Scuola: Itis, a rischio soppressione gli indirizzi ”chimica” e ”meccanica”
Nel dettaglio è stata ipotizzata la creazione di una sezione da 29 studenti che per le materie comuni avrebbero avuto gli stessi insegnanti mentre, durante le ore delle materie specialistiche (chimica o meccanica) si sarebbe divisa per seguire le lezioni specifiche degli insegnati.
Un’idea che al momento non è stata presa in considerazione dall’ufficio Scolastico che anzi rilancia offrendo un aut aut all’istituto: scegliere quale indirizzo salvare e quale far decadere. Ovviamente gli insegnanti dell’istituto non ci stanno, come conferma un documento delle rappresentanze sindacali unitarie dell’Itis: ”La rinuncia a uno dei due indirizzi significherebbe la perdita di un pezzo di storia dell’Itis Allievi e dell’industria di Terni. Ciò comporterebbe il venir meno, in un momento di crisi profonda, delle possibilità di rilancio e sviluppo dei due settori determinanti, quello della chimica e quello meccanico”. Inoltre, a ribadire il concetto di istituire una sezione articolata, si è espressa dalle pagine del Messaggero l’assessore alla Scuola della Provincia, Stefania Cherubini: “Ci adopereremo per ottenere la prima classe articolata, fin da oggi stesso”. Un precedente positivo in merito gia c’è visto che questo tipo particolare di classe è stata concessa all’istituto Angeloni.
Anche nei consigli provinciale e comunale si chiede la salvaguardia di tali indirizzi. Il consigliere provinciale del Pd Giuliano Rossi ha presentato un’interrogazione chiedendo di “salvare i corsi di chimica e meccanica dell’Itis”. Per Rossi infatti “è evidente il ruolo e l’importanza che il settore meccanico e il settore chimico hanno da sempre nella nostra città, essendo ancora oggi il polo siderurgico e quello chimico i due capisaldi dell’economia locale e due irrinunciabili volani per il futuro sviluppo dell’intero territorio”. Sulla stessa linea di pensiero il consigliere comunale di Fds, Mauro Nanni, per il quale “le specializzazioni di chimica e di meccanica all’Itis non devono fare la fine del corso di metallurgia, chiuso purtroppo nei primi anni 90, con una decisione della quale ancora oggi paghiamo le conseguenze. In un momento drammatico per tutto il settore industriale italiano, e quindi anche per il nostro territorio, chiudere i corsi di chimica e meccanica equivarrebbe ad un suicidio progettuale”.