Sciopero Ast, Terni si ferma: migliaia in piazza e negozi chiusi. ”Democrazia è lavoro”. Foto
Il corteo partito da viale Brin è stato aperto da un grande striscione di Cgil, Cisl e Uil con la scritta “Lavoro è democrazia”. Tra i manifestanti in marcia, il segretario generale della Cgil Susanna Camusso e quelli confederali di Cisl e Uil, Pietro Cerritto e Guglielmo Loy; presenti anche la presidente della Regione, Catiuscia Marini, il sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo e molti altri rappresentati delle istituzioni locali; con loro, tra gli altri, anche Massimo D’Alema e Paolo Ferrero.
In occasione del corteo, Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato uno sciopero provinciale generale di otto ore. L’obbiettivo è chiedere chiarezza e tempi celeri per la vendita dello stabilimento, da un anno di proprietà della multinazionale finlandese Outokumpu, costretta però a cederlo per rispettare i vincoli imposti dall’Antitrust europea. Nelle scorse settimane la stessa multinazionale ha definito inadeguate le offerte di acquisto finora ricevute e la Commissione europea ha accettato di prorogare i termini della cessione. Una situazione di grave incertezza che sta generando il progressivo indebolimento della posizione sul mercato dell’Ast.
Camusso. Durante il corteo Susanna Camusso ha affermato che “il Governo ha la responsabilità di garantire il settore siderurgico del nostro Paese. L’Italia ha una siderurgia con caratteristiche di qualità – ha sottolineato la leader della Cgil – abbiamo alcuni impianti a ciclo integrale, penso a Piombino e a Taranto che sono fondamentali per la produzione industriale italiana. Bisogna esattamente ripartire da lì perché la crisi di questo settore è la dimostrazione che tanti anni che hanno trascurato l’industria portano a una debolezza del sistema. Che il Paese non può permettersi”.
Alla domanda su chi possa prendere Ilva e Ast, la Camusso ha risposto che “il tema non è chi le può prendere. Il tema è fare le scelte giuste perché trovata una soluzione rispetto a Taranto sia quella che determina il governo dell’Ilva e contemporaneamente il piano di risanamento”. Secondo il segretario della Cgil, poi, “bisogna smetterla di allungare i tempi per la gara per Ast. Perchè non è che proliferano le offerte e si impoverisce invece lo stabilimento. Bisogna decidere e il Governo ha una responsabilità che è quella di garantire il settore siderurgico del nostro Paese”.
Marini. Per Catiuscia Marini “oggi è una mobilitazione per dire che il futuro dell’assetto proprietario dell’acciaieria di Terni, ma anche il futuro della sua capacita produttiva e del lavoro e della capacità di produrre Pil in questa regione, è salvaguardato e difeso in maniera unitaria non solo da questa città, che lo fa sempre in maniera molto forte e solidale, ma anche da un’intera regione, dalle sue forze economiche e sociali dalle istituzioni tutte. La presenza dei gonfaloni dei sindaci dell’Umbria e degli stessi sindaci sta a testimoniare l’unita di percorso”.
Camusso dal palco. Dal palco di Piazza della Repubblica Susanna Camusso ha mandato un messaggio diretto al Governo: “Non ci sono cambiali in bianco per nessuno, nemmeno per questo Governo, o cambia il passo e si difende davvero la produzione del Paese o dovremo continuare in una mobilitazione che cresce. Questo Governo sa da mesi – ha detto ancora la Camusso – che non si devono dare proroghe rispetto alla chiusura della vicenda Ast. Sa che non si possono trascinare i tavoli delle vertenze aperte. Questo Governo sa che il giudizio dei lavoratori sarà su una cosa ben precisa: se il lavoro è davvero al centro delle politiche oppure se continuano a parlare d’altro. Perché il lavoro – ha concluso la Camusso – è la democrazia di questo Paese”.
Di Girolamo. Ad aprire gli interventi sul palco di Piazza della Repubblica è stato il sindaco Leopoldo Di Girolamo: “Quella di oggi è una grande giornata di mobilitazione, di lotta, di consapevolezza che con il destino delle Acciaierie c’è in gioco il futuro di Terni, di un pezzo rilevante del tessuto produttivo del Paese”. “Il succedersi delle crisi quelle registrate nella chimica e in tanti altri settori avevano anichilito la città. Le vicende dei giorni scorsi – ha detto Di Girolamo anche riferendosi a quanto accaduto all’ingresso della stazione ferroviaria lo scorso 5 giugno – hanno fatto comprendere a tutta la città l’importanza della posta in palio, il cuore di Terni è tornato a pulsare, in quanto l’Acciaierie sono il fondamento della città, la sua storia, il suo sviluppo presente”.
“La normativa antitrust dell’Europa – ha proseguito il sindaco – ci penalizza e penalizza l’Europa stessa. Impedisce che si formino aziende di grande rilevanza, capaci di competere sul mercato mondiale, perché è quello lo scenario al quale occorre fare riferimento. E’ una normativa che va modificata. Lo chiediamo al Governo, così come chiediamo che il tema del lavoro torni ad essere centrale in questo Paese. La crescita e l’occupazione devono essere il primo problema del Governo, perchè solo ripartendo dal tema del lavoro si può guardare al futuro con una prospettiva”. Di Girolamo nel corso del suo intervento ha sottolineato più volte l’importanza della partecipazione della città nel suo complesso, della presenza di tutto il territorio umbro, con i sindaci della provincia di Terni e di quello di Perugia.
Risposta del Governo. Il sottosegretario allo Sviluppo Economico Claudio De Vincenti ha voluto rispondere alla città di Terni che oggi è scesa in piazza e alla leader della Cgil, affermando che “il governo è impegnato a fondo, e ai massimi livelli, a garantire il presente e il futuro produttivo e occupazione di Ast. Il governo considera Ast un asset fondamentale del Paese e ne vuole tutelare il posizionamento sui mercati internazionali. L’obiettivo che Presidenza del Consiglio e Mise perseguono in un’interlocuzione costante con la Commissione Europea, è quello di individuare la migliore soluzione industriale, con l’invito alla proprietà a stringere i tempi”.
Boccali. “La manifestazione di oggi ha operato una sintesi delle forze economiche e sociali, del mondo del lavoro, delle istituzioni, attorno ad un semplice messaggio: le acciaierie di Terni sono un patrimonio dell’Umbria e del Paese e vanno tutelate perché è dal lavoro che bisogna ripartire per rilanciare l’Italia e far sì che abbia un futuro”: lo ha detto il sindaco di Perugia e presidente di Anci Umbria, Wladimiro Boccali, che questa mattina ha partecipato alla manifestazione di Terni. In una nota, Boccali parla di una “manifestazione grande, serena, in linea con le tradizioni del sindacato e della società dell’ Umbria, alla quale i sindaci hanno portato il contributo ed il sostegno delle loro comunità perché la questione Ast riguarda tutti e Terni non deve essere lasciata sola. Quella che si è levata oggi dal corteo dei lavoratori è una voce forte che deve arrivare a Roma, in Europa ed alla proprietà: basta con le ambiguità, con le doppiezze. Qui è in gioco la vita delle persone e delle loro famiglie”.
Polli. In una nota il presidente della Provincia di Terni, Feliciano Polli, ha detto: “Quella di stamattina sulle vicende dell’Ast e sulle altre situazioni di crisi, è stata una straordinaria mobilitazione, pacifica e civile, che ha visto al fianco dei lavoratori le istituzioni locali e regionali e l’intera comunità. La presenza di rappresentanti istituzionali di altre regioni – ha proseguito il presidente – testimonia la rilevanza del nostro tessuto industriale a livello nazionale ed europeo. La vicenda Ast, così come quella della chimica, impongono pertanto al governo italiano e all’Unione europea risposte non più rinviabili con interventi rapidi e conclusivi. Si tratta infatti di realtà produttive sane e moderne che a causa dei ritardi accumulati rischiano di precipitare in una crisi irreversibile con danni incalcolabili all’industria manifatturiera nazionale ed europea”.
Paparelli. “La manifestazione di oggi assume un’importanza straordinaria in continuità con la storia pacifica e democratica delle lotte operaie di questa città inaugurata con il primo sciopero del 1907. E’ stata la dimostrazione che l’unità vera tra forze sindacali, civili, economiche, politiche e istituzionali può assumere un valore determinante a garanzia di un futuro collettivo”. Lo ha detto l’assessore al Commercio e Riforme della Regione Umbria, Fabio Paparelli.
“Non si può dimenticare – ha sottolineato Paparelli – che le acciaierie di Terni impiegano 2.862 lavoratori diretti, generano un indotto di circa 110 milioni, con 1.000 dipendenti e oltre 100 aziende. Ast incide più del 20% sul prodotto interno lordo regionale e ne rappresenta il 38% dell’export. Una risorsa non solo per Terni e per l’Umbria, ma anche, e soprattutto, per il futuro siderurgico dell’Italia e dell’Europa. Per questo – ha aggiunto l’assessore – occorre preservare, innanzitutto, l’unitarietà del sito produttivo, perché non si perda la dimensione di polo ed individuare presto un acquirente di caratura internazionale. Prima di ciò, Outokumpu assicuri una vera ricapitalizzazione ed accesso pieno alla rete commerciale per garantire competitività, sviluppo e occupazione. In queste prossime ore – ha concluso Paparelli – confidiamo nell’azione decisiva del Governo che, fino ad oggi, si è dimostrato sensibile alle istanze portate dal centro sinistra, dai parlamentari umbri del Pd e dalla presidente della Giunta regionale Marini”.
Vinti. L’assessore regionale, Stefano Vinti ha commentato così: “Dall’imponente manifestazione di Terni, indetta a difesa delle proprie acciaierie e affinché l’Europa liberista si renda conto delle proprie scelte, è arrivata una forte richiesta sia alla multinazionale finlandese Outokumpu e agli imprenditori dell’acciaio di assumersi la responsabilità sociale nei confronti dei lavoratori, della città e dell’Umbria, sia al Governo affinché assuma iniziative concrete a favore del settore siderurgico, abbandonando l’immobilismo che lo contraddistingue”.
“La crisi profonda della produzione dell’acciaio in Italia – ha aggiunto l’assessore – ha dei responsabili con un nome e un cognome e sono i nomi di chi ha smantellato le partecipazioni statali regalandole a degli avventurieri e che, a Terni e in Umbria, ha trattato con la ThyssenKrupp con il cappello in mano”.
“La questione Ast diventi nazionale – ha concluso Vinti – i settori strategici dell’economia, come la produzione dell’acciaio, debbono tornare pubblici. E’ ora di una svolta radicale nelle politiche che trattano con le multinazionali”.
Chiesa umbra. Il “prevalere di interessi di carattere finanziario” nella vicenda dell’Ast di Terni viene denunciato dagli otto vescovi delle diocesi dell’Umbria che – in una nota congiunta – sollecitano le autorità locali e nazionali a “mettere in atto tutte le iniziative per salvare l’acciaieria ternana”. Secondo la valutazione degli otto presuli umbri, nella vicenda Ast si tende “ancora una volta a colpire un’area altamente produttiva e con lavorazioni di qualita”. Si deve invece garantire innanzi tutto l’occupazione, anche per “frenare il declino” dell’economia umbra.
FOTO: