Terni, discariche Ast, Italia Nostra-WWF: ”Dai verbali del ministero la certezza dei veleni”

“Il paradosso delle discariche di Pentima e Valle risiede certo nel non averne imposto per tempo la chiusura, spingendo l’azienda a più adeguate politiche ambientali, ma anche e soprattutto nell’averne consentito l’ampliamento, pur in assenza di un serio studio idrogeologico sull’area”. Ad affermarlo sono Andrea Liberati di Italia Nostra Terni e Giuseppe Rinaldi di WWF Umbria che fanno riferimento ad un verbale ministeriale dello scorso 18 marzo.

Liberati e Rinaldi riferiscono che Ispra e Segreteria Tecnica del Ministero dell’Ambiente, “che chiedono da più anni un monitoraggio molto analitico rispetto a quanto fatto sinora” nel verbale del 18 marzo scrivono: “Si ritiene che l’ubicazione dei nuovi piezometri non sia utile ai fini di una ricostruzione attendibile dell’andamento della falda superficiale al di sotto dell’area di discarica AST”; e ancora: “…continuano a mancare punti di monitoraggio in corrispondenza e/o al di sotto dell’area di discarica AST (Pentima e Valle), come già richiesto dal Ministero nel 2010 e nel 2012”. E poi: “…non è possibile affermare che la falda profonda sottostante l’intera area di discarica non sia contaminata da Cr VI”. In un altro passaggio: “L’interpretazione del contenuto di Cr VI riscontrato nei piezometri della falda superficiale non è convincente” e “…appare anomala la concentrazione di Cr VI ed altri metalli nel percolato della discarica RSU” (ossia ex area comunale di Pentima).

Alla luce di tutto questo Liberati e Rinaldi chiedono: “Perché allora i tedeschi insistono ancora nel voler estendere le discariche?”. E aggiungono: “Si tenga presente che qui non vengono smaltite solo le c.d. scorie: l’Autorizzazione (AIA) regionale consente a TK-AST di conferire differenti materiali nei terreni un tempo integri di Pentima e Valle. Di seguito una rapida rassegna, conformemente alle prescrizioni AIA:

1. rifiuti contenenti oli.

2. Fanghi di lavorazione e residui prodotti dal trattamento fumi con sostanze pericolose.

3. Materiale abrasivo di scarto.

4. Miscele bituminose, catrame, prodotti contenenti catrame e catrame di carbone.

5. Rifiuti prodotti dalla lavorazione di metalli e plastiche.

6. Terreno proveniente da siti contaminati (è stato infatti depositato qui e non altrove quello scavato per la galleria ‘Tescino’ contaminato da cromo esavalente, nda).

7. Rifiuti da incenerimento o pirolosi di rifiuti. Ceneri pesanti e scorie contenenti sostanze pericolose.

8. Rifiuti pericolosi, stabilizzati e parzialmente stabilizzati.

9. Assorbenti, materiali filtranti, stracci e indumenti protettivi contaminati da sostanze pericolose.

10. Particolato di materiali non ferrosi”.

La conclusione di Italia Nostra e WWF è particolarmente amara: “Siamo però ‘fortunati’: l’AIA consente un massimo di ‘appena’ 2.500 tonnellate annue di assorbenti, materiali filtranti, stracci e indumenti protettivi contaminati. E ‘sole’ 150 tonnellate di fanghi di lavorazione: ci stiamo avvelenando, ma proseguiamo nel fingere che vada tutto bene”.

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