Sede Asl, tutti contro tutti tra Foligno, Spoleto e Orvieto. Di Girolamo: ”Lavorare per equo accorpamento”
Sindaco di Spoleto. Il primo cittadino di Spoleto, Daniele Benedetti, ieri ha ribadito: “Ho detto di puntare su Spoleto come sede della nuova Asl perché credo fermamente che questa sia la soluzione più logica e utile. E’ una proposta che sfugge ad argomentazioni campanilistiche e che si basa esclusivamente su criteri oggettivi. La sede della nuova Asl a Spoleto è una soluzione ottimale in termini di risparmio ed efficienza”.
Sindaco di Foligno. Nando Mismetti, sindaco di Foligno, nei giorni scorsi aveva affermato: “Abbiamo lavorato perché l’Umbria non diventasse, nell’ambito del disegno di legge sulle Province, una monoprovincia. Questo coinvolgimento, peraltro sofferto, delle comunità, in particolare di Foligno, ci ha trovato convinti sostenitori di un futuro che rinsaldasse l’unità dell’Umbria. E’ andata avanti la riforma delle sedi giudiziarie con un riconoscimento significativo per la città di Spoleto. Il nuovo assetto della sanità regionale ha portato ad un riconoscimento importante per Terni con l’azienda ospedaliera. Mi pare quindi del tutto sostenibile – propone Mismetti – che una città come Foligno e il suo territorio devono vedere riconosciuto un ruolo di rilievo nel governo della sanità regionale. Tutto questo anche perché la Asl 3 ha dimostrato, sulla base dei dati regionali, per la qualità dei servizi e delle prestazioni, di essere un esempio per tutta l’Umbria”. Mismetti ieri, rispondendo alle affermazioni di Benedetti ha ribadito: “La scelta della sede della Asl 2 non potrà che essere Foligno. Ognuno può pensare quello che vuole ma siamo la terza città dell’Umbria, la seconda della provincia di Perugia, e non lo dico io”.
Sindaco di Orvieto. Nella diatriba tra Mismetti e Benedetti, ieri si è inserito anche il sindaco di Orvieto, Antonio Concina: “La sede baricentrica della nuova Asl 2 non è Spoleto ma Terni. La vecchia Asl 4 comprendeva i territori di Terni e Orvieto. Territorio quest’ultimo che, da solo, ha un bacino di utenza di 42 mila abitanti più una mobilità attiva del 30-35% di utenza proveniente da fuori regione. Non è sostenibile l’idea di Spoleto come sede baricentrica della nuova Asl solo perché disterebbe 25 chilometri sia da Foligno che da Terni. E gli altri territori che compongono la nuova Asl 2 non devono avere soddisfazione dalla nuova geografia della sanità umbra?”.
Sindaco di Terni. In una lunga lettera pubblicata questa mattina dal Messaggero Umbria, il sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo ha fatto il punto della situazione e spiegato la propria posizione a riguardo della sede Asl. Di Girolamo valuta, per Terni, positivo il complesso della riforma sanitaria regionale con “il mantenimento della organizzazione territoriale basata su due Asl, senza annessioni di quella di Terni, strutturalmente più limitata, a quelle della Provincia di Perugia” e con “la qualificazione della Azienda Ospedaliera di Terni che viene trasformata in Azienda Ospedaliero-universitaria integrata al pari di quella di Perugia, qualificandone e rafforzandone il ruolo”. Per quanto riguarda la questione della sede Asl, per il sindaco “le delibere regionali, a differenza di quanto falsamente affermato da alcuni, identifiche per la Asl 1 e per la Asl 2, definiscono che, nelle more della messa in atto del percorso stabilito dall’art.59 della legge regionale, la sede legale e fiscale provvisoria è posta a Perugia ed a Terni, senza alcuna differenza tra loro. Per ottenere questi risultati abbiamo condotto una battaglia politica aspra. Ci batteremo ancora affinché quella che oggi è individuata, necessariamente, come sede provvisoria della Asl 2, venga confermata definitivamente”.
Il sindaco prosegue affermando che “ora c’è da portare avanti, ed è nelle mani del nuovo direttore generale Sandro Fratini, persona competente ed equilibrata, il processo di accorpamento delle due Asl. Un processo complesso che credo vada condotto secondo alcuni criteri: rispetto della dignità di tutti i territori, assicurando i servizi fondamentali per la tutela della salute dei cittadini senza impoverimenti e desertificazioni; valorizzazione delle competenze senza manuale Cencelli ma guardando unicamente alla qualità; forte integrazione in modo da evitare duplicazioni, guardando all’efficienza e all’efficacia per garantire quelle economie indispensabili a tenere l’equilibrio finanziario”.
Per Di Girolamo non è esatto affermare, come ha fatto ad esempio il sindacato Uil, che la Asl di Terni sia più leggera e quindi più virtuosa di quella di Foligno. “Il minor peso riguardo a dipendenti, dirigenti amministrativi e sanitari della Asl di Terni rispetto a quella di Foligno-Spoleto è dovuto fondamentalmente al fatto che Terni ha l’Azienda ospedaliera autonoma. Se si contassero quei dipendenti e dirigenti, Terni supererebbe abbondantemente Foligno-Spoleto”.
Per il sindaco di Terni infine “non sono utili visioni egemoniche o di autosufficienza. Rinchiudersi nel fortino ternano, con una visione prettamente di corto respiro, contraddice proprio quel ruolo territoriale fondamentale che Terni deve sempre più esercitare e che il sindaco ha promosso in questi anni. Non è il tempo dei populismi – conclude Di Girolamo – del cavalcare ogni mal di pancia determinato dalle insicurezze che la crisi porta con sé e dalla definizione di assetti ed equilibri in continuo mutamento”.
Opposizione di Terni. “Il sindaco faccia il sindaco o se ne vada. Di Schettino ne basta uno” è il duro affondo che il consigliere Udc Enrico Melasecche rivolge a Di Girolamo. Melasecche ritiene che “Purtroppo la politichetta di Palazzo Spada non solo non è in grado di difendere gli interessi della città ma neanche di impostare una battaglia dignitosa assumendosene tutte le responsabilità. Piuttosto ciò che fa male a tutti coloro che non hanno l’anello al naso ed a coloro che non intendono fare la parte degli utili idioti è il modo con cui, in questa sorta di naufragio della Concordia-Sanità ternana, i soliti furbi stanno salvandosi il proprio sgabello con scialuppe di salvataggio di I classe, mentre la città affonda”. Il consigliere Udc conclude: “Agli amici di Di Girolamo, accada quel che accada, viene salvata la poltrona di primario, in barba al merito ed ai manifesti con la faccia di Bersani che promette una Italia giusta. A Terni prevale il cerchio magico dei pochi intimi mentre le famiglie soffrono e le imprese chiudono”.
Dure anche le critiche del consigliere di Terni Oltre, Leo Venturi, per il quale “è assai singolare che la difesa dei centri direzionali nella nostra città si rivendica solo quando a essere interessate sono aziende private mentre difendere quelle pubbliche, per alcuni, significa ricondurle a un mero campanilismo. Il dato finale che registra il territorio da questa doppia politica è la cancellazione di ruoli e competenze presenti nella città con riflessi negativi in termini occupazionali e per l’indotto”.
Venturi prosegue: “Sconcerta che si vuol continuare a difendere la città svuotandola dopo le esperienze sull’Università, che sta sempre più diventando una succursale della sede di Perugia, sull’Azienda unica del trasporto pubblico che ha prodotto il trasferimento, nel capoluogo regionale, di competenze, posizioni lavorative e appalti, sullo stato di abbandono dell’Ospedale S. Maria che rischia di diventare un Ospedale di comunità per consentire, nel tempo, di riempire la mega struttura sorta a Perugia, sulla chiusura degli uffici della Regione dell’Umbria i cui pochissimi resti sono relegati nella sede dell’ex sede del CMM”.
“Siamo consapevoli – prosegue Venturi – che ciò è parte di un problema più grande che riguarda certamente la riorganizzazione più complessiva del sistema sanitario umbro e dei servizi ma ciò rimane a prescindere dal mantenimento o meno della sede direzionale come rimane drammaticamente aperto il problema del riequilibrio territoriale delle due provincie e il mantenimento, consequenziale, di quella di Terni che si è salvata, è bene ricordarlo, per la caduta del governo Monti e non certo per le “ non scelte” fatte da troppi anni dalle istituzioni umbre”.
Venturi conclude affermando di essere “contro la politica del carciofo, del cedere il certo per l’incerto, siamo contro la politica peruginocentrica perché la città non è in grado di sostenerla e nemmeno per una politica che guarda più agli organigrammi e al mantenimento sulle mani di pochi il potere. Siamo per una politica che si impegna a difendere concretamente la dignità dei nostri concittadini, anche sulla banale tassa Tevere Nera dove registriamo, da sempre, troppi silenzi, e il futuro della nostra comunità”.