Teatro Verdi, TernIdeale: ”Sbagliato il progetto del Comune”. Italia Nostra: ”Aprire un tavolo di regia”
Sabato pomeriggio a palazzo Gazzoli si è svolta la conferenza dell’associazione TernIdeale dal titolo “Il Teatro della città”: al centro del dibattito il teatro Giuseppe Verdi e il progetto di restauro. Ad oggi della struttura è stata restaurata soltanto la facciata esterna.
Nel corso della conferenza, l’associazione ternana ha criticato il progetto di restauro del Comune di Terni che sarebbe quello di riproporre il Verdi come un teatro-cinema, così come era stato concepito nel dopoguerra. Un progetto sbagliato secondo TernIdeale perché allo stato attuale, con l’innovazione tecnologica e l’espansione di massa di internet, una struttura come quella degli anni ’60 non avrebbe senso.
“Il Comune di Terni – dichiara l’associazione – intende restaurare il teatro comunale intitolato a Giuseppe Verdi consolidando e quindi, di fatto riproponendo, la struttura del cinema-teatro realizzata nei primissimi anni del Dopoguerra. Questo secondo noi è sbagliato e dannoso. Sbagliato perché se nel Dopoguerra l’idea di un cinema-teatro poteva avere un senso, come ha poi effettivamente avuto in considerazione della grande crescita cinematografica grazie anche alle potenti influenze culturali americane, oggi, nell’era di internet e di comunicazioni globali, di richiesta di prodotti specifici altamente tecnologizzati il cinema-teatro degli anni Sessanta non ha più ragione di esistere. Il progetto di restauro del Comune, dunque, collocherebbe il cinema-teatro di Terni fuori mercato rendendolo un edificio dalla difficilissima gestione economico-finanziaria. Questa è la principale ragione, a nostro modo di vedere, per la quale il Comune di Terni non riesce a reperire capitali privati tali da rendere l’amministrazione comunale assolutamente certa di portare a compimento la ‘missione’ restauro. Il danno, invece, sta nel fatto che procedendo all’opera di restauro ipotizzata dal Comune di Terni seppur con il solo stralcio del consolidamento strutturale del cinema-teatro si condizionerebbe, di fatto impedendolo, qualsiasi tipo di successivo intervento finalizzato a un progetto di funzionalità davvero redditizia sia per la gestione del teatro stesso, sia per l’intera città”.
L’associazione TernIdeale chiede al Comune di Terni, “tenuto conto del successo del convegno organizzato a palazzo Gazzoli e degli interventi che in esso si sono susseguiti, nonché dei risultati di una sottoscrizione popolare lanciata in queste ore in città, di sospendere ogni procedimento burocratico-amministrativo e gli atti ad esso conseguenti, per aprire davvero quel confronto con le forze professionali, associative e della produzione culturale della città volto a individuare insieme le soluzioni migliori per la futura funzionalità del teatro sulla base delle quali, poi, sviluppare i vari progetti strutturali e architettonici necessari. La nostra proposta è quella di un teatro che assolva anche per gli anni a venire quel ruolo di propulsore culturale, generatore di sviluppo e benessere, che il Teatro Comunale ‘Giuseppe Verdi’ di Terni ha avuto dal 1849 in poi. Un teatro che sappia cogliere i segnali del presente per poter essere al centro di un più ampio progetto cittadino: un nuovo piano industriale per la città di Terni. Un’industria della cultura”.
“Chiediamo dunque all’Amministrazione comunale – prosegue l’associazione – che riformuli il progetto già approvato (frettolosamente e senza una vera partecipazione cittadina) per costruire un percorso che verifichi la possibilità di far diventare il Teatro Verdi un punto di eccellenza, italiana ed europea, nel campo della produzione teatrale ad alto valore aggiunto. Ciò significa restaurare il Teatro Verdi in modo tale che le compagnie teatrali possano scegliere la città di Terni per venire a realizzare le proprie opere (prosa, musica, Opera, balletto, ecc.) potendo contare su una struttura (il nuovo Teatro Verdi, appunto) dotata delle più moderne tecnologie per la ripresa audio-video degli spettacoli che potranno essere così inseriti più facilmente in circuiti globali di commercializzazione cinematografica. Tale location (parliamo sempre del Teatro Verdi) è già al centro di una rete di strutture complementari esistenti quali gli studios del Videocentro e di Papigno, che oggetto di un percorso innovativo avviato negli anni Ottanta e fatto abortire per miopia culturale proprio quando stava dando risultati concreti potrebbero essere recuperati e ri-funzionalizzati nel nuovo piano industriale culturale della città di Terni”.
“Non esiste, oggi – conclude TernIdeale – in Italia e in Europa un teatro all’italiana strutturalmente organizzato per offrire alle compagnie teatrali servizi e tecnologie integrate che consentano la realizzazione a basso costo di prodotti culturali destinati poi anche a una commercializzazione video. Il Teatro Verdi di Terni potrebbe colmare questo gap cogliendo l’occasione del suo restauro: questa è la nostra proposta. Che è una proposta per la città del domani in cui la cultura è posta al centro di un nuovo modello di sviluppo, in grado di rimettere in moto vecchi cicli produttivi lasciati morire agli albori del boom multimediale che ha poi investito l’intero pianeta e allo stesso tempo capace di crearne di nuovi. L’amministrazione comunale è disponibile a raccogliere la sfida del presente e del futuro, o preferisce condannare se stessa e la città all’accanimento terapeutico degli ultimi tempi?”.
“La querelle sul teatro Verdi a nostro avviso – dichiara Italia Nostra Terni – ha fatto emergere ancora una volta un problema più complesso e cioè quello che riflette oggettivamente e in modo lampante la crisi culturale che investe il Paese e in modo particolare la nostra città. La vicenda del Verdi è un’occasione imperdibile per avviare un percorso nuovo, fatto di ragionevole pluralità e di confronto critico sui valori culturali della nostra terra al di sopra di ogni dimensione politica. Dico questo perché il progetto per il nuovo Verdi, in nuce la “cattedrale” laica della cultura, non può essere trattato con superficialità perché coinvolge i secoli a venire; pertanto oggi siamo chiamati a fare qualcosa di più grande di un progetto di riqualificazione”.
“La progettazione del nuovo Verdi deve spronarci a conoscere la nostra terra – continua l’associazione – deve invitarci a scavare più a fondo in modo da trovare le radici del grande albero da cui siamo nati. Dobbiamo fuggire dalla tentazione di trattare con superficialità quanto ci è stato affidato solo perché – apparentemente – crediamo che l’albero – ossia la città culturale – non dia più buoni frutti. I nostri nonni ci insegnano che prima di raccogliere è necessario coltivare, prendersi cura, aspettare. Ora penso che la stessa cosa valga per il grande albero chiamato ‘città’ i cui frutti sono ponderati alla qualità del lavoro; su questo aspetto penso che il Verdi giochi un ruolo fondamentale. Luigi Poletti venne chiamato anche nella nostra città per costruire un ‘tempio’ della cultura e la città lo volle sufficientemente adatto ad esprimere l’ambizione di un fermento sociale lungimirante e prestigioso. Oggi come allora la scommessa è stimolante e da sola ci fa capire che non occorre ‘un’ teatro per Terni ma è indispensabile ri-progettare ‘il’ teatro della città che possa legittimamente ascriversi alla lista dei beni culturali futuri”.
“E allora – prosegue Italia Nostra – come immaginiamo la morfologia del nuovo teatro? Sicuramente all’italiana. Ce lo impone la monumentale facciata che rappresenta tipologicamente l’ingresso tradizionale di un tempio classico. Chi entrerà nel nuovo Verdi allora dovrà immediatamente percepire di trovarsi in un teatro e solo così non proverà disagio se lo spazio che lo avvolge corrisponde all’idea che si era fatta entrando (cosa che avverrebbe invece se pensassimo ad uno spazio improprio come quello odierno che non ha nulla a che fare con un teatro). Certo, se non avessimo avuto la facciata questo criterio sarebbe stato meno vincolante. Chiarita dunque l’esigenza di ri-costruire ‘il’ teatro come luogo di forte identità cittadina non possiamo che porci come punto di riferimento il teatro all’italiana. Tale non può che essere la nostra linea in virtù del fatto che il teatro all’italiana nasce come recupero delle piante dei teatri greci e romani e, quindi si allaccia perfettamente alla facciata superstite. C’è pertanto una forte connotazione simbolica nel ripristino di un monumento come il Verdi distrutto da una sfortunata serie di ‘errori’ umani molto più dannosi di quelli provocati dalla bomba. Ma non dobbiamo nemmeno ripeterli”.
“Il progetto pertanto deve partire da quanto conservato, che esige un’unica direzione tipologica. Un suggerimento: la definizione di un tavolo di regia per il Teatro Verdi con la presenza di membri delle forze di maggioranza e di minoranza del Consiglio comunale, provinciale, Regionale e del Parlamento, nonché un delegato della direzione generale per lo Spettacolo dal Vivo del Ministero Beni e Attività culturali, con una commissione che studi le vicende storiche dell’edificio e individui le linee tecniche e artistiche utili per la scelta del soggetto vincitore del necessario bando di gara da esperire attorno a proposte calate nell’hodie, rappresentando una porta alla creatività contemporanea nel rispetto del passato e della cultura teatrale a Terni. Qui – conclude Italia Nostra – si deve giocare l’ambizione dei ternani: cominciare dal teatro per ripartire dalla cultura”.