Pedografia: 10 arresti in tutta Italia, tra loro un ternano. Tra milioni di file anche foto di neonati torturati

Dieci arresti in diverse regioni d’Italia, perquisizioni e milioni di file sequestrati con immagini raccapriccianti. Dopo le indagini della polizia postale della Campania, questa mattina è scattata una vasta operazione che ha riguardato Campania, Lazio, Umbria, Liguria, Piemonte, Lombardia e Veneto. Gli investigatori hanno scoperto un gruppo di persone insospettabili che si scambiava e divulgava materiale pedopornografico particolarmente scioccante. Tra le persone arrestate anche un ternano di 50 anni che per gli inquirenti ricopriva un ruolo di spicco.

Le indagini della polizia postale campana erano partite dopo una segnalazione di un cittadino che aveva segnalato alcuni siti anonimi. Si tratta del cosidetto deepweb, siti non indicizzati dai motori di ricerca come Google nei quali gli utenti, oltre a pubblicare e a scambiarsi materiale pedopornografico, addirittura discorrevano sulle modalità per adescare minori, sulle sostanze stupefacenti da somministrare alle vittime, sulle violenze perpetrare e sull’esaltazione dell'”amore pedofilo”.

L’organizzazione era particolarmente prudente ed aveva stabilito rigide procedure di accesso e regole ferree per rimanere all’interno del gruppo. Vi era un apparato gerarchico piramidale. Il ternano arrestato, per gli inquirenti, era tra i vertici ricoprendo un ruolo di spicco: avrebbe avuto il compito di organizzare, attraverso la rete, la comunità di internauti, dislocati in varie parti d’Italia, che si scambiava le immagini pedopornografiche. Il cinquantenne, un disoccupato con alcuni precedenti di polizia, è stato arrestato all’alba dalla Polposta di Terni. A casa dell’uomo, che vive da solo, è stato sequestrato molto materiale informatico che ora verrà sottoposto a perizia. Il 50enne si trova ora rinchiuso nel carcere di Sabbione, a Terni.

Davvero inquietanti i particolari emersi dall’indagine che ha portato a scoprire il più grande archivio di materiale pedopornografico mai rinvenuto in Italia (5 milioni di file). Tra gli indagati ad esempio c’è anche una donna siciliana che ha prodotto e pubblicato fotografie che la ritraggono mentre, vestita da suora, compie atti sessuali con il figlio di 8 anni. Tra i milioni di immagini e video vi sono anche filmati e foto di neonati sottoposti a violenze sessuali e torture. In alcuni file sarebbe addirittura documentata la morte (almeno apparentemente) di alcuni bambini. Le immagini e i video pedopornografici del database erano suddivisi per categorie e quelli più crudi erano classificati come “hurtcore” e “death” (morte).

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