Terni, mancate votazioni del Consiglio, il caso finisce sul tavolo del Ministero
Lo scorso 31 marzo il Consiglio comunale di Terni si era regolarmente riunito, aveva all’ordine del giorno la votazione di 9 atti. Poco dopo l’inizio però, era stato sospeso e la seduta era stata giudicata non valida senza procedere ad alcuna votazione poiché, secondo il presidente del Consiglio e secondo il segretario comunale, con l’indizione dei comizi elettorali da parte del prefetto (avvenuta due giorni prima), si era entrati nel periodo pre-elettorale nel quale il Consiglio comunale può esprimersi soltanto su atti urgenti ed improrogabili (qui l’articolo). Un’interpretazione della legge che era stata da subito contestata dal Comitato No Cavalcavia Cospea (che era promotore di uno dei 9 atti che erano all’ordine del giorno).
Proprio il Comitato, portando ad esempio l’operato di molte altre Amministrazioni comunali, e fornendo una diversa interpretazione, aveva sostenuto che il periodo pre-elettorale in cui l’attività del Consiglio deve essere limitata, scatta non con la convocazione dei comizi elettorali da parte del prefetto (che in ogni Comune differisce per tempistica) bensì alla pubblicazione del manifesto di convocazione dei comizi elettorali da parte del Sindaco che è fissata al quarantacinquesimo giorno antecedente la data delle elezioni. Sulla base di questo, il Comitato aveva chiesto la convocazione di un Consiglio straordinario per effettuare la votazione dei 9 punti all’ordine del giorno (qui l’articolo).
L’Amministrazione comunale e il Consiglio comunale non avevano risposto alla richiesta del Comitato che a quel punto si è rivolto al prefetto di Terni per sapere se il Consiglio comunale ha correttamente applicato la norma che riguarda l’attività degli organi amministrativi nel periodo elettorale oppure se abbia commesso un clamoroso errore che ha portato ad interrompere con grande anticipo l’attività consiliare facendo saltare all’ultimo minuto la votazione di 9 atti tra cui quello riguardante il cavalcavia di Cospea (qui l’articolo).
Non avendo ricevuto ancora riscontri, questa mattina il presidente del Comitato No Cavalcavia Cospea, Moreno Castellucci, si è recato in prefettura ed è stato ricevuto dal vice prefetto Gambassi. Castellucci riferisce: “Sembrerebbe che la vicenda si stia complicando, tant’è che il Prefetto, per l’importanza dell’argomento sollevato, ha ritenuto di coinvolgere il Ministero che ancora non si è pronunciato”. Il vice Prefetto ha assicurato al Presidente del Comitato che lo informerà dell’esito subito dopo aver ricevuto la risposta da parte del Ministero.
Prosegue Castellucci: “La risposta al quesito, certamente, non passerà inosservata, addirittura potrebbe assumere rilevanza nazionale in quanto, se l’Amministrazione comunale di Terni avesse applicato correttamente la vigente normativa, risulterebbe che tutte le altre Amministrazioni comunali della Repubblica Italiana, nel periodo compreso tra la data di emanazione del decreto prefettizio ed il quarantacinquesimo giorno antecedente la data fissata per le consultazioni elettorali, non avrebbero dovuto deliberare atti non urgenti e non improrogabili”.
“Ciò significherebbe – prosegue il presidente del Comitato – che, se tali atti fossero impugnati, potrebbero essere annullati. Addirittura si ipotizza che potrebbe essere lo stesso Ministero, ormai coinvolto, a disporre, tramite le varie Prefetture, l’annullamento degli atti deliberati per garantire, su tutto il territorio nazionale, l’uniformità procedurale, evitando in tal caso disparità che potrebbero aver leso una parte dei cittadini italiani a causa di una differente applicazione della medesima legge”.
“Diversamente – aggiunge Castellucci – se fossero le altre Amministrazioni ad aver applicato correttamente la legge, sarebbero i cittadini delle Amministrazioni comunali come Terni ad aver subito un danno per la contrazione del periodo di tempo in cui le stesse avrebbero potuto esercitare la loro azione amministrativa”.
Secondo Castellucci “l’Amministrazione comunale di Terni, nonostante fosse stata informata della probabile erronea applicazione della legge sin dal 3 aprile, cioè in tempo utile per ravvedersi, non ha ritenuto di riconvocare il Consiglio comunale per deliberare, entro il 9 aprile compreso, sui punti già inscritti all’o.d.g. della seduta del 31 marzo. I cittadini italiani, in un modo o nell’altro, non possono essere, comunque, penalizzati da tale difforme applicazione della legge”.