camera i nomi sono quelli dell’ex ministro Cesare Damiano.
E per quanto il segretario dem provi a gettare acqua sul fuoco (“Non è il momento di polemiche, le liste sono ricche di buone candidature”, ha dichiarato da Roma nella serata di ieri) il PD ternano non ci sta.
“La nostra assemblea è stata tra le poche realtà che ha dato vita ad un percorso lineare e trasparente con il quale, all’unanimità, si è approvato un documento con una proposta precisa, che andava ben oltre dinamiche di componenti interne, esprimendo una valutazione positiva per il lavoro del senatore uscente Gianluca Rossi, ritenendo di partire dalla sua ricandidatura e avanzando contestualmente al Partito Democratico Nazionale e Regionale la richiesta di poter disporre di due candidature.” è lo sbotto firmato dalla segreteria provinciale del partito.
“Nessuno dei nomi in lista che afferiscono a questa provincia – prosegue la segreteria – è stato condiviso nelle sedi del partito territoriale, in particolare quelli collocati nei primi posti delle liste proporzionali e nei due collegi comprendenti la nostra provincia”, un chiaro riferimento alla candidatura di Matteo Renzi.
Un partito che, almeno in questo frangente, di democratico ha dimostrato ben poco, con “Le decisioni assunte dal nazionale, con un avallo del livello regionale, che sono passate per meccanismi non trasparenti e rappresentano una delegittimazione degli organismi e del percorso democratico da noi costruito – sottolinea l’organo provinciale – attraverso scelte incomprensibili dalle quali chiediamo di tornare indietro. Scelte avulse dalle comunità che dovremmo rappresentare e premianti dall’esterno figure uscite sconfitte dai recenti passaggi congressuali.”
Inoltre, per il PD provinciale “La complessa situazione politica del paese e la difficile situazione locale, in particolare della città di Terni, avrebbero richiesto una maggiore attenzione ed un maggior rispetto di un percorso condiviso e di un partito chiamato in tutto il territorio provinciale ad un lavoro importante per la ricerca del consenso al Pd.”
Attenzione che a quanto pare non c’è stata, in un città dove “servivano scelte comprensibili dalla comunità, che aiutassero a superare le attuali difficoltà di una città che è sempre stata perno della Regione.”
Insomma, un PD ternano che non ci sta, e arriva addirittura, “avendo a cuore l’esito delle politiche del 4 marzo e la sua incidenza sugli imminenti appuntamenti elettorali amministrativi, che coinvolgeranno i territori locali” a chiedere alla segreteria regionale e nazionale di “Valutare la possibilità di ritornare sulle proprie decisioni nei tempi utili, premiando i rappresentanti del territorio, come in queste ore esponenti nazionali del PD stanno dando esempio in varie parti di Italia.”
“Tutto questo – conclude la segreteria provinciale – per scongiurare il prevalere di forze di destra e populiste che riteniamo dannose per il paese.”