Terni, De Luca (M5S): ”Ast va commissariata, serve un ‘decreto Thyssen”’
Il commissariamento di Ast per disastro ambientale era stato proposto diversi mesi fa da Italia Nostra Terni e il presidente dell’associazione, Andrea Liberati, aveva chiaramente ribadito l’ipotesi qualche giorno fa. La tesi, pur con delle diverse sfumature, era poi stata portata avanti anche da Paolo Crescimbeni e dallo stesso Movimento 5 Stelle. Ora i pentastellati, con la nota di De Luca, rafforzano la richiesta (che tra l’altro trova d’accordo almeno una parte degli operai dell’Ast che oggi, nel corso del Consiglio straordinario, hanno duramente contestato le istituzioni locali).
La nota integrale di Thomas De Luca del Movimento 5 Stelle Terni:
“Sentire molti colleghi consiglieri che hanno avuto un passato all’interno dei sindacati affermare che a loro memoria una crisi simile non è mai stata affrontata è il punto centrale su cui invito tutti a riflettere.
Nei racconti dei miei nonni ho potuto sentir parlare di ciò che è stata l’esperienza del cinquantatrè, le migliaia di licenziamenti, le serrate, lotte veramente dure. Pochi anni prima Trastulli era morto davanti ai muri dell’acciaieria, la polizia sparava e non ci pensava due volte a caricare la folla. Si lottava senza timore e con la fierezza di chi difende la propria dignità. Chi perdeva il lavoro, poteva contare sul forte senso di comunità, ardente ancora delle sofferenze della guerra, guerra che aveva portato il massimo sviluppo dell’acciaieria a causa delle richieste di approvviggionamento bellico. Fuori c’era un paese in fermento, tutto da ricostruire e costruire, che offriva un opportunità. Oggi questo non c’è.
Oggi noi ci troviamo di fronte a qualcosa di inedito in 130 anni di storia. Per la prima volta ad essere in gioco è la sopravvivenza stessa del polo siderurgico, la sussistenza economica stessa della nostra città e della nostra regione. La sensazione che ho avuto negli scorsi giorni è che molti, nei giorni passati, politici di lungo corso con leggendaria abilità di mediazione hanno dimostrato di non aver ben compreso la posta in gioco. Questo perché la situazione attuale non è affrontabile attraverso gli strumenti che sono a loro familiari. Gli strumenti necessari a poter comprendere questa situazione possono essere familiari ai nostri nonni, non ai nostri padri. Non ci troviamo di fronte un proprietario intento a tirare la corda al fine di ottenere quanto più possibile da una trattativa secondo il gioco delle parti. Di fronte ci troviamo una multinazionale, la Thyssen, che attraverso i suoi manager sicari vuole attuare una vera e propria soluzione finale, uno smantellamento totale della produzione di acciai speciali in Italia.
Le dichiarazioni rilasciate ieri dal Ministro Poletti dimostrano che la sudditanza ai padroni tedeschi e l’ideologia del mercato sono i limiti che questo Governo ha nella possibilità di approccio a questa situazione. Il governo può provare a convincere, può provare a creare le condizioni per aiutare, ma non può imporre dice il Ministro Poletti…non può imporre che la dignità della nostra comunità non sia calpestata? non può imporre che Terni non sia una pedina da sacrificare sull’altare delle multinazionali? non può imporre che l’Italia difenda i propri sacrosanti diritti? Dobbiamo ricordare al ministro Poletti che fa parte di un governo in uno Stato sovrano, ripeto Stato sovrano… un’entità giuridica in grado di esercitare un potere, all’interno di un determinato territorio e sui soggetti che in esso vivono!
Poletti…lei ha questo potere, il governo ha questo potere, usateli! Siete voi i rappresentanti di questo Stato sovrano! Basta con questa Germania, basta con le scuse, l’Italia è uno Stato sovrano, non un protettorato o una colonia!
Voi siete governo e dovete fare gli interessi del nostro Paese, così come fanno i loro omologhi tedeschi, francesi o americani. Il mercato funziona solo in condizioni di parità: dove non c’è parità, dove non ci sono regole il mercato produce solo ingiustizie.
Come Movimento 5 Stelle abbiamo proposto l’intervento del Fondo Strategico Italiano, abbiamo proposto il commissariamento dell’AST:
sono strade nuove, non tentate prima, ma non sono un’utopia! Viviamo una situazione straordinaria, e con strumenti straordinari dobbiamo essere pronti a lavorare. La situazione economica, sociale ed ambientale della conca ternana non consentono di escludere a priori forme nuove di intervento, ove quelle classiche dovessero dimostrarsi inefficaci, come sembra stia avvenendo. Chi lo nega non ha ben chiaro quello che significa vivere a Terni. Non ha ben chiaro cosa potrebbe significare avere oltre 1.000 famiglie che si ritrovano quasi improvvisamente senza reddito in un territorio come quello ternano ed in un momento di crisi economica generale quale quello in cui tutti viviamo. Chi lo nega non sa che cosa significhi vivere in una delle città più inquinate d’Italia.
No non credo che chi rifiuta con sicurezza l’intervento dello Stato sappia di cosa parla.A tutti coloro che si scandalizzano all’idea di togliere un’azienda temporaneamente, ripeto temporaneamente dalle mani di un privato, e che rimembrano la malagestione di quando l’AST era pubblica, voglio ricordare che mandare un migliaio di famiglie in mezzo a una strada costa, così come costa curare tumori e patologie. E non costa enormemente solo in termini economici, solo a quelli purtroppo qualcuno pensa, ma costa in termini umani. Nessuno dimentichi cosa è successo a Torino il 6 Dicembre 2007 dopo la decisione della Thyssen di chiudere lo stabilimento di Torino. Davanti alle loro ragioni economiche anche la vita delle persone passa in secondo piano.
Voglio dire poi ai sostenitori del prendi gli 80 mila e scappa che cosa significa reiniziare da zero in una città ancor più economicamente depressa: l’unica opportunità che per queste famiglie rimane è emigrare. Vogliamo poi dare voce ai senza voce: non ci sono solo gli operai dell’AST ma anche quei centinaia delle ditte, ditte che la Morselli sta mettendo alla porta e che sono di più, molti di più, degli stessi operai AST: per loro il futuro sarebbe, se possibile, ancor più nero, visto che la possibilità di avere un esodo incentivato non li sfiorerà nemmeno. Per noi non esistono lavoratori di serie A e di serie B, perché ognuno di essi ha una famiglia.
Togliere l’acciaieria dalle mani dei tedeschi per riportarla in uno stato di competitività, salvare i posti di lavoro, avviare le bonifiche e poi rivenderla può essere l’unica strada. L’AST non è una crisi aziendale come, purtroppo, se ne aprono tante in giro per l’Italia, e gli strumenti straordinari cui ho fatto cenno non aprirebbero nessun vaso di pandora: il nostro è un caso straordinario e con azioni straordinarie lo Stato Italiano deve rispondere. Il nostro obiettivo deve essere quello di rendere la Thyssen incapace di nuocere. Questo anche se la strada da percorrere dovrà essere quella della procedura per gravi criticità ambientali, tirare fuori tutti i dati che stanno uscendo in questi giorni riguardo le analisi del Ministero della Sanità e distruggere la coltre di negazionismo ambientale per sempre. La nostra comunità deve farsi carico di autodeterminare il proprio futuro.
Il domani di Terni è nostro, di nessun altro.
Ecco perché tutti, parlamentari del PD, governo e opposizioni dovrebbero lavorare insieme affinché, come per il “Decreto ILVA” venga approvato un “Decreto Thyssen” e venga dichiarato che gli Acciai Speciali Terni sono un sito strategico di interesse nazionale. Non gli inceneritori con lo Sblocca Italia ma le nostre acciaierie. Noi ci saremo, se il Governo vorrà finalmente governare. Siamo disposti a metterci in gioco, pur non essendo responsabili dello scempio che della siderurgia italiana si è fatto da vent’anni a questa parte. Vorrà il Governo mettersi in gioco?
Il nostro senso di responsabilità non ci consente di tirare ancora per le lunghe. Per questo non firmeremo nessun documento oggi che non preveda atti concreti: non ci accontentiamo più di sterili manifestazioni di solidarietà e di pacche sulle spalle. La solidarietà si fa con i fatti, con le azioni concrete che solo chi governa e sta dentro alle stanze dei bottoni può fare. Ripeto, noi siamo disposti a metterci in gioco.I dogmi politici della totale assenza di regole nell’economia non ci appartengono e crediamo che sia ora di andare oltre le ideologie. E’ proprio dalle regole elementari dell’economia che traiamo il convincimento che non ha alcun senso depotenziare un sito la cui produzione è ampiamente assorbita dalla domanda nazionale: perché abbandonare la sostanziale autosufficienza e cominciare ad importare l’acciaio inox? Qual è la ragione economica di ciò? A noi sfugge.
Attraverso strumenti straordinari come il commissariamento o l’ingresso del Fondo Strategico avremo la possibilità di dar seguito alla nostra storia industriale. Avviare un progetto per consentire che questa città abbia prospettive verso un futuro legato all’industria. Una industria dove la tutela dell’occupazione, della dignità, della salute e dell’ambiente vadano di pari passo verso il futuro”.