Terni, controlli antidroga in scuole, Sel e Csa esprimono solidarietà a Franco Coppoli

Negli ultimi giorni molti mass media nazionali hanno parlato della vicenda del professore dell’istituto per Geometri di Terni che ha impedito il controllo antidroga in classe (qui l’articolo). Oggi a quell’insegnante, Franco Coppoli, esprimono solidarietà Sel Terni e il Csa Germinal Cimarelli.

SEL TERNI Scrive Sel in un comunicato: “La scuola, deve essere un luogo sicuro in cui gli insegnati, il personale e la dirigenza collaborano nell’educazione dei ragazzi ed in cui gli studenti si devono sentire protetti e valorizzati e non criminalizzati. Nei giorni scorsi si è consumato un grave attacco al ruolo che la scuola dovrebbe svolgere e alla libertà di insegnamento. Sel Terni esprime solidarietà a Franco Coppoli, docente dell’Istituto per geometri di Terni, nei confronti del quale è stato avviato un procedimento disciplinare perché ha impedito l’irruzione in classe di una squadra di poliziotti con cane antidroga che pretendevano di interrompere le lezioni e controllare gli studenti e l’aula. In assenza di uno specifico mandato della magistratura, l’irruzione nelle classi e l’interruzione dell’attività didattica si configura come una pesante violazione degli spazi educativi e come interruzione di pubblico servizio”.

“Gli organi di polizia hanno il compito di garantire la sicurezza dei giovani e il rispetto delle leggi, ma l’irruzione all’interno della scuola, senza che ci sia l’evidenza di un reato, snatura la funziona della scuola e ottiene come unico risultato la perdita di fiducia nell’istituzione scolastica e nelle sue funzioni educative. Sul tema del consumo di sostanze stupefacenti la scuola ha il compito di promuovere progetti di prevenzione e riflessione ma non può avallare azioni repressive che criminalizzano ed intimoriscono gli studenti e mettono in discussione l’autonomia delle strutture scolastiche”.

CSA GERMINAL CIMARELLI Il comunicato del Csa Germinal Cimarelli:

“Da un Paese uso scendere a patti con la criminalità organizzata, una sorta di secondo Stato all’ombra del sole, ci si può aspettare di tutto. Può succedere che un’ondata di oscurantismo medioevale si faccia legge in barba ai principi sostanziali della Costituzione, che le galere si riempiano di poveri cristi ora consumatori ora piccoli spacciatori, che l’Europa ci richiami formalmente per le aberranti condizioni detentive, che il secondo Stato veda garantiti i propri profitti da una logica proibizionista così cieca da vederci benissimo.

Mentre ad ogni latitudine si abbandona la caccia alla streghe, mentre gli stili di vita vengono liberati (a fatica) da quell’etica di Stato che imprigiona corpi e disciplina menti, mentre la demagogia della droga lascia il campo al realismo delle droghe, a Terni la parte educativa del primo Stato (la scuola) si piega alle logiche di spettacolarizzazione simbolica del controllo con cui la parte repressiva dello stesso Stato (la questura) pensa di restaurare di fatto l’impianto demagogico anti costituzionale della Fini Giovanardi. Lo fa aderendo senza nulla obiettare (anzi con tanto di tappeto rosso) all’invasione poliziesca delle classi durante l’ora di didattica, lo fa decidendo di mettere in cattedra ad interim un pastore tedesco dal fiuto eccezionale.

Terni soffocata da un’aria che uccide con spietatezza sicaria, Terni minacciata da una disoccupazione dalla progressività inarrestabile, Terni provincia tranquilla dove nulla accade se non nei roboanti titoli ad hoc della stampa locale, insomma ad una Terni sempre più in balia di se stessa si vuole far credere che l’ordine e la disciplina siano le uniche materie degne di essere insegnate nelle aule scolastiche per forgiare gli adolescenti a nuova vita, in una sorta di balillismo da terzo millennio. Insomma se Giovanardi fa bau bau i presidi fanno bee, questo narra il bestiario contemporaneo locale. Ogni logica repressiva infatti trova la sua vittoria nell’introiezione acritica da parte della cittadinanza, figurarsi quando questa induzione all’obbedienza passa per i banchi di scuola. Quando cioè l’istituzione che dovrebbe formare cittadini critici e consapevoli si trasforma in un capannone da polli di allevamento in cui il bastone divora la carota ed in cui la demagogia manichea diventa di fatto materia principe.

Fortunatamente in questa caserma didattica in cui l’ordine si fa metodo e la disciplina militarizza il corpo docente ingabbiando la ‘devianza’ giovanile c’ è ancora chi tra gli insegnanti si ostina a preservare l’aspetto educativo (quello per cui viene pagato) opponendosi, con tanto di conseguenze personali, al rutilante show chiamato scuola di polizia. I danni della Fini-Giovanardi sono sotto gli occhi di tutti nella loro virulenta drammaticità, così come il declino della scuola sempre più fabbrica di consenso piuttosto che palestra di vita. Oggi, però, che nella nostra città un professore con tanto di nome e cognome si ricorda di essere tale facendosi simbolo di resistenza umana, oggi non possiamo più girarci dall’altra parte e far finta di niente, oggi cari professori, esimi presidi, letargici studenti, distratti cittadini, è il momento di rivendicare se stessi e la società civile preambolo affettivo di ogni società normatizzata.

E’ il momento di rivendicare una scuola libera da asservimenti in cui la mutualità del vivere comune sia più importante di qualsivoglia materia scolastica, soprattutto di quelle materie suggerite dalla questura e fatte proprie dai presidi. Non dimenticando che a margine dello spettacolo, nel suo bunker impastato di demagogia etica statale e “spregiudicatezza” imprenditoriale, il secondo stato, monopolista assoluto nel fiorente business del proibito, ringrazia commosso. L’apogeo della spettacolarizzazione repressiva infatti, mentre insegna sudditanza non scalfisce minimamente il tintinnio ininterrotto delle slot machine che distribuiscono ‘droghe’”.

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