Terni, CIAM sfida pubblica amministrazione tedesca: querela per frode contro il Comune di Garmisch
Davide contro Golia: un imprenditore ternano contro la Pubblica Amministrazione tedesca. La vicenda, per certi versi kafkiana, ha per protagonisti Sandro Citarei, patron della CIAM di Terni, e il Comune di Garmisch.
Tutto inizia nel luglio 2007, quando CIAM si aggiudica un’importante gara di appalto per la realizzazione dell’ascensore all’interno del trampolino olimpico degli impianti sciistici della rinomata stazione di sport invernali indetta dal Comune di Garmisch-Partenkirchen (Germania), località in cui si svolgono manifestazioni di livello mondiale. Un’occasione per accrescere il prestigio dell’azienda, già leader del settore ascensoristico nel mercato italiano ed europeo, ma anche di rilevante peso economico visto l’importo dell’appalto: 724 mila euro. Quella che sembrava una possibilità di crescita e sviluppo si è invece rivelata una trappola in piena regola che ha prodotto pesanti danni patrimoniali e di immagine e che, solo a distanza di 9 anni, sembra avviata ad un lieto fine.
Installazione e collaudo dell’ascensore sarebbero dovuti avvenire nel giro di 5 mesi. Soltanto dopo l’aggiudicazione dell’appalto, CIAM ha però appreso che i lavori non sarebbero potuti iniziare nei tempi previsti dal contratto a causa di ritardi nella demolizione della struttura del vecchio trampolino olimpico per la quale il Comune non aveva ancora ottenuto le autorizzazioni. Fin dal principio l’azienda ternana è stata quindi impossibilitata, non per proprie responsabilità, a rispettare la tabella del crono-programma.
A conferma dell’inefficiente gestione da parte del Comune, il fatto che l’Amministrazione comunale di Garmisch fosse in quei mesi oggetto di una campagna giornalistica in Germania a livello nazionale che denunciava l’incapacità dell’Ente di gestire un lavoro così importante, mettendo in evidenza come l’importo dei lavori fosse lievitato da 9,9 milioni di euro inizialmente previsti a 16,5 milioni di euro. La mancata presenza dell’ascensore per il giorno dell’inagurazione degli impianti sciistici, in programma il 15 dicembre 2007, sarebbe stato il colpo di grazia mediatico-politico per gli amministratori comunali.
E’ però accaduto qualcosa di molto differente rispetto agli impegni assunti dal primo cittadino tedesco nei confronti dell’azienda. La campagna giornalistica contro le inefficienze dell’Amministrazione non è infatti terminata e, nel disperato tentativo di salvare la propria immagine dando in pasto all’opinione pubblica il perfetto capro espiatorio rappresentato da un’azienda italiana, a marzo 2008 il Comune ha rescisso il contratto d’appalto (con l’accusa di non aver rispettato i tempi) impedendo alla CIAM di entrare in cantiere per proseguire i lavori. Ma le intenzioni degli amministratori comunali andavano ben oltre: l’Ente infatti ha anche rifiutato di pagare i lavori già eseguiti dall’azienda – circa 600 mila euro – ed ha affidato il completamento dell’opera ai subappaltatori della stessa CIAM.
Dulcis in fundo, il Comune di Garmisch ha intentato una causa civile contro la CIAM chiedendo che fosse l’azienda italiana a pagare il conto dei costi sostenuti per il completamento dell’ascensore (ammontanti, a quanto sostenuto dall’Ente, ad una cifra addirittura superiore a quella dell’appalto iniziale). Costi peraltro ritenuti dall’azienda completamente fuori mercato, palesemente “gonfiati” ad arte visto che l’intero appalto era di 724 mila Euro e che la stessa CIAM, prima di essere estromessa, aveva quasi terminato l’installazione.
Il peggio per l’azienda ternana doveva però ancora arrivare. Nel procedimento civile di primo grado il Tribunale di Monaco ha infatti dato ragione al Comune (i cui tecnici hanno testimoniato senza prestare giuramento) condannando la CIAM a pagare una somma complessiva, tra addebiti, spese, oneri, e altri gravami giudiziari ammontante circa a un milione e mezzo di Euro. Ne è seguito un grave pregiudizio per l’azienda a causa della dichiarazione di esecutività della sentenza straniera anche in territorio Italiano.
Era stato toccato il fondo: a quel punto è emerso lo spirito battagliero dell’imprenditore. Citarei ha impugnato la sentenza: è attualmente in corso il procedimento di secondo grado che, dall’andamento delle precedenti udienze, sembra avviato ad un epilogo ben differente rispetto al primo grado. Non solo: oltre a difendersi da tutte le accuse ritenute false, CIAM è passata al controattacco presentando querela contro il Comune di Garmisch, sia in Germania che in Italia. L’obbiettivo è dimostrare di aver subito una frode per poi chiedere il conseguente, pesantissimo risarcimento dei danni. Ironia della sorte: la prossima tappa giudiziaria – una perizia sul cantiere ordinata dalla Corte d’Appello di Monaco di Baviera per valutare la reale entità degli eventuali interventi eseguiti in danno della CIAM – è in programma il 25 aprile.
L’imprenditore Sandro Citarei ha confermato a Terni Oggi la volontà di non cedere di fronte all’apparente strapotere dell’amministrazione tedesca: “E’ nostra intenzione dimostrare che i fatti si sono svolti in maniera del tutto diversa da quanto apparso alla fine del primo grado di giudizio…. Per venire incontro alle esigenze del Sindaco di Garmisch (il quale peraltro non ha resistito agli attacchi mediatici posti in atto a suo carico da parte della stampa locale e nazionale e non è stato riconfermato nel mandato) abbiamo addirittura reso possibile l’inaugurazione dell’impianto ottemperando alle pressanti richieste ricevute (e di ciò voglio ancor oggi ringraziare personalmente i nostri tecnici che in quel periodo hanno lavorato in squadra su tre turni anche notturni a temperature di -30 gradi), salvo poi ricevere la promessa di avere a disposizione il tempo necessario ad ultimare comodamente i lavori approfittando del clima primaverile e non subire i rigori invernali. Questa nostra disponibilità, lungi dal venirci a favore, ci ha addirittura nuociuto poiché il Comune ha pensato bene di farci pagare le spese e i danni della sua incapacità gestionale. Ma per il bene dell’azienda nonché dell’immagine italiana in Europa e nel Mondo, andremo avanti finché le nostre ragioni non saranno completamente riconosciute e chi si è reso responsabile di comportamenti scorretti o addirittura illegali, venga punito. Nessuno, in ogni caso, potrà toglierci l’orgoglio di aver messo la nostra firma su una delle maggiori opere impiantistiche a servizio dello sport internazionale, praticamente unica nel suo genere e alla ribalta mondiale ad ogni manifestazione di grande rilievo”.