Terni, dirottatore e omicida viene scarcerato e fa perdere tracce: ritrovato e arrestato
Porcari, 75enne, era uscito dal carcere la scorsa settimana, a fine maggio, dopo aver scontato 21 anni di una condanna a 26 anni per l’omicidio della sua ex convivente, avvenuto nel 1994. Aveva preso alloggio in un albergo di Terni ed era sottoposto ad alcuni vincoli: oltre all’obbligo di firma in questura due volte a settimana, c’era anche il divieto di allontanamento dal capoluogo e quello di avvicinamento a Castel Viscardo – dove era avvenuto l’omicidio – e in altri tre Comuni della zona. Si era invece irreperibile per poi farsi vivo telefonando ai carabinieri per avere notizie della figlia che all’epoca gli venne tolta, circostanza che fu all’origine del delitto, e spiegando di volerla rivere. Era allora scattato un meccanismo per proteggere la figlia dell’uomo, oggi di 24 anni. Oggi Porcari è stato rintracciato e arrestato nella zona di Bolsena.
Porcari nel luglio 1972, in Costa d’Avorio, nell’aeroporto di Abidjan, aveva tentato di uccidere la moglie sparandole contro diversi colpi di arma da fuoco e, non riuscendoci, aveva tentato di dirottare un aereo dell’Alitalia venendo ferito al termine di un conflitto a fuoco con le forze dell’ordine. Più tardi, in due distinte occasioni, purtroppo riuscì a portare a termine entrambe le malsane azioni: sia a dirottare un aereo che ad uccidere una propria compagna.
Nel marzo 1977 Porcari fu infatti protagonista di uno dei più lunghi dirottamenti della storia dell’aviazione civile, tenendo in ostaggio i passeggeri e l’equipaggio di un Boeing della compagna spagnola Iberia tra Abidjan, Torino, Varsavia e Zurigo dove venne poi catturato. Un gesto compiuto per cercare di riportare in Italia i figli avuti dalla prima moglie, originaria della Costa d’Avorio. Nel febbraio del ’94 aveva poi ucciso la convivente, Roberta Zanetti, infermiera ventisettenne di Castel Viscardo. Fu lo stesso Porcari a spiegare allora agli inquirenti che “elemento scatenante” del delitto fu la decisione del tribunale dei minori di togliergli la figlia, affidata alla madre dopo la loro separazione. Da quel momento, pur se in carcere, aveva continuato a minacciare i parenti della compagna uccisa perché, a suo dire, ne impedivano i rapporti con la figlia della vittima. Minacce rivolte anche a magistrati e varie autorità pubbliche che per ragioni d’ufficio si sono interessati delle sue vicende.
Quando si è reso irreperibile, sono immediatamente scattate le ricerche che hanno permesso di stabilire si trovasse nella zona di Bolsena (Viterbo) che è stata prima cinturata e poi perlustrata dalle forze dell’ordine. L’uomo, proprio nel tentativo di eludere le ricerche, ha utilizzato più taxi e mezzi pubblici, e si è camuffato indossando un cappellino e dei grandi occhiali da sole da donna e, in giro per strada nel centro di Bolsena, si muoveva in maniera circospetta rimanendo sempre il più coperto possibile dalla gente che passeggiava. Nonostante i suoi escamotage, è stato individuato, riconosciuto e bloccato dai carabinieri di Orvieto con il supporto di personale del commissariato di Orvieto. Ora si trova nelle camere di sicurezza dei carabinieri di Montefiascone, in attesa dell’udienza in tribunale.
Aggiornamento 04/06 ore 19,15: Luciano Porcari torna in libertà vigilata. Questa mattina infatti il giudice del tribunale di Viterbo ha convalidato l’arresto, ma ha respinto la richiesta di custodia cautelare in carcere avanzata dal pm. Ha quindi disposto l’applicazione, oltre che della libertà vigilata, anche della sorveglianza speciale, misure alle quali il 75enne era già sottoposto nei giorni scorsi, prima che si rendesse irreperibile.