Scopre di avere sindrome di Behcet, banche e istituzioni gli tolgono tutto: la storia del ternano Stefano
Stefano ha cercato di lottare fino in fondo contro la malattia ma, nel 2008, la sindrome ha preso il sopravvento. “Una malattia che è stata una condanna per il mio lavoro – racconta Stefano al Corriere dell’Umbria – almeno all’inizio. Una malattia autoimmune che attacca i muscoli e i nervi”. In quell’anno Stefano è rimasto in ospedale per le cure quasi tutto l’anno costringendolo a stare lontano dalla sua piccola creatura, da quel sogno che aveva coltivato da quando era adolescente. Lì è iniziato la lenta discesa verso il baratro con i primi problemi finanziari che si presentavano insieme all’abbandono e l’emarginazione da parte della società e delle istituzioni.
“Dovevo finire di pagare il mutuo della mia officina, 35 mila euro. Avevo comprato le mura, il mio progetto imprenditoriale era chiaro e prevedeva l’essere proprietario di tutto, ma nell’anno di permanenza in ospedale, nessuno è stato al mio fianco, neanche le associazioni di categoria. La banca non mi ha concesso la rinegoziazione del mutuo ma io non mi sono perso d’animo e pur di mantenere in vita il mio progetto lavorativo ho venduto tutto ciò che avevo, macchina compresa. Purtroppo non è bastato”. Da lì è iniziato il lungo calvario che dura ancora oggi. “In un attimo sono stato bollato come cattivo pagatore, raggiunto da Equitalia e buttato sul lastrico. Vivo senza lavoro e senza pensione d’invalidità. Tutto questo grazie all’ospedale, all’Inps e a chi gestisce le categorie protette. Da quando ho scoperto la malattia nessuno si è degnato di farmi lavorare e l’Inps, inoltre, mi ha riconosciuto solamente un’invalidità del 68%. Ho fatto decine di colloqui, tutti inutili. C’è sempre stata una porta chiusa in faccia”.
Per questo motivo, ora, Stefano è in causa con l’Inps. Inoltre, a causa della sua malattia e l’essere allergico ai medicinali che gli avevano prescritto, è costretto a fare la spola tra Siena e Roma per sottoporsi ad una cura sperimentale con tutti i costi che ne susseguono. Ma, nonostante ciò, Stefano e sua moglie continuano ad andare avanti lottando fino all’ultimo, anche contro le istituzioni che lo hanno abbandonato nello stato in cui si trova.