Terni, inceneritore, M5S: “Ecco cosa è accaduto. Ora basta, intervenga magistratura”

Ieri è arrivato lo stop temporaneo all’attività dell’inceneritore della società Terni Biomassa attraverso un’ordinanza del sindaco Leopoldo Di Girolamo. Il Movimento 5 Stelle in una conferenza stampa ha illustrato la propria posizione ed ha ricostruito alcune tappe fondamentali che hanno portato al provvedimento di sospensione. Posizioni critiche vengono inoltre da Marco Cecconi e dal Prc.

DE LUCA Il consigliere comunale Thomas De Luca ha spiegato che la vicenda ha avuto inizio il 3 novembre 2015 a seguito della segnalazione di cittadini che avevano notato delle fumate nere fuoriuscire dall’impianto di Maratta. “A nostra volta abbiamo segnalato tutto ad Arpa Umbria e un’ora dopo i tecnici hanno effettuato un sopralluogo. Nei giorni seguenti abbiamo chiesto i verbali dell’ispezione Solo il 16 novembre siamo stati ricevuti e ci sono stati mostrati i risultati del sopralluogo; siamo quindi rimasti in attesa delle indagini” di Arpa e Noe che si sono concluse ad aprile.

A quel punto, ha spiegato ancora De Luca, Noe ed Arpa hanno inviato la documentazione al Comune di Terni il quale ha girato tutto alla Usl Umbria2. E la Usl “chiaramente esprime la necessità di uno stop delle attività dell’impianto”. Successivamente si è quindi arrivata all’ordinanza. “Oggi – ha detto ancora De Luca – vediamo che la Usl2 Umbria afferma che il pericolo non è imminente. Per sussistere un pericolo imminente dovremmo trovare i morti per strada? Un superamento di 4 volte del limite delle diossine è certamente un pericolo imminente”.

Il consigliere comunale ha inoltre ricordato che “nel corso degli anni sono stati presentati molti esposti dai cittadini. Riteniamo che ormai non sia più prorogabile un intervento della magistratura”. Per De Luca “non è più immaginabile che i controlli scattino solo dietro iniziativa dei cittadini e solo quando certi soggetti sono messi in condizione di non poter non sapere. Vogliamo anche sapere se questa attività di controllo sono svolte anche sull’altro inceneritore che è da 140 mila tonnellate (mentre questo da 30 mila)”.

Infine “riteniamo che non sia immaginabile che nella prossima conferenza dei servizi siano rilasciate le autorizzazioni per l’inceneritore. Vanno anzi revocate quelle esistenti”.

LUCIDI Il senatore Stefano Lucidi ha detto: “Adesso la società Terni Biomasse non potrà fare delle prove sul loro impianto a scapito dei cittadini ternani perché siamo essere umani e non topolini bianchi. Quindi le prove, con i loro sensori, le vadano a fare a casa loro. E quando avranno finito noi gli continueremo a dire: no, adesso basta. Ora dovrà invece essere verificato il danno economico e sanitario fatto in questo periodo”.

LIBERATI Il consigliere regionale Andrea Liberati ha denunciato la mancata consegna dei dati ambientali, quindi ha posto l’accento sul ruolo della magistratura che “deve muoversi” e su tutte le altre criticità ambientali di Terni. Liberati ha inoltre ha sostenuto la necessità di “fare un passo avanti da un punto di vista culturale”.

Alla conferenza sono inoltre intervenuti anche i consiglieri comunali Valentina Pocacio e Federico Pasculli.

IL VIDEO DELLA CONFERENZA M5S:

CECCONI Il consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Marco Cecconi, commenta criticamente in un comunicato stampa:

“L’ombra più scura e le responsabilità più gravi che si addensano sulla chiusura dell’inceneritore Printer di Maratta sono tutte politiche. E riguardano, primo, il colpevole negazionismo perpetrato per anni dall’Amministrazione comunale (principale garante della salute pubblica sul territorio). Secondo: il mistero irrisolto sulle risultanze dei controlli che avrebbero dovuto essere effettuati da sempre, prima e a prescindere dalle denunce più o meno recenti di forze politiche e cittadini (e cioè, con quale frequenza arrivavano i rapporti dell’ARPA sul tavolo del sindaco? con quale assiduità il sindaco si preoccupava, comunque, di verificare?). Terzo: i tempi dell’ordinanza di chiusura temporanea, per certi versi alquanto sospetti. Quarto: i nuovi scenari possibili, non meno sospetti, che magari si aprono proprio a seguito dello stop imposto a Terni biomasse.

La diffida della Regione ai gestori dell’impianto, trasmessa ad esito delle indagini dei Carabinieri e della stessa ARPA, porta la data del 3 maggio: il che, fra le altre cose,  significa che quando – esattamente una settimana dopo – su richiesta delle opposizioni di centrodestra, la Marini è venuta a Terni, per confrontarsi con il consiglio comunale proprio sui rifiuti, tra Perugia e Palazzo Spada tutti già sapevano.

Tra Perugia e Palazzo Spada tutti già sapevano che l’impianto sarebbe stato fermato (vedi la successiva ordinanza del sindaco, che adesso fa pure l’ambientalista). E, probabilmente, tutti già sapevano e sanno – pur tacendone completamente al consiglio comunale – che, magari, spento un camino, di tutto ciò che c’è da bruciare dovrà farsene carico l’altro, vale a dire quello dell’ACEA.

In estrema sintesi, tutti (sugli scranni più alti del Comune e della Regione) già sapevano – o senz’altro avrebbero dovuto sapere – quello che i cittadini ternani subivano da troppo tempo in termini di emissioni e scarichi inquinanti. Eppure hanno fatto finta di niente. E tutti già sapevano e sanno come andrà a finire: e ancora una volta hanno provato a tenerlo nascosto. Con la pretesa, adesso, di farci credere di essere i garanti della nostra salute. E, domani, di fronte al “fatto compiuto”, di dover adottare scelte “obbligate”.

La magistratura faccia il proprio corso, individuando anche nella politica le complicità. E i ternani non si limitino a guardare il dito (l’attuale ordinanza di chiusura temporanea): perché la partita vera si gioca sulla luna”.

PRC TERNI Il comunicato del Partito della Rifondazione Comunista di Terni:

La notizia delle gravi irregolarità riscontrate dai carabinieri del Noe e dai tecnici dell’Arpa nell’attività dell’inceneritore Terni Biomassa di Maratta non ci sorprende.

Le 170 tonnellate di materiale bruciate giornalmente contro le 100 autorizzate, le irregolarità riscontrate sull’intero ciclo produttivo: dai rifiuti in ingresso, alla gestione all’interno dell’impianto, al trattamento delle ceneri, agli scarichi nelle acque del fiume Nera, fino alle emissioni nell’atmosfera di diossine e furani con valori quattro volte superiori alle norme, dicono che questi impianti non riescono a funzionare in altro modo che non sia la costante violazione dei limiti e delle leggi.

Per i ternani questa non è che l’ennesima conferma, dopo la negativa e tragica esperienza vissuta, negli scorsi anni, con l’inceneritore ASM di Maratta e le sue gravi vicende giudiziarie.

La cosa ancora più intollerabile, nel caso odierno della Terni Biomassa (ex Printer), è che si tratta di un impianto da poco “revampato” e sostanzialmente ai primi mesi di attività: non si rispettano le regole neanche nella fase di avvio!

Le 19 mila di Euro di sanzione inflitte dalla Regione Umbria alla società ravennate proprietaria dell’impianto, la diffida a risolvere tutte le irregolarità riscontrate, peraltro, con controlli affidati ad un ente come la Provincia di Terni da mesi in fase di dismissione, sono misure largamente insufficienti. Come insufficiente è la delibera di sospensione momentanea dell’attività decisa dal Sindaco di Terni.

Rifondazione Comunista non dimentica che l’inceneritore della Printer, dopo la fallimentare sperimentazione della pirolisi, doveva essere rottamato, riducendo così da tre ad uno gli impianti d’ incenerimento di Maratta. L’amministrazione ternana, nascose le trattative in corso fino a che il Comitato No Inceneritori non portò alla luce la vendita dell’impianto alla Tozzi Holding di Ravenna. Ed oggi i ternani si trovano di nuovo a fare i conti con due inceneritori, anziché solo quello ARIA dell’ACEA.

Come risaputo, queste attività non portano nessun beneficio alla collettività. Per mezzo di decine di camion giornalieri, esse portano a bruciare a Maratta, a pochi chilometri dal centro cittadino, pulper di cartiera (prodotto per il 97% fuori regione), biomasse ed altre limitate categorie di rifiuto, con nessun ritorno economico per l’economia locale ed insignificanti vantaggi occupazionali.

Diversi invece, come visto ancora una volta, i danni all’ambiente ed alla salute dei ternani.

Ma le responsabilità non sono solo locali e di una Regione che anziché scegliere la strada dell’Economia Circolare e della Strategia Rifiuti Zero, tiene ancora aperta l’opzione Combustibili Solidi Secondari (CSS) che, da sempre, è il vero obiettivo degli “inceneritoristi”.

Questi ultimi trovano oggi nuova linfa nella legge “Sblocca Italia” imposta dal Governo Renzi.

Una legge che, attraverso il via libera alla costruzione di nuovi inceneritori in tutto il Paese, rilancia la soluzione dell’incenerimento per il trattamento dei rifiuti, contravvenendo alle direttive europee che vietano di bruciare ogni tipo di materiale recuperabile. Una legge che deregolamenta quanto finora previsto dalle norme, raddoppia la durata delle autorizzazioni ambientali e dichiara “strategici” questi impianti per metterli al riparo dall’opposizione delle popolazioni locali.

Rifondazione Comunista, anche di fronte all’incredibile ed inaccettabile balletto di comunicati contraddittori prodotti dall’USL2, chiede alla Istituzioni locali ed alla Regione Umbria di prendere l’unico provvedimento all’altezza delle aspettative: fermare l’attività di Terni Biomassa e negare ulteriori autorizzazioni a tutti e due gli inceneritori di Maratta”.

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