Terni e mafia, il punto di istituzioni e forze dell’ordine: città culturalmente ostile a criminalità

Un territorio culturalmente ostile alla criminalità, apparentemente immune dalle infiltrazioni dei grandi gruppi criminali, saldamente sotto il controllo delle istituzioni e delle forze dell’ordine e privo dell’attrattiva imprenditoriale ed economica necessaria al riciclaggio del denaro sporco: è la descrizione della provincia di Terni emersa durante l’incontro tra la Commissione di inchiesta sulle infiltrazioni mafiose in Umbria e i componenti del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, presieduto dal prefetto Vittorio Saladino, avvenuto a palazzo Bazzani.

I consiglieri regionali Paolo Brutti (presidente), Gianluca Cirignoni (vice), Maria Rosi e Andrea Smacchi – spiega una nota della Regione – hanno incontrato il prefetto, il presidente della Provincia, il capo della squadra mobile, i comandanti provinciali dei Carabinieri e della Guardia di finanza, il vice comandante provinciale del Corpo forestale ed il comandante della Polizia municipale di Terni.

Il prefetto, Vittorio Saladino, ha spiegato che la bassa attrattiva del territorio ternano per le organizzazioni mafiose (che non risultano insediate) è legata ad alcuni evidenti elementi: “Il quadro economico, anche a seguito della crisi, non è positivo e non si presta dunque alle attività di riciclaggio di denaro per la carenza di grossi investimenti sia nel settore pubblico che in quello privato; le imprese che operano nella provincia di Terni fanno riferimento molto spesso a grandi gruppi economici internazionali, con i quali non funzionano tecniche intimidatorie; la popolazione ternana, per storia e cultura, è ostile a certi fenomeni; le forze dell’ordine agiscono in modo coordinato e concertato, riuscendo non solo a reprimere ma anche a prevenire i crimini, mandando in questo modo un messaggio dissuasivo alle organizzazioni illegali”.

“Esistono – ha osservato ancora Saladino – criticità legate al traffico di droga, gestito da gruppi di stranieri non strutturalmente organizzati, e alla presenza del carcere, che porta i familiari dei detenuti condannati per mafia ad avvicinarsi alla città. Abbiamo avviato iniziative importanti come la creazione della stazione unica appaltante (Sua), per il monitoraggio dell’intero iter degli appalti; la mappatura delle cosche mafiose presenti a Terni ed il monitoraggio dei passaggi di proprietà delle attività e delle licenze commerciali. Potrebbe essere utile ed interessante studiare l’iniziativa legislativa della Regione Emilia Romagna in merito al rilascio della concessione edilizia subordinato alla presentazione di un’attestazione antimafia nei confronti delle imprese di costruzioni”.

Il presidente della Provincia, Feliciano Polli, ha rimarcato la “costante azione di controllo e repressione svolta dall’autorità, che evita la diffusione di fenomeni criminali sul territorio. Popolazioni ed imprese manifestano una evidente tranquillità, anche grazie alla presenza evidente e visibile delle forze di polizia”. Il colonnello Domenico Solfaroli, comandante provinciale della Gdf, ha fatto riferimento ad una situazione “tranquilla per quanto riguarda la piccola e media impresa, alla forte parcellizzazione del settore commerciale ternano e alla presenza di usura praticata da singoli e non da organizzazioni. Poche le segnalazioni di operazioni sospette da parte delle banche (20 in un anno, relative poi soprattutto ad evasione fiscale), un dato che anche a livello regionale si mantiene molto al di sotto delle altre regioni italiane”.

Il colonnello Giuseppe Alverone, comandante provinciale dei Carabinieri, ha rimarcato la scarsa appetibilità del territorio ternano, motivandola con la presenza delle multinazionali e con le difficoltà legate alla congiuntura economica. “I gruppi criminali stranieri che pure operano nel traffico di droga non hanno le caratteristiche del sodalizio mafioso e i cittadini per cultura non accettano l’omertà e tendono a segnalare alle forze dell’ordine la presenza di un crimine”.

Francesco Petitti, capo della Squadra mobile, ha giudicato il territorio ternano “lontano da certi fenomeni criminali, pur in presenza di una situazione economica difficile, di uno spaccio di droga da contrastare continuamente e di una particolare attenzione alle attività dei cittadini cinesi, su cui vengono svolti controlli mirati, con una banca dati di quelli coinvolti in attività illecite”.

Infine il comandante della Polizia municipale, Federico Boccolini, ha confermato l’assenza di infiltrazioni mafiose tra gli operatori commerciali, sottolineando che la chiusura di alcune attività a causa della crisi ha portato al loro passaggio di mano, con la diffusione di negozi di ortofrutta gestiti da stranieri, egiziani in particolare”.

Il presidente Brutti ha osservato sia nel Ternano sia nel Perugino “sono assenti fenomeni di stampo mafioso tradizionale, con clan che si contendono il territorio e impongono il pizzo attraverso metodi intimidatori. L’infiltrazione in Umbria parla un linguaggio diverso, fatto di acquisizione di attività economiche in grado di consentire l’immissione del denaro sporco nel circuito legale. Preoccupa inoltre il radicamento sul territorio regionale di organizzazioni straniere, di bande specializzate in spaccio e traffico di droga, sfruttamento della prostituzione e altri gravi reati anche se, dai risultati presentati, il contrasto nell’area ternana appare più efficace rispetto a quanto avviene a Perugia, anche in virtù delle differenti dimensioni territoriali”.

Il vicepresidente Cirignoni si è soffermato “sull’esigenza di evitare che in Umbria si crei una zona grigia di contiguità con le organizzazioni criminali”, valutando particolarmente positiva sia la collaborazione coordinata tra le forze di polizia che il controllo sui passaggi di proprietà degli esercizi commerciali in provincia di Terni”.

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