Terni, coltivazioni sopra a discariche, M5S: “Dal Comune nessun divieto ai privati”
La scorsa settimana l’assessore all’Ambiente del Comune di Terni, Emilio Giacchetti, in una nota aveva scritto: “In merito al piano regionale di bonifica, e alla sua attuazione, dopo un’approfondita ricognizione degli atti amministrativi che si sono susseguiti dal 2004 ad oggi, si evince che per quanto riguarda i terreni di proprietà pubblica il Comune ha già dato da tempo avviato le procedure di analisi di rischio, come da norma di riferimento. Per quanto riguarda i terreni, la maggior parte, di proprietà privata, il Comune lunedì mattina ha inviato a tutti i proprietari le notifiche come da piano regionale di bonifica. Le notifiche contengono i principi fissati dal piano regionale, tra quali anche gli adempimenti a carico dei proprietari, compreso i relativi divieti. Gli argomenti introdotti dalla notifica saranno inoltre oggetto di approfondimento in un incontro in assessorato con i proprietari nel quale verranno approfonditi tutti i temi in questione. Tutta l‘attività e le procedure seguite dal Comune di Terni sono volte all’esclusivo interesse della tutela della salute dei cittadini e alla salvaguardia del territorio, attendendoci in questo caso anche al principio di precauzione. Ogni altro obiettivo esula dalla nostra azione amministrativa e dalla nostra persona”.
I pentastellati mostrano copia delle notifiche inviate ai privati e rilevano invece che non vi è contenuto nessun divieto (mentre Giacchetti parla di “relativi divieti”). Inoltre il M5S paventa pericolosi scenari per via del recente Ddl Madia sul silenzio-assenso delle pubbliche amministrazioni che riguarda anche i siti contaminati.
Le notifiche inviate dal Comune di Terni rese note dal M5S:
Il comunicato del Movimento 5 Stelle di Terni:
“Risultano incomplete e fuorvianti le dichiarazioni che l’assessore Giacchetti ha rilasciato in data 14 ottobre in merito ai terreni iscritti nel Piano regionale di bonifica. L’assessore ha dichiarato che: “Per quanto riguarda i terreni, la maggior parte, di proprietà privata, il Comune lunedì – 12 ottobre – mattina ha inviato a tutti i proprietari le notifiche come da piano regionale di bonifica. Le notifiche contengono i principi fissati dal piano regionale, tra quali anche gli adempimenti a carico dei proprietari, compreso i relativi divieti.”
Dalla nota dell’assessore non si evince a quali terreni di preciso si riferisca e a quali proprietari, lasciando per questo intendere che le notifiche fossero relative a tutte le aree da bonificare di proprietà privata.
Non ci risultano al momento comunicazioni relative alle aree Ex cava Sabbione e Fiori 1 e 2 sulle quali insistono preoccupazioni relative alla possibilità di coltivazione.
Ad oggi ci risultano solamente le notifiche relative a due aree, una per l’area Ex discarica Maratta 1 inviata il 12 ottobre 2015 e l’altra relativa all’area Ex discarica Maratta 2 inviata l’ 8 ottobre 2015.
Se la notizia di queste notifiche avrebbe dovuto avere un effetto tranquillizzante in realtà producono l’effetto opposto: sono tardive visto che l’inserimento di quelle aree nel piano di bonifica è avvenuto diversi anni fa, e oltremodo viene trascurato ogni riferimento alla presenza di possibili coltivazioni o al divieto di farne.
Tutto ciò assume dei contorni ancora più inquietanti alla luce del Ddl Madia (1577/2015) che reintroduce la famigerata norma del silenzio – assenso come rilevato dalla trasmissione di Rai 3 Report del 10 ottobre 2015. Secondo quanto trasmesso nel programma del servizio pubblico si evince che chiunque voglia costruire in un terreno dove sono presenti degli inquinanti è obbligato a fare delle analisi. La legge infatti prevede in questi casi l’autocertificazione da parte del privato, senza che Arpa o enti regionali possano verificare in alcun modo questi dati.
Una volta rilevati gli inquinanti verranno fatte le relative bonifiche. A questo punto si presenta il piano di caratterizzazione finale che dovrà indicare le sostanze che sono state trovate e rimosse e in cui verrà dichiarato che gli inquinanti sono stati portati sotto il limite di legge.
È a questo punto che l’ente pubblico può fare i suoi controlli, ma è qui che entra in scena il silenzio-assenso. Se infatti entro 45 giorni l’amministrazione non risponde, e non effettua controlli, si dà per certo quello che dice il privato.Il piano di caratterizzazione cioè, viene considerato approvato.
Alla luce di tutto ciò si potrebbe arrivare al paradosso di poter ottenere un permesso anche senza aver bonificato, senza aver speso un euro, se gli enti pubblici non riuscissero a certificare nei limiti di tempo stabiliti dalla legge l’avvenuta bonifica per tutte le sostanze contaminate”.