Terni, Fabbri: ”Addio ex Centro multimediale, Comune vende tutto”, la storia
Il comunicato di Andrea Fabbri:
“Centro Multimediale, ultimo atto: il Comune vende tutto. I teatri di posa (anche A e B), gli uffici, la scuola. Tutto. Dopo 15 anni arriva a compimento l’opera di distruzione avviata dall’ex sindaco Raffaelli che nel 2000 decise di classificare il CMM come una sorta di rifiuto speciale assegnandone la gestione ad Agarini.
Le amministrazioni post-comuniste che si sono alternate a Terni dal 1999 in poi non hanno saputo e non sanno progettare. Non riescono a immaginare il futuro e dunque non possono costruire percorsi per realizzarlo. Forse non è una colpa. Di sicuro un limite che soffoca la città.
I teatri di posa, gli uffici, la scuola erano parte di un progetto che quando nacque era avveniristico; anticipava di almeno 30 anni una realtà che oggi tocchiamo con mano ogni minuto della nostra vita. Un progetto nato anche dalle intuizioni di un amministratore illuminato come Fabio Fiorelli, un socialista che pensava alla sua comunità perché l’amava. L’Unione Europea credette in quel progetto finanziandolo con 35 miliardi di vecchie lire, finanziamenti strutturali a fondo perduto. Quel progetto doveva servire a creare occupazione in un campo del tutto nuovo: l’audiovisivo di impresa poi collegato alle tecnologie digitali che proprio agli inizi degli anni Novanta muovevano i primi passi anche in Italia. Nel 1999 gli ispettori della Commissione UE giunti a Terni per verificare la corretta corrispondenza del contratto di finanziamento giudicarono ciò che viddero come “una eccellente realizzazione da portare ad esempio per gli investimenti pubblici” (leggere i bilanci CMM per credere). All’alba del declino Raffaelli-Agarini in soli due anni si crearono 32 nuove imprese con 150 nuovi posti di lavoro diretti.
Segnali concreti di un dinamismo che andava fermato probabilmente perché in prospettiva potenzialmente pericoloso. Terni rischiava di mettere in piedi un modello occupazionale non controllabile dalla politica e che anzi si spostava verso la libera impresa. Solo supposizioni? Forse. I fatti certificati dai bilanci dicono che dopo 2 anni di avvio, nel 1999, il CMM aveva staccato le ruote da terra. Nel 2000 Raffaelli, con il consenso colpevole del consiglio comunale di allora, sostituisce la Telecom non con un partner tecnologico di pari rango, bensì con una società nata per gestire termovalorizzatori che per quell’occasione cambia nome e capitale sociale. Ma mai si era occupata di audiovisivo o di digitale. E così il tracollo fu inesorabile, segnato da perdite su perdite paradossalmente accompagnate da un esponenziale aumento del personale dipendente.
E’ possibile vendere immobili ristrutturati con fondi strutturali europei a fondo perduto finalizzati ad obiettivi precisi quali la creazione di un nuovo business di impresa e nuovi posti di lavoro? Ci informeremo.
Per il momento conforta il fatto che con ogni probabilità gli immobili ex CMM posti in vendita a più di 14mln di euro non troveranno acquirenti. Ciononostante, anche questa non sarebbe una del tutto buona notizia. Perché come accadde per l’ex convento di Colle dell’Oro – che è ancora da vendere – l’alienazione dell’ex CMM si rivelerebbe un trucco contabile per chiudere in pareggio un bilancio che nella realtà delle cose sarà fortemente sbilanciato dalla parte delle spese”.