Soppressione Province: possibile fiducia del Governo. Terni verso perdita questura e prefettura
In commissione Affari Costituzionali del Senato, sono arrivati circa 700 emendamenti al decreto legge di riordino delle Province (n. 188). A partire da domani comincerà nella commissione di Palazzo Madama l’esposizione degli emendamenti da parte dei presentatori; entro fine settimana è invece previsto il voto. Proprio il numero esorbitante degli emendamenti (la cui discussione richiederebbe molto tempo) fa pensare al Governo che sia necessario porre la fiducia.
Circa 460 emendamenti sono stati presentati dal Pdl (300 dei quali firmati dal senatore Claudio Fazzone relativamente all’accorpamento tra le Province di Latina e Frosinone), 80 dal Pd e il resto dagli altri gruppi parlamentari. Numerose le richieste di portare la vita delle Province a fine legislatura, ma la maggior parte degli emendamenti riguardano richieste su fronti localistici, come ad esempio le diatribe sui capoluoghi di provincia tra Benevento e Avellino, tra Ravenna, Rimini e Forlì, tra Como, Varese e Lecce, tra Cremona e Mantova, Vercelli e Biella, Siena e Grosseto, Pisa e Livorno, Chieti e Pescara e infine Ascoli Piceno, Macerata e Fermo.
Nel frattempo nei giorni scorsi il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, ha presentato il progetto di riorganizzazione della presenza dello Stato sul territorio che dovrebbe accompagnare i tagli delle 36 Province. Secondo la bozza di regolamento messa a punto dagli uffici del Viminale, se sarà mantenuto il taglio di 36 Province, nella metà di queste ci sarà un “presidio di Governo” ed un ‘Ufficio presidiario di pubblica sicurezza’, con un prefetto ed un questore, ma con strutture più agili rispetto alle attuali prefetture e questure. Nelle altre 18 Province tagliate niente prefetto e questore, probabilmente ci sarà un commissariato di pubblica sicurezza. Con tutta probabilità, a Terni non sarebbe istituito il “presidio di Governo” poiché questo sarà presente nei territori con un più alto “tasso d’impatto di fenomenologie delittuose, riferibili anche alla criminalità organizzata”, oppure “livelli di rischio derivanti da condizioni di particolare vulnerabilità dell’ambiente”, o ancora “la presenza di situazioni di particolare squilibrio o di disagio economico e sociale”.
Il provvedimento proposto dal ministro è stato accolto dai sindacati in maniera molto critica. Per Siulp, Sap, Ugl Polizia e Consap, “mentre sale inesorabile la tensione sociale e il rischio di scontri di piazza, il ministero dell’Interno e il Dipartimento della P.S. non trovano nulla di meglio per rispondere alla maggiore richiesta di sicurezza che proporre un regolamento il quale, in contrasto con quanto stabilito dalla stessa norma di riorganizzazione delle province e per la riduzione dei costi burocratici, determina la chiusura di circa 40 questure e altrettanti Comandi provinciali dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e dei Vigili del fuoco senza alcuna garanzia per il personale impiegato in quegli uffici. Un vero e proprio colpo d’ascia alle già scarse risorse che sono a loro disposizione per combattere la mafia, il terrorismo e l’illegalità”.
“Dal testo che ci è stato sottoposto – afferma l’Associazione sindacale dei funzionari prefettizi in una nota – emerge che, di certo, vi sarà una riduzione dei servizi dei cittadini sul territorio a fronte della quale non c’è alcuna indicazione dei risparmi che verranno conseguiti”. In pratica, spiega l’associazione, “il cittadino di Sondrio (183.000 abitanti) che vede mantenute la prefettura e la questura sarà, quindi, più tutelato del cittadino di Padova – Treviso (1.800.000 abitanti) dove, al momento, sono previste analogamente una sola prefettura e una sola questura. Ma è questo che vogliono i cittadini, la politica e gli enti locali? Il Sinpref ha proposto da tempo altre soluzioni di risparmio, al momento inascoltate. Si lasciano serenamente intatti centinaia di uffici ministeriali, dei quali i cittadini non avvertono il bisogno ma che mostrano, oggi più che mai, di aver assunto segreti, efficacissimi antidoti alla tanto sbandierata spending review. Sembra di assistere al solito balletto della politica” conclude Sinpref.