Terni, Italia Nostra: ”Cromo nelle acque, si sapeva da decenni ma report secretati”
Il comunicato di Andrea Liberati di Italia Nostra Terni:
“Lasciano poco spazio alla fantasia le parole pronunciate poche ore fa da Pietro Rinaldi, geologo e direttore della Comunità Montana Valnerina. È stato infatti sostenuto, senza timore di smentita, che l’inquinamento da cromo esavalente delle falde acquifere sottostanti la discarica Thyssen sia quanto mai diffuso e risalente nel tempo, essendosi registrato già qualche decennio fa nel corso di test riservati eseguiti dalle Acciaierie, all’epoca in mano dello Stato, in cerca di pozzi per l’acqua.
Tali rapporti, pur così gravi, sarebbero stati secretati o comunque colpevolmente lasciati da parte, dacché ‘a uso interno’ aziendale: condotte penalmente rilevanti, ma anche scelte tragicamente sbagliate, che paghiamo adesso e che, con ogni probabilità, già a quei tempi erano fondate su oscure complicità, assordanti silenzi e affarismi vari. E’ ora di spezzare questa immonda catena di intrallazzi, salvando l’azienda, ma ripristinando la legalità e il diritto a un ambiente sano!
Qualche mese fa Italia Nostra e WWF chiesero ufficialmente il coinvolgimento di Fintecna, erede giuridico delle attività ILVA, onde individuare le responsabilità pro quota -dello Stato e della Thyssen- rispetto a questo gigantesco disastro ambientale. Appello caduto nel vuoto.
Le parole odierne del direttore della Comunità Montana riconfermano tuttavia non solo la bontà di quelle intuizioni, ma anche la malafede di non pochi amministratori locali e regionali, colpevoli, una generazione dopo, di aver propalato ancora una volta la più grossa menzogna del dopoguerra a Terni, sbandierando la presunta eccellenza ambientale di un’attività i cui dirigenti dovrebbero invece rispondere delle proprie responsabilità, cosa che non accade affatto, come se taluni fossero legibus soluti.
E’ forse un gioco di specchi? Si osservi attentamente quel che accade oggi in sede di vertenza a Roma: da un lato, la completa e inspiegabile omissione della pesante e diffusa contaminazione, fenomeno viceversa foriero di nuova occupazione e di risanamento; dall’altro, l’assoluta subordinazione ai diktat dei tedeschi, in pieno riposizionamento geopolitico. Un caos coerente con la pochezza culturale che, nel corso dei decenni, ha determinato la desertificazione ambientale di Terni in una cornice di generale regressione morale e materiale: un Paese, il nostro, sepolto sotto il peso delle proprie rovinose bugie, delle omertà interessate, della venerazione ossessiva al particulare.
Pertanto, anziché tacere, il sindaco di Terni e il presidente di Regione attivino le procedure per indire con urgenza una Commissione d’Inchiesta su questo scandalo senza fine: fuori tutti i report – commissionati allora e in tempi più recenti – dallo Stato e dalla Thyssen.
Su ambiente e salute sia fatta totale trasparenza – quella full disclosure dal sapore anglosassone, più volte da noi pretesa – o questa città non ripartirà più”.