Terni, intascano acconto per pc ma non forniscono nulla, madre e figlio denunciati per truffa
La prima vittima, il titolare di una società che ha sede nel centro cittadino, ha dichiarato di essere stato contattato varie volte, a partire dalla scorsa primavera, da un giovane che si era presentato come il titolare di una ditta di computer; alla fine, in estate, si era deciso a comprare un pc e con un assegno di 450 euro, aveva versato al giovane l’acconto. Qualche giorno dopo, però, il ragazzo era tornato nel suo ufficio per dire di non aver potuto incassare l’assegno ed aveva ottenuto l’anticipo in contanti, rimanendo d’accordo verbalmente sui termini della consegna e del pagamento del saldo, cioè a un mese dalla data del contratto. Dopo un mese, però, nessun pc, né tantomeno contatti con il ragazzo, né con l’altro nome presente sul biglietto da visita della ditta, una donna che da quanto scritto sul biglietto risultava essere la titolare.
Proprio in quei giorni, parlando casualmente con un’amica, titolare di un’agenzia accanto al suo ufficio, l’uomo viene a sapere che la donna aveva commissionato allo stesso ragazzo la creazione di un sito web per pubblicizzare la sua attività. La donna aveva pagato un acconto di 200 euro, ma il sito non era stato mai realizzato. A quel punto le telefonate si sono fatte più insistenti e in un’occasione l’uomo è riuscito a parlare con la titolare della ditta, la madre del giovane, che gli chiede di aver pazienza. Anche l’altra vittima, dopo numerosi tentativi, riesce a stabilire un contatto con il giovane che le dice di aver avuto problemi di salute, di aver perso il cellulare e di aver avuto impegni di lavoro. La donna allora, si è recata nella zona dove ha sede la ditta ed è venuta a sapere da alcuni vicini che l’attività era chiusa da oltre un anno e che i titolari, madre e figlio, non si erano più fatti vedere da allora.
Entrambe le vittime a quel punto si sono rivolte alla Polizia. Gli agenti, con una rapida indagine, sono risaliti alle due persone che sono state convocate in questura. La donna ha confermato di essere la titolare della società, mentre il figlio collabora con lei nei contatti con la clientela; a causa di alcuni clienti morosi, la società ha avuto gravi problemi finanziari, per questo non è riuscita a soddisfare tutte le richieste. Comunque, si è giustificata di aver comunicato le sue difficoltà alle persone ed aveva detto loro solo di aspettare un po’ e poi avrebbe dato indietro i soldi. D’altronde, ha fatto notare, gli ordini non recano alcuna firma in calce e non c’è nessuna data di scadenza per la consegna.
Giustificazioni che non sono servite a granché: entrambi sono stati denunciati per truffa continuata in concorso. Prima di andarsene hanno detto agli agenti che non pensavano che sarebbero stati querelati, perché erano convinti che certe questioni fossero di natura civile e non penale.